Giovanni Minniti, candidato della Lega alle elezioni regionali nel collegio della provincia di Lucca, interviene sulla crisi economica che, acuita dalle scelte sbagliate in merito al contenimento del Covid 19, sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie.
"In questi primi giorni di campagna elettorale - afferma Minniti - ho intensificato i colloqui con associazioni rappresentative di varie categorie produttive, con artigiani, commercianti, imprenditori tutti colpiti da un enorme calo del fatturato e tutti alle prese con l’incertezza per il futuro".
"Governo ed enti locali hanno fatto ben poco per loro avendo adottato, finora, misure assistenziali prive di una visione strategica a lungo termine - spiega Minniti -. La potenza di fuoco di 800 miliardi di Conte si è rivelata un flop non essendo stata in grado di garantire la necessaria liquidità alle imprese penalizzate dal lockdown e anche il decreto di agosto sarà un fuoco di paglia essendo state previste adeguate misure strutturali anticongiunturali in funzione della ripresa e della crescita quali avrebbero potuto essere, ad esempio, il differimento dell’imputazione a bilancio delle quote di ammortamento dei beni strumentali, la cedibilità dei crediti di imposta e le garanzie, da parte dello Stato, sul recupero dell’IVA versata all’Erario sui crediti commerciali insoluti".
"L’Istat ha confermato che siamo in recessione anche se il meno 13% del PIL significa depressione. Di fronte a questa drammatica realtà sono necessarie misure shock di stampo Keynesiano per stimolare gli investimenti ovvero la realizzazione opere infrastrutturali da parte dello Stato e delle Regioni e dare slancio ai consumi riducendo, al tempo stesso, la pressione fiscale ai vari livelli anche di competenza regionale per garantire a imprese e famiglie la necessaria liquidità da immettere nel sistema economico per ridare slancio al PIL. Per attuare queste misure occorre far leva su un fattore determinante in economia: la fiducia. Per il Governo e per la sinistra occorre la “fiducia dei mercati” ovvero la fiducia dei grandi investitori finanziari internazionali che, non producendo nessun bene e nessun servizio, realizzano utili ai danni di altri soggetti che a loro volta subiscono perdite".
"Nessuno - afferma Minniti - si è mai preoccupato della “fiducia delle imprese” che creano beni e servizi, occupazione e benessere e non devono essere tartassate e della “fiducia delle persone” che vivono del proprio lavoro e vogliono spendere il loro danaro in beni e servizi necessari per vivere degnamente. E la fiducia si trasmette se i vari organi di governo a livello centrale e locale saranno capaci di essere più vicini ad imprese e cittadini comprendendo e risolvendo le loro esigenze".
"Finora questo approccio è mancato, e ne stiamo pagando le conseguenze" conclude Minniti.