Sono passati tanti anni e che anni, da quando incontrammo per la prima volta il businessman sirio-armeno Fouzi Hadj. Era, se non andiamo errati, una conferenza stampa, la prima, in cui la nuova proprietà annunciava progetti e programmi. Noi seguivamo la Lucchese per il quotidiano La Nazione ed eravamo pieni di entusiasmo. Con Hadj, il cui italiano non era proprio perfetto, c'erano anche altre figure che, nel tempo, avrebbero acquistato un loro spessore societario. L'ultima volta che, al contrario, abbiamo ricevuto sue notizie, è stato quando ci ha annunciato, l'anno passato, che sarebbe venuto a Lucca per andare con noi a pranzo o a cena nel ristorante in centro città che amava più di tutti. Ci voleva bene e noi gliene volevamo altrettanto anche se c'era stato un momento di forte screzio quando la Lucchese fallì e noi, che gli avevamo creduto fino in fondo anche al bonifico fantasma di 2 milioni di euro in arrivo da Montecarlo, ci sentimmo traditi. Ciònonostante il tempo attutisce le ferite e appiana i rancori. Del resto, come non dimenticare quando, anche se non ci sentivamo da anni, squillò il nostro cellulare e c'era proprio Fouzi Hadj che volle farci le condoglianze per un lutto terribile che ci aveva colpito. Così, quando, qualche ora fa abbiamo letto del suo arresto in Ucraina, a Kiev, per il crac della Lucchese e per la condanna di oltre quattro anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, non abbiamo gioito. Assolutamente. Non rinneghiamo l'amicizia che abbiamo avuto per lui e per quel poco o per quel tanto che abbiamo potuto sapere e vedere, i soldi, nella Lucchese, ci li ha messi davvero e anche tanti. Puliti? Sporchi? In ogni cosa soldi erano e avevano un valore e Fouzi Hadj scelse di metterli nella squadra di calcio della nostra città.
Più volte ci aveva inviato dei messaggi durante i bombardamenti che avevano preso di mira la capitale Kiev dove viveva. Nessuna paura, però, piuttosto una sorta di rassegnazione. E noi che continuavamo a domandargli come stesse, come vivesse la guerra e se pensava di tornare a queste latitudini. Lui rispondeva che sarebbe tornato presto, molto più presto di quanto non potessimo immaginare. Invece non è mai tornato di spontanea volontà e non è da escludere che rientri sì a Genova, ma in manette e per scontare una pena detentiva. Quella, intanto, per il crac rossonero e la condanna definitiva è di quattro anni, tre mesi e 19 giorni. Hadj è stato arrestato dopo un anno di latitanza. Comunque sia noi lo salutiamo e gli facciamo gli auguri affinché affronti al meglio ciò che lo attende.