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Scritto da Valter Nieri
Amore e Vita
26 Ottobre 2022

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Nella storia di Amore e Vita Giuseppe Calcaterra occupa uno dei primi posti nella graduatoria di merito nelle gare in linea ed è noto per il suo ottimo stato mentale in grado di sfruttare al meglio il suo potenziale al momento giusto. Con l'ex ciclista cuggionese, oggi 57enne, abbiamo fatto un riepilogo della sua lunga carriera professionistica iniziata nel 1985 con l'Atala in coppia con Gianni Bugno e terminata nel 2001 con la Saeco.

Diciassette anni gloriosi, tanti come capitano ma anche caratterizzati dagli ultimi sette da gregario di lusso di Mario Cipollini. Le sue squadre: Atala, Chateaux d'Ax, Amore e Vita, Mercatone Uno e Saeco. Non è facile durare così a lungo nel professionismo e disputare come ha fatto lui 12 Giri d'Italia, tutti portati a termine; 5 Tour de France, due portati a termine e 5 Vuelta, tre concluse.

Un passista veloce in grado di tenere alta l'andatura per molti chilometri, ma anche un eccellente velocista che arrivava con i primi negli sprint affollati. Dopo un 1987 trionfale culminato con i successi alla Nizza-Alassio, una tappa alla Settimana Siciliana, un onorevole quinto posto alla Milano-Sanremo e soprattutto la vittoria nella 18.a tappa del Giro d'Italia a Trescore Balneario attraversò un periodo buio dove i risultati non venivano più con la stessa frequenza.

"Accusai problemi fisici - dice l'ex ciclista - nei miei profili analitici presentavo sempre delle alterazioni nelle transaminasi che non mi facevano rendere come avrei dovuto, tanto che avevo fatto un pensiero anche al ritiro dall'attività."

Ed invece cosa successe?

"Trovai Ivano Fanini che mi dette fiducia e con Amore e Vita Galatron tornai ad essere vincente. È incredibile quanto Fanini riesca a dare motivazioni ai suoi corridori: trasmette a tutti la sua grinta e li ha sempre considerati come suoi fratelli minori. Con Amore e Vita trovai una famiglia e nel D.S. Giorgio Vannucci un padre che guidava i suoi figli, facendoli crescere in maniera sana e rimproverandoli al momento giusto".

Era il 1992 quando passò a correre per Amore e Vita in un triennio di rivalsa. Il suo rendimento accelerò gradatamente da gran lottatore, quello che resisteva alle più svariate condizioni atmosferiche, tornando un capo saldo delle sue massime aspirazioni e soprattutto riuscì a non deludere mai il suo patron.

LE SUE IMPRESE CON AMORE E VITA ALLA VUELTA DI SPAGNA 1994

Ancora una volta, in questo caso descrivendo la carriera di Calcaterra, vengono alla luce le qualità uniche del più grande dirigente sportivo nella storia dello sport lucchese ed uno fra i più grandi motivatori del ciclismo nazionale che è Ivano Fanini. Il segreto per ottenere così tanti successi nel professionismo sta nella sua sapiente pianificazione e gestione dei progetti, negli aspetti organizzativi e giuridici. Perché Amore e Vita, ideali che trasmette costantemente anche nella sua vita di tutti i giorni, è stato ed è soltanto lui. Ne è proprietario, presidente e manager, anche se negli ultimi anni ha avuto la collaborazione di suo figlio Cristian.

Nel biennio 1993-94 Calcaterra tornò ad esprimersi ai suoi massimi livelli ed il ciclismo lucchese, grazie alle sue imprese, tornò ad occupare le prime pagine dei giornali. Pagine che nessun'altra squadra a Lucca ha più occupato. Dopo aver vinto i mondiali della pista con Golinelli, Risi e Brugna, che replicherà nel 95 con l'attuale c.t. azzurro Marco Villa nell'Americana e diverse tappe al Giro d'Italia, per la gioia irrefrenabile degli sportivi lucchesi, Fanini con Calcaterra aveva un altro sogno nel cassetto: riuscire a vincere almeno una tappa alla Vuelta di Spagna anche se la concorrenza era di primo livello avendo a che fare con le più forti squadre del mondo.

Addirittura per Amore e Vita quell'edizione si rivelò trionfale. Vinse la 14.a tappa allo sprint con il suo velocista principe Alessio Di Basco che trionfò da Santo Domingo de la Calzada a Santander e replicò con Giuseppe Calcaterra nella 17.a tappa Avila-Avila nell'edizione dominata dallo svizzero Tony Rominger, maglia oro di leader della classifica tenuta dalla prima all'ultima tappa.

Amore e Vita, lottando contro i grandi squadroni, riuscì a portare a casa con Alessio Di Basco anche la maglia arancione che contraddistingueva il leader della classifica sprint intermedi (oggi abolita). Le altre maglie andarono al francese della Festina Lotus Luc Leblanc (maglia verde della classifica scalatori) ed al francese Laurent Jalabert della Once (maglia azzurra della classifica a punti). Il Team Fanini così dopo aver vinto la maglia bianca della classifica giovani al Giro d'Italia 1988 con Stefano Tomasini si aggiudicava anche la classifica finale degli sprint intermedi alla Vuelta con Alessio Di Basco. Due maglie rimaste nella storia professionistica del Team lucchese.

NEL '93 IL DOMINIO AL GIRO DI PUGLIA

Un triennio per Calcaterra rigenerante quello del '92-'94 con i colori di Amore e Vita. Era tornato ad essere il corridore dei primi anni di professionismo. Sapeva però difendersi anche nelle tappe di salita non troppo lunghe per poi farsi trovare pronto a reagire nelle fughe in pianura. Così si presentò in splendida forma al Giro di Puglia 1993, vincendo il 21 giugno la seconda tappa da Canosa ad Alberona e trionfando dopo 5 tappe anche nella classifica finale a Martina Franca.

Ivano Fanini avrebbe poi replicato a questo successo 5 anni dopo con i colori di Amore e Vita-Forzarcore imponendosi con lo svedese Glenn Magnusson nella quarta tappa Porto Cesareo-Martina Franca e nella classifica finale. Un 93 chiuso alla grande per il ciclista di Cuggiono, frazione alle porte di Milano conosciuta per lui e per il Museo Civico, che culminò per lui con il successo al Giro dell'Appennino grazie ad un assolo strepitoso in una corsa dura nella quale affrontò i valichi alpini con il ritmo degli scalatori trionfando sul traguardo di Pontedecimo. Al secondo posto con un distacco di 34" si classificò Valerio Tebaldi della Gatorade, terzo a 51" giunse Diego Trepina della ZG-Bottecchia. Fra i battuti Chiappucci, Faresin e Cassani.

DA CAPITANO A GREGARIO DI MARIO CIPOLLINI

Da capitano di Amore e Vita a gregario di Re Leone Mario Cipollini, che lo volle nelle sue squadre per alimentare il treno nelle sue spettacolari volate. Nel 95 passò al Mercatone Uno e dal 96 fino alla sua ultima stagione del 2001 alla Saeco.

"Volevo, a quel punto della mia carriera-dice l'atleta lombardo, scaricarmi della responsabilità. Essere leader è gratificante ma allo stesso tempo stressante perché devi sempre inseguire il successo per essere riconfermato. Non mi sentivo più in grado di vincere e quindi scelsi di lavorare per il più grande velocista di tutti i tempi. Le mie vittorie erano quelle di Mario. Ero felice di contribuire ai suoi successi e mi fa un enorme piacere essere stato invitato nella celebrazione del ventennale di Zolder alla sua festa recentemente in Valpolicella al "Farina Wine", assieme a Gian Matteo Fagnini. Nelle conclusioni in volata noi gregari tiravamo per lui nel famoso treno ed a 60 all'ora partiva lui andando spesso a segno. Non ho rimpianti. Ho vinto 9 corse ed ho resistito 17 anni nel professionismo. Di più non potevo chiedere alle mie possibilità."

Oggi Calcaterra è titolare di un autolavaggio di auto a Pogliano di Milano. È felicemente sposato, ha due figli: Rebecca di 23 anni e Luca di 18 anni ai quali ha sconsigliato di correre.

"I tempi sono cambiati - conclude - ed oggi c'è molto pericolo nelle strade. Ci vorrebbero più impianti sportivi per invogliare giovani ciclisti a correre. Oggi è tutto più difficile. Anche il ciclismo è inevitabilmente in crisi. Molto spesso non si seguono le regole di comportamento da parte degli automobilisti. Io che non ho mai litigato quando correvo, ho dovuto subire recentemente l'ira di un automobilista in pieno torto. Ai miei tempi per il ciclista c'era molto più rispetto in un mondo che trascorreva più sereno".

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