L'attuale D.S. dell'Astana Qazaqstan Team Giuseppe Martinelli ed il patron di Amore e Vita Ivano Fanini, continuano, come foglie che mulinano il vento, a mantenere una sincera amicizia che sfocia spesso nelle loro conversazioni telefoniche muovendosi a vortice di quei ricordi indelebili nella loro mente, anche fatti di semplici curiosità non rilevanti nelle loro carriere ciclistiche ma rimasti anch'oggi come felici momenti perché avvenuti nelle loro età giovanili. Giuseppe Martinelli, oggi 69 anni, è ritenuto a fatti uno dei migliori direttori sportivi del mondo dopo una impareggiabile storia che lo ha visto portare al successo nelle corse più prestigiose campioni come Marco Pantani (Giro e Tour), Gipo Simoni (Giro d'Italia 2003 con la Saeco), Stefano Garzelli (Giro d'Italia 2000 con la Mercatone Uno), Vincenzo Nibali (2 Giri d'Italia, 1 Tour de France, 1 Giro di Lombardia e 1 campionato italiano in maglia Astana), Damiano Cunego (Giro d'Italia 2004 in maglia Saeco), Fabio Aru (Vuelta di Spagna 2015 in maglia Saeco). Questi sono soltanto alcuni dei successi di Martinelli come dirigente sportivo delle centinaia ottenuti in una carriera che gli ha dato enormi soddisfazioni e conseguiti con corridori diversi ai quali è sempre riuscito a contribuire infondendo loro lo spirito di squadra, uno dei suoi ingredienti principali ed uno strumento importante per costruire un Team volto al raggiungimento dei principali traguardi. Ha guidato squadre e tutt'ora lo fa all'Astana, riuscendo con la coesione a far rimanere unito il gruppo per raggiungere il traguardo prefisso, affrontando con quella calma e compostezza che lo contraddistinguono gli eventi favorevoli ma anche i problemi di squadra e le incomprensioni che a volte possono incidere negativamente nel lavoro di gruppo.
QUELLE 500 MILA LIRE DI PREMIO CHE MARTINELLI RICEVETTE DA FANINI
Tornando indietro di decenni Martinelli prima di diventare quello che è oggi un titolato dirigente World Tour è stato anche un buon corridore. Raggiunse l'apice della sua carriera da dilettante con la medaglia di argento ai Giochi Olimpici di Montreal 1976 nella gara in linea prima di passare professionista sotto la direzione di Primo Franchini nel 1977 alla Jolly Ceramica di Marino Fontana.
"Entrai nel mondo professionistico venendo indicato come un campioncino-dice l'attuale D.S. dell'Astana- ma la mia carriera pur dandomi diverse soddisfazioni come le tre vittorie di Tappa al Giro d'Italia e quella alla Vuelta di Spagna, non mantenne fede alle attese. Inutile trovare scuse: correvo nell'epoca di Roger De Vlaeminck, Bernard Hinault, Francesco Moser e tanti altri campioni che erano più forti di me. Sono stato professionista dal 77 all'85 ma mulinavo già altre prospettive nel ciclismo."
Ci racconti...
"Primo Franchini, che già mi aveva insegnato molto, mi vedeva portato sull'ammiraglia. Io stesso, dopo questo incitamento, coltivavo già l'idea di dirigere una squadra ed affiancai proprio il mio maestro alla Ecoflam subito dopo aver attaccato la bicicletta al chiodo. Due anni dopo alla corte di Davide Boifava entrai a dirigere la Carrera che in quegli anni era fra le squadre più forti del mondo e la mia carriera si è protratta fino ad oggi raccogliendo quel massimo di soddisfazioni che mi mancarono da ciclista e nello stesso tempo stavo seguendo Marco Pantani, l'astro nascente del ciclismo italiano per poi farlo passare professionista."
Ci dica qualche aneddoto su Ivano Fanini che conosce da otre quaranta anni.
"E' sempre stato un dirigente preparato a fronteggiare le dinamiche organizzative. Un grande catalizzatore perchè riusciva a fare sempre da regista nei momenti del dopo corsa coinvolgendo nelle interviste e nelle fotografie protagonisti ed anche coloro che avevano a che fare con questi. Ma soprattutto un dirigente sincero e leale. Con lui avevo un rapporto fondato sui valori del ciclismo. Le racconto questa: nel 1979 correvo per la San Giacomo capitanata da Fausto Bertoglio e diretta da Carlino Menicagli e Primo Franchini con le biciclette Fanini-Alan. Avevo appena 23 anni ed ero passato professionista da poco. Anche Fanini era giovane perchè fra me e lui ci sono soltanto quattro anni di differenza ma all'età di 27 anni lui aveva già acquisito una grande esperienza a livello manageriale, cosa rara nel ciclismo di oggi. Alla vigilia di un semplice circuito di Cecina mi disse: se vinci la corsa ti do un premio di 500 mila lire. Vinsi la corsa e lui mantenne la promessa. Per un atleta sempre giovane come ero, ricevere una cifra allora considerevole era una iniezione di fiducia. Da allora ho sempre mantenuto un'amicizia sincera con lui che ha dato tanto al ciclismo portando a correre in Italia una miriade di stranieri alcuni dei quali hanno fatto la fortuna della loro nazione con grandi risultati."
PRIMA DI FONDARE IL PROFESSIONISMO A LUCCA FANINI SPONSORIZZAVA ALTRE SQUADRE
La passione per il ciclismo di Fanini ha pochi eguali nel mondo. Fondò la prima squadra professionistica lucchese nel 1984: Fanini-Wuhrer. Ha mantenuto il professionismo fino al 2021 per 37 ininterrotti anni e per diverse stagioni riuscì a far correre due squadre professionistiche con sede nel capannorese ma con sponsor diversi: unico dirigente al mondo a fare cose del genere. Non squadroni perchè lui non mirava a vincere le corse più importanti su strada, ma a valorizzare e lanciare i giovani. Ha vinto ciò nonostante con i suoi atleti 12 titoli mondiali, prevalentemente su pista ed una settantina di titoli nazionali su strada con i tanti stranieri che aveva tesserato. Non meraviglia lo stupore di quel premio dato a Martinelli. Nel 79 entrò come sponsor fornendo le biciclette Fanini-Alan alla San Giacomo dell'allora presidente Silvio Di Nardo, oggi grande imprenditore nella gestione di catene alberghiere. Fanini riavvolge il nastro di una vita passata nel ciclismo e prima di diventare presidente delle sue squadre professionistiche come abbiamo visto aveva già accumulato tanta esperienza come sponsor. L'imprenditore capannorese recentemente in occasione del bicentenario del Comune di Capannori ha ricevuto dagli stessi amministratori l'onorificenza di Ambasciatore per aver portato attraverso il ciclismo il nome del comune in giro per il mondo. Anche il ciclismo lucchese, oggi ristretto a poche società giovanili, deve molto a lui che, oltre a gestire le sue squadre, faceva da sponsor a diverse società come Coppi Lunata, Montecarlo, G.S. Porcari, Bozzano, Unione Ciclistica Lucchese ed altre ancora a livello nazionale.
MARTINELLI: "NELLA PROSSIMA STAGIONE VEDREMO UNA ASTANA RINFORZATA PER TORNARE A GRANDI LIVELLI"
Tornando a Giuseppe Martinelli gli chiediamo come mai l'Astana del General Manager Aleksandr Vinokurov ha un po' deluso nei risultati in questa ultima stagione con il 32.enne capitano Alexey Lutsenko che non ha reso secondo le aspettative e si è dovuto ritirare al Tour de France perchè non stava bene lasciando alla Gran Boucle a percorrere il cammino soltanto i compagni di squadra Cavendish, Ballerini, Bol e Tejada. Dallo stesso velocista britannico forse l'acuto più importante della sua squadra quando è riuscito a vincere in volata la sua 35.a tappa nella storia con il Tour superando il record precedente nelle vittorie di tappa che deteneva Eddy Merckx. Anche Cavendish con i suoi 39 anni ha forse sparato le ultime cartucce della sua splendida carriera. La squadra non andrebbe ringiovanita?
"In effetti al Tour abbiamo fatto poco. Abbiamo una squadra che rispecchia le nostre possibilità di investimento. Il budget ristretto non consentiva di poter ingaggiare corridori più forti. Ora però sembra che le intenzioni societarie siano di rinforzare l'organico. Il primo passo è già stato fatto con l'ingaggio di Alberto Bettiol e Diego Ulissi poi vedremo. Se io resterò il prossimo anno? Non lo so. Dovremo metterci al tavolino e ragionare se ci saranno i presupposti. Alla mia età potrei anche chiudere qui la carriera".
Come mai il ciclismo italiano non riesce più a ritornare nelle gare in linea ai livelli di un tempo?
"Ci sono dei periodi storici di stasi come quello che il ciclismo italiano sta attraversando. La globalizzazione nello sport in generale ha cambiato un po' le tendenze tradizionali. È cambiata anche la struttura economica sociale. Però devo dire che all'orizzonte vedo una buona mandata che darà un impulso al ciclismo italiano. Le attuali categorie di allievi e juniores stanno tirando fuori dei campioncini, fra tutti Lorenzo Finn. Nel giro di qualche anno il ciclismo italiano tornerà a ruggire. Se mai mi preoccupo, visto che ho girato il mondo, delle strutture sportive fatiscenti e cadute in rovina nel nostro paese. Rispetto a tante altre nazioni siamo indietro ed abbiamo più urgentemente di tutti bisogno di mettere in sicurezza i nostri impianti e realizzarne di nuovi. Il Velodromo proposto da Fanini? Magari: ce ne sarebbe veramente bisogno, ma i soldi chi li tira fuori?