Su tanti praticanti l'attività sportiva sono pochi coloro che riescono a diventare campioni. Nel ciclismo uno come Tadej Pogacar nasce ogni cinquanta anni. Fuoriclasse si nasce ma non si diventa se non si ha un dna di classe naturale come lui. Però la pratica sportiva per i giovani è utile ad aprire loro la mente in una collocazione futura per un inquadramento al lavoro che sceglieranno di intraprendere. Specialmente il ciclismo, uno sport utile anche senza diventare campioni o guadagnare stipendi esorbitanti e gonfiarsi il portafoglio, uno sport fatto di stenti e di rinunce, di grandi sofferenze per la fatica di pedalare a lungo ed in ogni condizione atmosferica per arrivare al traguardo, così come in ogni attività lavorativa coloro che saranno abituati all' impegno avranno sicuramente più successo e continuità. Questa introduzione è per arrivare al messicano Uri Martins Sandoval, un forte passista scalatore che ha vissuto per anni a Lucca quando correva professionista per Amore e Vita, per l' esattezza dal 2012 al 2017, distinguendosi per determinazione come un gregario di lusso ed importante per i successi di Mattia Gavazzi, ma anche di Marco Zamparella, Pierpaolo Ficara e Danilo Celano, i quali senza il suo lavoro quando faceva il timone del gruppo tirando senza risparmiarsi, probabilmente a volte non sarebbero arrivati al successo.
"Il ciclismo-dice l'ex corridore messicano-e specialmente con le esperienze che mi sono state trasmesse da patron Ivano Fanini e suo figlio Cristian, mi ha insegnato cosa vuol dire la determinazione e il senso di responsabilità, ma anche impegno, generosità, altruismo e rispetto. Tutti valori che mi hanno consentito un inquadramento nel lavoro che oggi svolgo in qualità di responsabile e addetto alla logistica nella Grand Tour Project di proprietà dell' investitore Keith Tuffley con sede in Svizzera a Villars Sur Ollon."
LA SUA CARRIERA PROFESSIONISTICA E L'APPRODO AD AMORE E VITA
L' oggi trentaquattrenne amministratore delegato ci tiene a sottolineare la sua storia. "Fui lanciato dalla squadra del mio paese di origine, la San Marco, alla Vuelta a Chihuahua all'età di 18 anni. Ero il più giovane fra tutti i partecipanti. Sono riuscito a portarla a termine e quello fu già per me un bel risultato. Il mio inizio di carriera giovanile invece fu un trionfo. A 14 anni ero già inserito nella nazionale messicana. A 16 anni da allievo vinsi il mio primo titolo nazionale su strada . A quei tempi si correvano diverse gare di Coppa Federazione e nel 2007 raggiunsi il punteggio necessario per partecipare ai campionati mondiali juniores che si svolsero in Messico e che videro vincitore Diego Ulissi. In quell'anno disputai i mondiali anche su pista ma in entrambe le occasioni non ottenni risultati di rilievo, anzi: su strada caddi e mi dovetti ritirare."
LA SUA STAGIONE MIGLIORE IL 2011
Come decollò la sua carriera?
"Entravo sempre più nel clima delle gare ciclistiche. La mia aspirazione era arrivare a correre per una squadra europea . L'occasione mi arrivò e non me la feci scappare nel 2011 dopo aver vinto il campionato nazionale a cronometro individuale all' età di 21 anni che fu sommato a diverse vittorie ottenute nelle gare di Coppa di Federazione. Successi che entrarono nell' occhio al mio connazionale ed amico Bernardo Colex, ex ciclista di Amore e Vita che aveva negli anni mantenuto contatti con Ivano e Cristian Fanini. Ai campionati panamericani conobbi personalmente Cristian che dopo poco tempo mi ingaggiò per Amore e Vita facendomi esordire nel professionismo nel mese di aprile alla Vuelta Mexico. Nel 2013 arrivò la mia prima vittoria nel Città del Messico. Giunsi da solo a braccia alzate sul traguardo imponendomi anche nella classifica generale. Ritornai a quella competizione due anni dopo e fui di aiuto al successo di tappa del mio capitano Mattia Gavazzi. Le sensazioni che provai dopo aver vinto nel 2013? Indescrivibili. La sofferenza tutto ad un tratto si trasformò in gioia, quella aver vinto una sfida con me stesso, con le mie paure, con le mie incertezze. Aver condiviso il successo correndo per una squadra italiana era il massimo delle mie aspirazioni."
Un successo però rimasto isolato...
" L' evoluzione della velocità media e la maggiore lunghezza delle corse mi hanno spesso messo in difficoltà. Venivo apprezzato per il lavoro che facevo in gruppo contribuendo ai successi di Gavazzi, Zamparella, Ficara e Celano. Nel 2016 giunsi sul terzo gradino del podio ai campionati messicani e al termine della stagione 2017, nonostante le pressioni che avevo da Fanini di correre ancora, decisi di chiudere la mia carriera a soli 27 anni."
IL TRASFERIMENTO SULLE ALPI SVIZZERE E I RINGRAZIAMENTI A FANINI
Assieme alla sua ragazza di allora Uri Martins si trasferì a vivere sulle Alpi svizzere e più precisamente a Villars Sur Ollon. Studiava che professione intraprendere ma lo faceva senza mai trascurare la sua forma fisica e praticando gli sport sulla neve. Si divertiva con le ciaspole, sullo snowboard e sugli sci, rilassandosi anche ogni tanto nel tepore di un centro benessere.
"Lasciai l'Italia ed il distacco da Ivano e Cristian Fanini fu di forti emozioni. Ero felice di quello che avevo imparato da loro: Cristian è una persona amorevole, competente di ciclismo e di buone maniere. Ivano è un trascinatore. Viveva la corsa più di noi che la correvamo. Ho imparato tanto da lui e tutt' oggi mi ritrovo preziosi i suoi insegnamenti. Ivano e Cristian facevano una coppia che ha dato molto al ciclismo dei miei tempi. Era però giunto per me il momento di dire basta per rincorrere una nuova opportunità pensando al futuro. Ero felice di andare a vivere in Svizzera, un paese da sempre molto evoluto e dalla buona economia, ma anche triste per dire addio alle persone che avevo visto quasi tutti i giorni e per diversi anni della mia vita. Dissi a Ivano che avevo il desiderio, e tutt' oggi questo lo coltivo, di dare una mano al ciclismo messicano ed ai suoi giovani magari arrivando a ricoprire una carica importante nel comitato olimpico. Lo stesso per i giovani del paese dove sono nato di Cuernavaca Morelos. Se per fare questo mi servisse entrare nell' ambasciata messicana o di candidarmi in politica lo farei subito."
LA SUA NUOVA PROFESSIONE COME GENERAL MANAGER DEL GRAND TOURS PROJECT
Uri si trasferisce quindi ad abitare nella città Villars Sur Ollon. Una scelta coraggiosa nel passare da un paese all'altro senza certezze alla ricerca di un nuovo lavoro.
"Una vicina di casa mi presentò a Keith Tuffley, titolare della Grand Tour Project, Tour Operator. Mi prese in prova con un contratto di tre mesi e poi sono riuscito a farmi assumere in maniera permanente. Oggi dirigo l'azienda di Tour Operator e studio itinerari turistici. Mi occupo della logistica , di creare e vendere pacchetti turistici personalizzati e realizzati su misura per il cliente al quale viene risparmiato lo stress di organizzarsi il viaggio perchè pensiamo a tutto noi. Per meritarmi questo incarico mi è stata utile l'esperienza ciclistica degli anni trascorsi alla corte di Fanini che sono stati indimenticabili e preziosi nella mia vita. Il primo viaggio che organizzai fu nel 2018 a capo di una delegazione che portò una ventina di turisti ad Israele da dove partì il Giro d'Italia con una permanenza di tre giorni. Da due anni mi sono trasferito ad abitare a Lutry nel cantone di Vaud di lingua francese. Un posto molto bello: da casa mia vedo il lago di Leman. Sono a cinque minuti di macchina da Losanna e ad un ora da Ginevra. Convivo con la mia fidanzata Anastasia che è di origine russa e trapiantata in Svizzera da 14 anni. E' con lei che nel giro di qualche anno voglio mettere su famiglia e continuare a vivere in questo splendido paese. Parlo diverse lingue: inglese, francese, spagnolo, italiano e portoghese . Quindi anche con i nostri clienti non mi trovo in difficoltà nel capire quali siano le loro esigenze. Però ripeto: il mio sogno è aiutare i ragazzi del mio paese a farli venire in Europa per fare sport e ciclismo in particolare. La mia esperienza vissuta a Capannori e Lucca la voglio trasmettere a loro."