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Scritto da valter nieri
Amore e Vita
05 Settembre 2023

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La storia di Yuri Metlushenko, uno fra i velocisti più forti, vincenti e longevi del ciclismo internazionale nel quadriennio 2008-2011, porta la firma di Fanini. Fu infatti il patron lucchese a rigenerarlo ed a dargli fiducia dopo che si stava avviando verso il tramonto. Uno fra i più forti ciclisti ucraini di sempre, colui che contribuì a far amare il ciclismo in una terra che purtroppo sta vivendo da tanti anni i momenti drammatici della guerra, fu professionista dal 2002 al 2017. Una carriera lunga e ricca di successi ma che ha avuto anche un periodo critico tanto che non riusciva a ritrovare i suoi punti di forza e a capire quali risorse doveva riattivare o recuperare. Quando ebbe un mezzo pensiero al ritiro si affidò a Ivano Fanini come ultima chance. Mai per lui scelta era stata migliore perchè dal 2008 tornò ad essere il velocista principe di una squadra e quella squadra fu proprio Amore e Vita. La sua fortuna fu anche di trovare un team manager come Cristian Fanini che gli dette tutto ciò che gli serviva cambiando l'inerzia della sua carriera. Nel suo più prolifico quadriennio vinse 17 corse per la gioia dei suoi numerosi tifosi sparsi in tutto il mondo pieni di gadget di Amore e Vita, la squadra che invita anche alla pace e che ha trasmesso un messaggio nel ciclismo mondiale di maggior durata nel professionismo. L'oggi quarantesettenne velocista ricorda con grande soddisfazione quegli anni di impegni e sacrifici che gli consentirono di realizzare il suo sogno che aveva fin da bambino che era sempre stato quello di utilizzare la bicicletta per professione. Era sempre stato correlato di forti motivazioni, studiava se stesso ed i percorsi cercando sempre nuove emozioni come soltanto il ciclismo riusciva a trasmettergli, anche a costo di sottoporsi a duri carichi di lavoro, essenziali per conoscere le sue potenzialità.

PASSO' PROFESSIONISTA CON LOCATELLI E VINSE IL G.P. COSTA DEGLI ETRUSCHI

Soltanto nel 2002 "The Best", questo il soprannome affibbiato a Metlushenko, scopre le sue qualità atletiche tirate fuori grazie al D.S. bergamasco Olivano Locatelli, che lo identifica come velocista facendolo passare professionista con la squadra belga Landbouwkrediet-Colnago. Non ci volle molto a Locatelli per studiarne la genetica. Gli fece perdere peso ed acquisire convinzione nei propri mezzi sottoponendolo a test di potenza fino ad un massimo di 1920 watt. Locatelli era già un d.s. navigato e di esperienza iniziata a maturare con la Remac-Fanini nel biennio 1987-88. Di mezzo c'è sempre il Team Fanini: lanciò Locatelli, colui che a sua volta dette il via ai successi di tanti campioni.

"In Ucraina-dice Metlushenko-le corse erano improntate soprattutto sulle cronometro individuali e a squadre. Non c'era quella cultura che viceversa riscontrai venendo a correre in Italia. Dedicarsi allo sprint era sempre stato il mio più grande divertimento ma le corse nel mio paese erano poche e non qualificanti. Mi restava la soddisfazione di far parte della nazionale Università dello Sport di Kiev (1994-1999), della nazionale juniores e militare. Prima ancora da allievo a 15 anni vinsi i campionati nazionali nella crono individuale, cronosquadre ed in linea. Infine feci poker con il criterium. Tutti successi che però non mi facevano capire le mie caratteristiche. Nel 2002 finalmente la mia svolta alla corte di Locatelli vincendo subito il G.P. Costa degli Etruschi a Donoratico che bissai due anni dopo superando allo sprint Andrus Aug, Crescenzo D'Amore ed Elio Aggiano. Qui avevo veramente intuito che potevo competere con ciclisti molto forti in una classica 1.1. Presi confidenza con la strada ed i successi si moltiplicarono, fino a chiudere la carriera professionistica con 60 vittorie.

LA CRISI E LA SVOLTA CON FANINI

Metlushenko ad un certo punto della carriera non riesce più a vincere. Perde la forza interiore, quella che con entusiasmo lo avvicinava alle corse e l'atmosfera per lui si fa elettrizzante e tesa. Non riesce nemmeno a riscuotere più la fiducia delle varie squadre di appartenenza ed arriva al punto di pensare al ritiro fino a quando nel 2008 gli si accende di nuovo ed inaspettatamente la lampadina in testa, ritrovando motivazioni e ponendosi nuovi obiettivi. Viene ingaggiato da Amore e Vita-Mc Donald'S e ritorna alla vittoria.

"Amore e Vita Fanini è stato per me l'ambiente giusto per ripartire con ritrovata fiducia. Ivano Fanini e suo figlio Cristian mi facevano sentire importante: sapere che alcune persone contavano molto su di me e sulle mie prestazioni infondendomi quella fiducia che non avvertivo più da nessuna parte è stato fondamentale. Nel 2008 vinsi subito con la mia nuova squadra, rompendo un digiuno che durava da tre anni. Mi imposi nella Lancaster Classic in Pensilvania, regione dello stato di Philadelphia, superando corridori World Tour . Avvertivo dentro di me che questa corsa sarebbe stata la svolta della mia carriera. Alla vigilia dissi ai Fanini: non vi preoccupate, domani vinco io. Mi sentivo motivato e nonostante che corsi con una bici di riserva, in quanto la principale rimase in aereo, trovai un ottimo equilibrio. Stavo bene e la mia muscolatura tornò miracolosamente ad essere esplosiva erogando la massima potenza nei cento metri finali dove uscivo allo sprint dando il meglio di me stesso. Vinsi fra l'incredulità degli stessi Fanini. Ero felice di questa opportunità che mi era stata concessa da patron Fanini, un uomo che rappresenta molto nel ciclismo internazionale ed anche suo figlio Cristian mi fu molto di aiuto per questa che ritengo sia stata una impresa."

Nel 2008 il velocista ucraino si impose anche in Canada nella 1.a tappa del Tour de Beauce. Nel 2009 vinse sette corse tra cui la 1.a tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali, la 1.a tappa del Tour of Qinghai Lake in Cina, gara 2 HC dell'Uci Asia Tour. Poi ancora il suo sprint continuò ad essere micidiale nella 1.a tappa di Hainan, nello Stage Univest Grand Prix (TTT)  e vinse anche il prologo Szlakiem Grod ow Piatowskich.

"Eravamo un gruppo fantastico-prosegue nel racconto l'ex velocista ucraino-diretto nel mio quadriennio faninista da Pierino Gavazzi, Maurizio Giorgini e Roberto Gaggioli. Negli sprint mi tiravano la volata i miei connazionali Sergio Grechyn, Volodymyr Bileka e Volodymyr Starchyk, ma anche il russo Vladimir Kogut e il tedesco Philip Mamos. Il Team Fanini ha sempre avuto in squadra corridori di diverse nazionalità che a lui si affidavano per riuscire a mettersi in evidenza nel panorama ciclistico. Il meccanico di fiducia polacco era Roger Pometlo. In quattro anni, dal 2008 al 2011, ho vinto 17 corse che mi resero popolare anche in Cina. Al Tour of Qinghai nel 2013, quando correvo per la squadra turca TRK su nove tappe ne vinsi cinque e nelle altre arrivai due volte secondo e due volte terzo, vincendo anche la classifica finale. Con Fanini ebbi anche tanti premi subordinati ai risultati ed anche questo ha inciso nelle mie continue motivazioni. Grazie a lui tornai nel giro della nazionale portando a termine i campionati mondiali su strada nel 2010 di Melbourne e Geelony in Australia e di Copenaghen nel 2011. Alla corsa iridata mancavo dal 2002 quando a Zolder vinse Mario Cipollini. Ho vinto diversi campionati ucraini ed ho un record: al Giro del Katar in Cina ho tutt'ora il miglior tempo con la media di 47,7 km. fatta registrare nell'edizione che vinsi nel 2013. Prima di allora la media migliore apparteneva a Mark Kavendish con 47,3.

UN RIMPIANTO CHIAMATO PARIGI-ROUBAIX.

Quanto le manca non aver potuto partecipare alle classiche monumento?

"Ne ho disputate una soltanto, la Parigi-Roubaix dove peraltro sono stato in fuga per 100 chilometri, ma l'inesperienza non mi consentì di gestirla e capitalizzarla al meglio. Peccato non averla corsa più volte, d'altronde le mie squadre non erano world tour. La Roubaix sarebbe stata adatta ai miei mezzi anche se certe corse si portano dietro un grande carico emotivo e bisogna tener duro per far fronte alla fatica ma siccome la fatica non mi ha mai fatto paura, avrei potuto avere più chance. Sono comunque soddisfatto della mia carriera essendo nato in Ucraina, un paese dove il ciclismo è meno sentito rispetto all'Italia ed al Nord Europa."

Da circa tre anni Yuri Metlushenko lavora nell'azienda di Ernesto Colnago, l'artigiano della bicicletta che per tradizione e tecnologia rappresenta una eccellenza italiana nel mondo.

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