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Scritto da valter nieri
Amore e Vita
27 Luglio 2023

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Anche martedì, come lo scorso anno, decine di migliaia di sportivi danesi hanno raggiunto City Hall dove ha sede il Municipio di Copenaghen celebrando il secondo Tour consecutivo vinto da Jonas Vingegaard. Alla festa era presente anche Ole Ritter, il primo danese ad aver assunto una popolarità internazionale nel 68 dopo aver stabilito il record dell'ora che gli fu strappato quattro anni dopo da Eddy Merckx. A fare gli onori di casa era presente anche il ministro di stato danese Mette Frederiksen, mentre per impegni di lavoro all'ultimo momento ha dovuto dare forfait Ivano Fanini, il dirigente sportivo italiano che ha scoperto il maggior numero di ciclisti danesi lanciandoli nel professionismo nei primi anni 80, quando Ritter una volta attaccata la bicicletta al chiodo si mise a procacciare ciclisti presentandoli allo stesso Fanini: uno li indicava e l'altro li sceglieva li ingaggiava. Una collaborazione fra i due andata avanti per tanti anni e che dette vita ai più grandi successi del ciclismo scandinavo prima della recente esplosione dei vari Vingegaard, Pedersen, Asgreen, Fuglsang che hanno dato una nuova dimensione al ciclismo mondiale, stravolgendo i livelli tradizionali di quelle nazioni radicate da lunghe tradizioni come Italia, Francia e Belgio.

A City Hall martedi sembrava di assistere ad una registrazione dell'anno passato ed anche nelle foto di rivedere le stesse con il campione della Jumbo-Visma affacciarsi di nuovo dal terrazzo del Municipio per salutare i suoi tifosi racchiudendo in se stesso orgoglio e fierezza, direttamente proporzionali a quando pedalando mostra da scalatore velocità, agilità ed un'ottima resistenza, quella che gli ha consentito per il secondo anno consecutivo di avere la meglio sugli attacchi dello sloveno Tadej Pogacar che ancora una volta si è dovuto arrendere in un dualismo che sta calamitando l'interesse degli appassionati di ciclismo di tutto il mondo e che promette scintille anche per gli anni a venire.

LO STRAVOLGIMENTO NEL CICLISMO

Se andiamo a vedere la classifica del Tour di quest'anno ci accorgiamo subito di quanto i valori stiano cambiando. Primo un danese, secondo uno sloveno terzo e quarto rispettivamente i gemelli britannici Adam Yates e Simon Yates. Quando mai in passato i rappresentanti di queste nazioni si contendevano il successo finale alla Grand Boucle? Ormai, questo si può dire, il ciclismo danese rappresenta una certezza con diversi campioni in grado di potersi giocare il successo finale nelle grandi corse a tappe e nelle più importanti classiche di un giorno compreso il campionato del mondo su strada vinto da Mads Pedersen nel 2019.

Fra i dirigenti ciclistici italiani che estesero la logica di mercato a paesi meno tradizionalisti nel ciclismo ma di grandi potenzialità ci fu Ivano Fanini che dette un impulso ai paesi nordici tesserando decine e decine di giovani ciclisti che cercavano fortuna in Italia e che vennero per anni a vivere a Lucca per sfondare nel professionismo. Di Fanini si ricordano l'entusiasmo e la capacità di tenere sempre alto il livello dei suoi corridori con il concetto di progredire sempre.

I PRIMI DANESI AD IMPORSI NEL CICLISMO INTERNAZIONALE CON LE SQUADRE FANINI

Anche nel Tour di quest'anno c'è un ricordo legato ad Ivano Fanini ed alla sua Amore e Vita. E' stato quando il canadese Michael Woods si è imposto, con un assolo strepitoso, nella 9.a tappa da Saint-Léonard-de-Noblat a Puy de Dome. Un tappone alpino fra i più duri dove tutto ad un tratto i grandi sacrifici del ciclista sono stati premiati a quasi 37 anni quando ormai gli rimangono, visti i dati anagrafici, ancora poche cartucce da sparare. Anche lui fu lanciato nel 2014 dal patron lucchese verso una carriera partita tardi ma finalmente sbocciata con vittorie di prestigio.

Un altro lucchese ha avuto per anni rapporti con il ciclismo danese: si tratta di Piero Pieroni, il massaggiatore storico di Ole Ritter come dei numerosi danesi che hanno corso per Ivano Fanini e fra questi ricordiamo: Jesper Worre, Rolf Sorensen, Bjarne Riis (il primo danese a vincere il Tour nel 1996), Soren Lilholt, Alex Pedersen, Michael Petersen, Jens Veggerby, Jorgen Marcussen, Kim Jolin Eriksen, Nicolaj Bo Larsen, ma la schiera è molto lunga. Il ciclismo insomma sta cambiando, si sta evolvendo verso nuovi orizzonti e verso nuove forze che escono da paesi di grande cultura della bicicletta ma che non hanno tradizioni ciclistiche. Il ciclismo danese per questo dovrebbe ringraziare il lavoro partito da lontano in base alla collaborazione fra Ole Ritter e Ivano Fanini, i quali, sembra che potrebbero ricevere presto un premio dalla Danimarca.

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