Sono giorni, ma anche settimane, mesi e anni che va avanti ogni la storia della revoca o cancellazione di qualche cosa. Se Laura Boldrini, all'estremo, avrebbe visto di buon grado l'abbattimento dell'obelisco mussoliniano al Foro Italico, molti altri politicanti, pseudointellettuali, giornalisti, docenti universitari assunti chissà come chissà perché, si sono dati da fare per rimuovere ogni traccia di fascismo ovunque si trovasse. Il tutto nella convinzione che, così facendo, avrebbero in qualche modo partecipato anche loro a quel sogno mai vissuto, ma sempre agognato denominato Resistenza. Per questa gente, abbattere una statua, un simbolo, strappare un documento, cancellare una firma o revocare una onorificenza hanno il medesimo effetto che le stesse azioni ebbero dopo il 25 luglio 1943 o il 25 aprile 1945. In realtà ci sono enormi differenze che solo gli sciocchi e i ciechi volutamente tali non vogliono vedere. In questi ultimi giorni anche in Media Valle e in Garfagnana, a cominciare dal comune più grande, Castelnuovo di Garfagnana, i consiglieri comunali di tutte le forze politiche si sono impegnati a rimuovere quella cittadinanza onoraria che, all'epoca, Benito Mussolini riscosse in tutta Italia. C'è un solo consigliere comunale, di Bagni di Lucca, con la testa sulle spalle e che, questa testa, usa per farci quel che vuole, che ha scelto di non votare la mozione di cancellazione della cittadinanza onoraria al duce. A noi sembra una decisione non soltanto legittima, ma senza alcuna connotazione politica e ispirata, soprattutto, dal buonsenso. Negli anni del fascismo, in particolare negli anni tra il 1925 e il 1936, i cosiddetti anni del consenso come li ha definiti Renzo De Felice, Mussolini aveva conquistato l'anima e anche il cuore di milioni di italiani e le accoglienze stratosferiche che vediamo nei filmati Luce, non sono inventati o il frutto di chissà quale artifizio, bensì, il più delle volte, l'esercizio di una entusiastica partecipazione emotiva ad un evento collettivo. Con l'aggressione all'Etiopia, la guerra di Spagna e, soprattutto, l'alleanza con Hitler e il nazismo, gran parte di quella adesione, e la guerra diede il calcio definitivo, scemò finendo, poi, negli ultimi anni, per trasformarsi in odio viscerale e l'uccisione di Mussolini e della Petacci così come degli altri gerarchi tutti appesi a piazzale Loreto, ne furono una, ma neppure la sola, dimostrazione. Mussolini aveva fatto innamorare l'Italia, ma aveva anche fatto di tutto per distruggerla e le masse, si sa, non perdonano. Nessuno nei cinquant'anni successivi alla fine della guerra, quando, magari, il ricordo di stragi e lutti era ancora vivo, ha mai pensato a revocare la cittadinanza onorari di Mussolini. Lo fanno adesso, a quasi un secolo di distanza, animati dalla sensazione e dalla convinzione che la Storia si possa riscrivere dopo averla cancellata. E' questo, un fenomeno pericolosissimo. Che può avere e ha avuto anche negli States, conseguenze devastanti. Se si permette di poter cambiare il senso delle cose a seconda di chi sta al volante, inevitabile lo schianto finale. Noi che ci consideriamo storici per un verso, giornalisti per un altro, sappiamo benissimo che lo storico cerca di restituire il passato senza giudicarlo, ma offrendo al lettore una chiave di lettura che consenta di abbracciare il tutto senza modificarne l'oggettività. Inoltre, perché revocare un provvedimento come quello della cittadinanza onoraria che è stata concessa, liberamente, dalla città nel momento in cui fu elargita? Che cosa si ottiene con questo? A nostro avviso solamente l'illusione di potersi trasformare in una sorta di grandi burattinai e, invece, si resta soltanto degli apprendisti stregoni senza cultura né anima.