Per la prima volta in Italia direttamente dal Sol levante, in occasione dell’edizione di quest’anno di Lucca Comics & Games, il sensei Hiro Mashima: in attesa degli eventi che lo vedranno protagonista venerdì 3 alle 15 al teatro del Giglio e sabato 4 alle 10 all’auditorium San Francesco, entrambi ormai completamente sold-out, il mangaka che ha fatto sognare i ragazzi di tutto il mondo con serie di enorme successo come Rave, Fairy Tail ed Eden’s Zero ha incontrato la stampa locale e nazionale per discutere delle sue opere passate, presenti e future.
Il presente è sicuramente rappresentato dalla recentissima serie Dead Rock, già particolare nell’ambito della produzione dell’autore in quanto per la prima volta ambientata in un contesto scolastico. “Durante l’epoca della scuola superiore mi sono divertito tantissimo e ho dei bellissimi ricordi: mi ha fatto piacere scrivere un’opera che parli un po’ di questo” ha spiegato l’autore, prima di ricordare che l’opera è, almeno nei suoi programmi, destinata ad essere breve.
D’altronde, una storia non sempre si adegua ai piani del proprio ideatore, e un autore del calibro e dell’esperienza di Mashima ne è ben consapevole: “A volte la storia si sviluppa esattamente come la ho in mente, a volte invece mi ritrovo a vederla cambiare in corso d’opera: per Rave ad esempio ho pensato a tutto dall’inizio, nel caso di Fairy Tail mi sono trovato a pensare a come proseguire di volta in volta, e ancora per Eden’s Zero avevo la storia ben chiara fino circa a metà”.
Questo vale ancor di più per i personaggi, che nella maggioranza dei casi cambiano molto, se non moltissimo, rispetto al progetto iniziale; e proprio nei personaggi è spesso identificata la forza delle opere di Mashima, che spaziano da forti figure femminili a buffe mascotte. “Ho una passione particolare per le mascotte”, ha affermato a questo proposito, e in effetti non mancano mai in ciascuna delle sue opere: da Plue, buffa creatura non meglio identificata di Rave, a Happy, il gatto alato blu di Fairy Tail. “Ho pensato che aggiungere delle ali a un gatto sarebbe stato molto carino” è stato il suo semplice commento a riguardo, e indubbiamente si trattava di un pensiero giusto.
Oltre che per i loro forti legami di amicizia, che spesso diventano motore stesso della storia, i personaggi di questo maestro giapponese del disegno tendono a distinguersi per i loro design particolari e riconoscibili: il segreto, l’ha spiegato lo stesso Mashima, sta tutto nella silhouette. “È da lì che creo i personaggi, e penso che ne derivino personaggi veramente importanti: ad esempio, il personaggio di Natsu in Fairy Tail è interamente caratterizzato dalla sua sciarpa, che porta sempre”.
In 25 anni di carriera, Hiro Mashima è diventato uno tra i più apprezzati mangaka a livello internazionale: ne sono il chiaro segno i ragazzi che dalle 16 di ieri pomeriggio aspettano di incontrare il sensei. “Sono molto contento che siano qui ad aspettarmi, però preferirei che non si ammalassero” ha commentato scherzosamente lui. Non è sempre facile per un fumettista stare dietro ai continui mutamenti in ambito artistico, dai frequenti cambiamenti nei gusti del pubblico a problematiche tutte moderne come quella dell’intelligenza artificiale; ma Mashima è riuscito perfettamente a mantenere invariato l’affetto del pubblico nei suoi confronti, sia attraverso la sua forte presenza sui social che con una rigorosa gestione del tempo. “So quante cose devo fare ogni giorno e mi piace organizzarle il giorno prima: facendo in questo modo, è facile gestire bene il tempo”: in poche, semplici parole ha spiegato il metodo che gli permette di gestire facilmente i suoi impegni anche in un’industria come quella del fumetto giapponese, per certi versi ancora più rigida e stressante rispetto alle corrispettive di altri paesi.
Per quanto riguarda i consigli che rivolgerebbe a giovani che vogliano approcciarsi al mondo del manga, anche non giapponesi, Mashima ha affermato: “Il livello dei disegnatori di manga qui è molto alto: non ho alcun consiglio specifico da dare ai giovani che si apprestano a questa professione. Spesso ci sono produzioni di qualità talmente alta che è impossibile distinguere se siano giapponesi o europee”.