Un fulmine, ma neanche tanto, a ciel sereno se è vero, come è vero, che Benedetto Stefani, storico ristoratore e presidente di Fipe Confcommercio (Federazione dei pubblici esercizi), già da tempo meditava un gesto del genere.
Così, dopo quello che, a suo avviso, è stato l'ennesimo "schiaffo" patito, il proprietario del ristorante "Stefani" a San Lorenzo a Vaccoli ha consegnato la lettera di dimissioni nella quale ha buttato giù, una dopo l'altra, le ragioni del suo abbandono. "Ma sia chiaro - dice - che resterò, comunque, nell'associazione e consigliere".
Che all'interno di Palazzo Sani, Benedetto Stefani non si sentisse più a suo agio, era cosa nota e non solo ai vertici della potente organizzazione di categoria che rappresenta, da sempre, la maggioranza dei lucchesi. Nessuno, però, poteva immaginare un epilogo così improvviso. Che cosa, dunque, è successo per spingere l'ex presidente Fipe a rinunciare all'incarico? Lo spiega lui stesso in questa intervista esclusiva.
"Era già da un po' di tempo - spiega Stefani - che mi ero accorto di non avere più quella considerazione e quella attenzione che avevo in passato. Mi sono reso conto che le mie proposte e la mia visione globale della funzione dell'associazione non trovavano alcun riscontro nelle scelte effettuate da questo presidente (Rodolfo Pasquini, ndr). Allora mi sono ripetutamente domandato che senso aveva rimanere dov'ero se nessuno teneva conto di quello che dicevo. Ciononostante non ho voluto creare problemi in questo momento così difficile, ma quello che è accaduto a Firenze l'altra mattina durante la manifestazione regionale di protesta, indetta da Confcommercio, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso".
Stefani è un fiume in piena: "Siamo partiti da Lucca insieme ad Antonio Fava e Simona Del Ry, Samuele Cosentino, Rodolfo Pasquini e la direttrice Sara Giovannini. Eravamo su auto diverse. Una volta a Firenze, mi sono trovato di fronte all'amico Samuele Cosentino che, vestito anche in maniera appropriata e col cappio al collo, ha tenuto un discorso a nome di Fipe Confcommercio Lucca senza che nessuno mi avesse avvertito. Essendo il presidente, quantomeno, avrei dovuto essere informato perché, magari, sarebbe stato il mio turno quello di parlare. Ho scoperto, poi, che il presidente Pasquini aveva chiamato Cosentino per chiedergli se se la sentiva di parlare davanti alla prefettura. Cosentino mi ha risposto di sì se, però, erano d'accordo anche il sottoscritto e i due vice-presidenti Fava e Del Ry. In realtà, a me nessuno mi ha chiamato e so che anche Simona non ha ricevuto nessuna telefonata. L'unico che Pasquini ha chiamato, chiedendogli se era d'accordo nel far parlare Cosentino, è stato Antonio Fava, il quale, mi ha detto, ha risposto che non c'erano problemi ma di sentire anche Stefani e Del Ry".
"E' evidente - incalza Stefani - che il presidente Rodolfo Pasquini non ha tenuto conto del mio parere e, allora, che cosa ci sto a fare? Non avrei avuto problemi a far parlare Cosentino che, tra l'altro, ha tenuto un bel discorso, ma perché non coinvolgermi? E' stata la chiara dimostrazione che il sottoscritto non ha voce in capitolo per nulla".
E' evidente che, a questo punto, dimissioni o no, a Palazzo Sani si imponga un chiarimento. "Quello che mi ha dato più fastidio - conclude Stefani - non è il fatto che Cosentino abbia parlato e non mi sia stato detto, quanto che Simona Del Ry, non interpellata, abbia potuto pensare che io avevo incaricato Cosentino senza nemmeno chiedere il suo parere. Così, quando mi ha chiesto "come mai?", le ho risposto che anche io ero rimasto all'oscuro di tutto".
Che i rapporti tra il presidente di Confcommercio, Rodolfo Pasquini, e il presidente di Fipe, Benedetto Stefani, non fossero dei migliori lo sapevano anche i muri di Palazzo Sani. Stefani, del resto, non aveva mai fatto mistero del suo malumore per le elezioni alla presidenza di Confcommercio Lucca e Massa-Carrara dell'ex direttore che, in realtà, non è mai stato né commerciante né imprenditore. Stefani aveva manifestato la sua disapprovazione ritenendo che la decisione fosse stata contraria alle regole dell'associazione che, fino ad oggi, non aveva mai eletto un presidente che non fosse espressione diretta della categoria, ossia un commerciante a tutti gli effetti.
Secondo alcune indiscrezioni Stefani avrebbe manifestato in più occasioni le sue perplessità a proposito del progetto Coima-Fondazione Crl sulla ex manifattura senza essere ascoltato. E a quanto pare se la sarebbe legata al dito promettendo rivelazioni clamorose. Sarà vero?
Che cosa accadrà ora? Stefani è stato sincero: "Mi dimetto da presidente, ma voglio rimanere consigliere". Di parere opposto Rodolfo Pasquini: "Il consiglio direttivo è formato dai presidenti delle singole federazioni, per cui, se Stefani si dimette, non può rimanere in consiglio".