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Scritto da mariella bonacci
Cronaca
25 Novembre 2023

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Ilaria Andreini, vincitrice di “Anime Vocal Contest” la cui finale è andata in scena a Lucca nel corso di Comics and Games 2023, evento nel quale ha vinto anche il Premio web, in quanto la più votata online.

Abbiamo incontrato Ilaria in un angolo un po’ “Bohemian” del Bar Giglio di Altopascio una lunga chiaccherata che va oltre l’intervista.

Ilaria Andreini nata a Lucca, cantante e performer di Musical, un talento naturale con un colore di voce bellissimo ed un’estensione vocale notevole, fin da bambina inizia a cantare vincendo concorsi musicali o piazzandosi nelle prime posizioni.

A 14 anni vince il “Festival degli sconosciuti” organizzato da Rita Pavone e Teddy Reno,.

Vincitrice di innumerevoli concorsi locali, regionali e nazionali, tra i quali: il prestigioso Opera Festival Premio Mario Lanza, Una voce per l’Europa, Bussola, Il Premio città di Lucca Elvi Bartolini, tanto per citarne alcuni.

Successivamente entra a far parte del cast del Musical “I Dieci Comandamenti” di Giancarlo Golzi dei Matia Bazar, nella quale ricopre il ruolo di Sephora, musical della quale fa parte anche Irene Fornaciari.

Si esibisce al Pala Mandela di Firenze con Gigi D’Alessio, a 17 anni entra a far parte del Musical di Riccardo Cocciante “Notre Dame de Paris”, nella quale riveste il ruolo di Esmeralda, ovvero la protagonista principale.

Un importante curriculum soprattutto la prima importante Esmeralda in “Notre dame de Paris” ?

E’ accaduto casualmente; accompagnai un amico cantante al provino per le selezioni di questo musical. Ero piccola, avevo 15 anni; minuta con i capelli lunghi e neri mossi e un aspetto zingaresco. Appena mi videro mi fecero rimanere e vollero che cantassi, ovviamente io non ero preparata e improvvisai con un pezzo di Anita Flaklin l’unica canzone che conoscevo. Mi fecero rimanere allo spettacolo e il giorno dopo mi fecero di nuovo il provino. Io avevo imparato al primo ascolto tutti i pezzi del musicol sia i ruoli maschili che femminili. Sali’ sul palco e rimasero tutti stupiti ma ahime’ la mia eta’ non mi permetteva di essere scritturata. Due giorni dopo il provino mi chiamo’ a casa proprio Riccardo Cocciante, potete immaginare la mia emozione e lui dopo una breve chiaccherata mi confermo’ che appena avessi compiuto 17 anni sarei stata Esmeralda. Una scrittura avuta iter ante tempus.

Il suo percorso è stato ricco di successi poi la scelta di diventare mamma. Come è cambiata la sua vita?

Ho continuato il mio percorso da solista ho partecipato a Sanremo giovani, ho partecipato all’accademia di Rita Pavone e Teddy Reno,canto da quando ero bambina posso dire che sono nata con le note nella culla. Il mio percorso di vita e’ stato quello di cantare e sono felice quando lo faccio bene. Nonostante questa mio grande amore per un lungo periodo mi sono fermata perche’ sono diventata mamma e ho dovuto e voluto dedicarmi al mio bambino che oggi ha tre anni. L’esperienza della maternita’ ha cambiato la mia prospettiva oggi il mio massimo obbiettivo e’ che mio figlio sia orgoglioso di me e metto piu’ passione e determinazione in quello che faccio, perche’ vorrei lasciare un orma importante nella sua anima non solo come madre ma anche nell’arte. Desidererei tanto che il mio bambino da grande dicesse “questo l’ha fatto la mia mamma per me e per tutti voi! 

Questa pausa dai palcoscenici l’ha penalizzata?

Sicuramente quello che mi ha penalizzato e ha frenato la mia carriera è la ricerca dell’amore, oggi l’ho trovato con mio figlio. Soprattutto mi ha danneggiato l’età, perché mentre un uomo può arrivare a raggiungere i suoi traguardi in età matura alla donna questo non è concesso. Intorno alla donna ci sono purtroppo ancora dei preconcetti di età e bellezza specialmente nel mondo dello spettacolo. Io ho perso con la mia scelta treni importanti, ma non mi arrendo perché bisogna andare oltre questi stereotipi e premiare l’eccellenza. Sto lavorando con mia cugina Lavinia Adreini regista ha numerosi progetti, la mia vita e’ proiettata positivamente nel futuro.

Secondo lei, allora non esiste ancora la reale parità tra uomo e donna?

Riguardo alla parità di genere ritengo non ci sia molto da dire perché sarebbe più utile fare un passo indietro con la propria coscienza su questo argomento trattandosi, dal mio punto di vista, di un traguardo che è ancora molto lontano dal comune pensare e dall’essere concretamente raggiunto. In effetti sono molto più convinta che non siano stati fatti passi in avanti sul fronte della parità e su quello dell’inclusione. Crediamo, infatti, di aver ottenuto dei diritti e ancora ci appelliamo alle lunghe battaglie fatte dai nostri genitori per la parità dei sessi, per gli slogan, gli scioperi e i voti nei seggi che si sono susseguiti nel tempo, ma sbagliamo. Nella realtà non abbiamo ottenuto niente se non un lento regredire, un totale smantellamento di quelli che erano i principali valori sui quali era fondata tutta la comunità di un tempo, quella che oggi additiamo perché troppo rigida, troppo severa, troppo ristretta di vedute e tenuta in piedi da vecchi dinosauri in ogni ambito e categoria, che si tratti di politica, di istruzione o di gestione delle stesse famiglie governate da padri padroni che, oggi come ieri, continuano a tenere ben salda e nascosta dalla luce dell’innovazione culturale, psicologica e sociale quella che è la liberazione delle coscienze da tutti i tabù che la nutrono ancora. Lo scopo di quei sacrifici doveva far si che mutasse e si aggiornasse la coscienza collettiva in modo tale da allargare gli orizzonti delle nostre vite legate agli stereotipi maschilisti. Oggi la sola cosa che è cambiata però è il gergo. Abbiamo iniziato a chiamare con nomi in lingua straniera ogni sorta di cosa, di emozione, di azione, di comportamento. La violenza fisica, verbale e psicologica anziché combatterla l’abbiamo resa solo meno politicamente e verbalmente scorretta. Siamo manipolati da quello che è un ampliamento linguistico, il quale non ci fa guardare in faccia la realtà. Body shaming, mobbing, cat calling, cyber bullismo; tante parole nuove che sono servite solo a coprire quello che è il loro vero significato ossia che le persone hanno dimenticato cosa sia l’essere empatici e uniti fra noi. Diamo la colpa a questo e a quello, alla tv, ai telefonini, alle nuove generazioni quando la verità sta nel nostro essere incapaci di gestire e affrontare i problemi con educazione e rispetto, in primis per se stessi. Ci siamo sempre più chiusi in una gabbia di solitudine e aggressività mentale. Le donne, ma non solo, uomini, anziani e purtroppo anche i bambini, sono diventati sempre più vittime di questo meccanismo malato e corrotto, spinto da una sorta di implosione. La corruzione delle idee è la nuova malattia del millennio. Siamo tuti corrotti. Abbiamo corrotto le nostre idee, i nostri principi di sopravvivenza credendo che così ci si possa salvare, ignorando e fingendo di capire tutto e conoscere tutto, un’ignoranza collettiva che ci porterà alla fine. Oggi la violenza è diventata la nuova cultura, tutti siamo violenti e lo siamo perché dentro noi abbiamo troppa insoddisfazione e rabbia repressa. Ci aggrediamo in ogni ambito e talvolta nemmeno ce ne accorgiamo. Passiamo da un titolo di un giornale, dalle notizie e le immagini di un telegiornale dove si parla solo di morte e violenza al nuovo rossetto o la nuova tendenza di moda come se parlassimo di una nuova ricetta per Natale. La freddezza con la quale ci scivolano addosso certe notizie è preoccupante. Molti stanno cominciando a ribellarsi, a sentirsi fuori luogo in questo, ma la cosa da attenzionare maggiormente è che la voglia di normalità è diventata la vera diversità in questo mondo tanto moderno. Il mostro nell’essere umano è sempre stato presente ma oggi come non mai gli abbiamo aperto le gabbie con le quali finora era tenuto a bada. Oggi più che mai dovremmo avere paura di quello in cui l’uomo sta trasformandosi e trasfigurandosi. Un essere che si nutre dell’indifferenza collettiva ma che al tempo stesso desidera apparire a tutti i costi, perfino arrivando ad uccidere e che lo faccia con le parole o con un’arma poco conta. Come donna oggi mi sento di non poter avere grande fiducia in un mondo pieno di bocche parlanti e poche menti pensanti ma non mi arrendo, perché è tipico di noi donne non farlo. Affrontiamo tutta la vita questi problemi, queste violenze, questi preconcetti e pregiudizi; eppure, continuiamo ad andare avanti e non cambiare nonostante attorno a noi tutto cambi continuamente. Io per prima sono stata vittima di violenze psicologiche e verbali, mi sono sentita dire ogni genere di cosa, sul fisico, sull’età, sulla maternità, la mia come quella di molte donne, e non solo, che non abbassano la testa è una dura lotta di sopravvivenza ma alla fine non è importante dove si arriva o non si arriva, perché a scendere a compromessi sono bravi tutti, la vera libertà, la vera tendenza, la vera rivoluzione è resistere fedeli a sé stessi e resilienti. Correttezza, gentilezza e fiducia in sé sono cose che nessuno può strapparci via né con le parole né con la morte. 

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