Se l'assessore allo sport Fabio Barsanti e l'amministrazione comunale di Lucca pensavano che Claudio Polonia, il 'mostro' da sbattere e sbattuto in prima pagina per aver investito centinaia di migliaia di euro in un impianto sportivo a San Cassiano a Vico solo e soltanto per passione, avrebbe ammainato la bandiera, si sbagliavano di grosso. Che non sia un santo, anzi, lo sapevamo benissimo, così come sapevamo che non avrebbe rinunciato a far valere i propri diritti nell'ambito che ama di più, ossia quello sportivo nonostante i pareri contrari del Tar e la 'guerra' più o meno sistematica a cui ha dovuto, suo malgrado, partecipare. Così, una volta arrestato per aver minacciato di darsi alle fiamme come se fosse un pericoloso criminale di stampo più o meno mafioso, affiancato dal suo legale ha avanzato richiesta di ATP, ossia accertamento tecnico preventivo ossia ha domandato al tribunale di Lucca di verificare la sussistenza degli elementi che hanno condotto il comune di Lucca a disporre il sequestro dell'impianto o se, effettivamente e come ha sempre sostenuto, la Real Academy di cui era ed è presidente non abbia agito rispettando punto su punto ciò che non poteva essere disatteso pena la perdita della concessione.
Il perito geometra del tribunale di Lucca ha effettuato il sopralluogo l'altra mattina alla presenza anche dei tecnici del comune e dello stesso Polonia che ha avuto modo di rispondere alle domande del perito e anche di illustrare l'intera vicenda sin dal suo avvio. Polonia ha spiegato come e perché ha investito i suoi soldi nelle strutture che il comune ha ritenuto abusive, motivandone la realizzazione con la necessità inderogabile di dare seguito al progetto presentato anche all'amministrazione comunale di creare una struttura sportiva che avesse i requisiti indispensabili e di sicurezza per accogliere sia i ragazzi sia i genitori cosa che, al momento della sottoscrizione della concessione, l'impianto non aveva assolutamente. Del resto, ha aggiunto Polonia, il comune pretendeva delle migliorie a pena decadenza dell'accordo e l'imprenditore napoletano altro non ha fatto che rispettare quanto firmato.
Sarebbe emersa, tuttavia, una clamorosa novità: e cioè il fatto che i nullaosta regolarmente richiesti da Polonia per ottenere l'autorizzazione a realizzare le migliorie, regolarmente firmati dall'ufficio tecnico preposto del comune, non sono mai stati recapitati allo stesso Polonia il quale ne ha preso conoscenza soltanto a seguito di una delle tante richieste di accesso agli atti. Va riconosciuto, indubbiamente, a Polonia il merito di non aver mai mollato e di aver voluto andare fino in fondo per ricostruire gli eventi.
Ma non è tutto. C'è anche stata la domanda se è possibile addivenire ad una conciliazione tra le parti, ma mentre sul fronte Real Academy non esisterebbe preclusione alcuna, la direttiva dell'amministrazione Pardini sarebbe stata quella di respingere ogni ipotesi di conciliazione e di tirare diritto fino in fondo senza compromessi di sorta.
A questo punto si tratterà di vedere che cosa deciderà il tribunale, ma non è nemmeno certo che, qualora anche Claudio Polonia dovesse avere ragione, accetti di rientrare in possesso dell'impianto o se, al contrario, preferisca rinunciare e chiedere il risarcimento dei danni all'amministrazione comunale, risarcimento che, secondo una prima stima, ammonterebbe ad oltre 1 milione e 500 mila euro comprendendo sia la parte materiale sia quella immateriale.
La domanda che il buonsenso ci impone è una sola: ma perché non si sono lasciati allenare e giocare gli oltre 130 atleti della Real Academy (costretti con le proprie famiglie a vere e proprie gimkane quotidiane per potersi allenare ndr) nel proprio impianto sportivo perfettamente efficiente - anche il perito del tribunale sarebbe rimasto sorpreso in maniera positiva - rimandando alla fine della stagione ogni tentativo di ricomposizione e di rientro in possesso del bene?