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Scritto da aldo grandi
Cronaca
17 Ottobre 2022

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Una sentenza devastante a livello di immagine in primis, quella pronunciata poco fa all'interno dell'aula delle udienze collegiali del tribunale di Lucca in via Galli Tassi, a carico dell'imputato Mario Cipollini, 55 anni, ex campione del mondo di ciclismo, accusato dalla ex moglie Sabrina Landucci. Il pubblico ministero Letizia Cai aveva, infatti, chiesto la pena di due anni e sei mesi di reclusione, ma il giudice monocratico Felicia Barbieri ha ritenuto sussistessero tutti gli elementi a carico dell'ex marito della parte offesa per condannarlo ad una pena più pesante.

Era cominciato, puntualmente come previsto, alle 15, l'ultimo atto del processo avviato alcuni anni fa e finalmente, giunto a conclusione dopo rinvii e polemiche di varia natura vista anche la notorietà del suo principale e suo malgrado protagonista. Restavano ancora da ascoltare gli interventi dell'avvocato di parte civile di Silvio Giusti, anche lui parte offesa insieme alla compagna ed ex moglie di Cipollini, Letizia Lavoratti del foro di Lucca. E quelli della difesa, a cominciare dall'avvocato e amico da una vita Giuseppe Napoleone, del foro di Latina e del collega Cesare Placanica del foro di Roma. Aveva già parlato, invece, il legale della parte offesa, avvocato Susanna Donatella Campione del foro di Roma tra l'altro fresca di nomina a senatore.

Giornata calda fuori, mite dentro anche se la tensione si percepiva, soprattutto, a livello di parti lese e, in particolare, per Sabrina Landucci che ha ascoltato in rigoroso silenzio le arringhe degli avvocati dell'ex coniuge senza battere ciglio mentre Silvio Giusti era assente. L'avvocato Lavoratti ha parlato per una ventina di minuti riepilogando quanto già era stato reso in fase dibattimentale dal suo assistito. Si è soffermata, volutamente, sull'episodio che aveva avuto come sfortunata protagonista la figlia del suo assistito, Gaia Giusti, apostrofata in un ristorante una sera da Cipollini che le aveva intimato di uscire all'aperto e le aveva chiaramente manifestato un atteggiamento intimidatorio sia nei suoi confronti sia verso il padre. Da questo la ragazza era rimasta emotivamente colpita.

E' stata, poi, la volta di un principe del foro, un avvocato dalla indubbia personalità e dalla altrettanto robusta professionalità, quel Giuseppe Napoleone amico di famiglia sia dei Cipollini ai tempi più o meno dorati e quasi come un papà per l'ex velocista di San Giusto di Compito. 

Non era facile difendere Mario Cipollini in questa occasione e lo stesso avvocato di Latina se ne è reso pienamente conto sia per l'aspetto mediatico sia per come erano andate sviluppandosi le precedenti udienze e l'ascolto dei vari testimoni. Napoleone ha accettato di difendere l'ex ciclista nonostante sia stato, in passato, uno dei più cari amici e frequentatori di casa Cipollini ed è per questo che ha sempre ammesso di aver dovuto compiere uno sforzo notevole perché l'amicizia e la vicinanza con Sabrina Cipollini erano state sempre molto forti. Ciònonostante nei 55 minuti di arringa, minuto più minuto meno, il legale laziale ha cercato in tutti i modi di smontare punto per punto la tesi della parte civile e le accuse del pubblico ministero nei confronti del proprio assistito. 

Napoleone ha esordito senza tanti preamboli dichiarando apertamente che, a suo avviso il processo era affetto da una patologia genetica procedimentale. Un aspetto particolarmente tecnico che, tuttavia, è stato spiegato parola per parola. L'avvocato, che già, a suo dire, si era accorto dell'anomalìa procedurale, ha rilevato come il primo pubblico ministero ad occuparsi della vicenda, il sostituto procuratore Antonio Mariotti, avesse chiesto a conclusione delle indagini l'archiviazione per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. E, ha aggiunto, nel periodo successivo previsto dalla legge, né la difesa della Landucci aveva fatto opposizione né il giudice delle indagini preliminari aveva disposto l'imputazione coatta. Solo in un secondo momento e non si sa bene in base a quale criterio giurisdizionale l'allora procuratore capo della Repubblica di Lucca aveva avocato a sé la pratica revocando la richiesta di archiviazione del suo magistrato. Ecco perché, quindi, l'intero processo era già viziato all'origine. 

Napoleone ha anche ammesso il carattere focoso di Mario Cipollini e accennato alle sue relazioni extraconiugali, alla sua tendenza ad alzare la voce, ma nei 18 anni in cui lo ha frequentato assiduamente, ha confessato, non ha mai assistito ad alcun episodio di violenza familiare. "Questo è un mio autogol? - ha detto - Assolutamente no, è una constatazione obiettiva, ma da qui a parlare di maltrattamenti o atti persecutori reiterati nel tempo ce ne corre".

Al termine del suo intervento Napoleone ha chiesto l'assoluzione con formula piena per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking perché il fatto non sussiste mentre per le accuse di minacce e lesioni assoluzione con formula piena per le prime e con formula dubitativa per le seconde.

Napoleone ha, quindi, passato la parola al collega Cesare Placanica, originario di Locri in Calabria, ma residente e iscritto al foro di Roma dove, nel 2016, venne eletto presidente della camera penale. Questi ha tenuto l'uditorio attento per quasi mezz'ora, lamentando l'assenza, nella condotta  contestata a Cipollini e causata dalla più volte reclamata e conclamata improvvisa chiusura della vena che lo condurrebbe a reazioni spropositate, l'assenza di abitualità e di sistematicità,m requisiti fondamentali affinché si possa procedere penalmente per i reati ascritti all'imputato. 

Terminate le arringhe della difesa, il giudice Barbieri si è ritirato in camera di consiglio per poco più di 40 minuti dopodiché è rientrata e ha pronunciato la sentenza per la quale Mario Cipollini è stato condannato a tre anni di reclusione oltre al risarcimento delle parti civile quantificato in 80 mila euro per la ex moglie e 5 mila euro per Silvio Giusti. E' stato, inoltre, condannato al pagamento delle spese processuali. La difesa dell'imputato ha già preannunciato, ovviamente e logicamente, che ricorrerà in appello, ma, di sicuro, questa sentenza che è andata al di là perfino di quanto aveva chiesto l'accusa, è destinata a lasciare il segno comunque andranno gli esiti dei futuri ricorsi. Per Mario Cipollini una tegola che definire tale è un eufemismo, diciamo che oltre alla tegola è crollato tutto il tetto. 

Visibilmente soddisfatta, inutile negarlo, l'avvocato Susanna Donatella Campione: "Che dire? Una grande rivincita e una grande vittoria che ha restituito dignità a Sabrina Landucci e che rappresenta un forte stimolo per tutte ble donne che, in qualunque momento, prima o poi, decidono di porre fine alle angherie che sono costrette a subire. Direi che queste parole possono bastare a rendere l'idea".

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