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Scritto da Redazione
Cultura
24 Febbraio 2020

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Comune di Lucca, Lucchese calcio 1905 e Croce Rossa Italiana in prima linea contro il razzismo Da Erno Erbstein, che a Lucca conosciamo molto bene, fino ad arrivare a campioni di oggi come Koulibaly e Lukaku: il calcio, il gioco più bello del mondo, subisce da sempre l'insidioso veleno del razzismo. A raccontarlo è il libro "Un calcio al razzismo, venti lezioni contro l'odio": che verrà presentato giovedì prossimo (27 febbraio), durante un'iniziativa pubblica in programma alle ore 21 nella sala studio dell'Agorà, nel Centro storico di Lucca. A cui parteciperanno, oltre all'autore Adam Smulevich, anche una rappresentanza di giocatori e dirigenti della Lucchese e della polisportiva della CRI. Coordinerà la presentazione il giornalista Luca Della Maggiora, ed è prevista anche la presenza del sindaco Alessandro Tambellini.

Ad illustrare l'evento, aperto a tutta la cittadinanza, sono stati stamani (lunedì 24 febbraio) il referente del sindaco di Lucca per i diritti Daniele Bianucci, l'assessore allo sport Stefano Ragghianti, l'assessora alla continuità della memoria storica Ilaria Vietina, l'addetto stampa della Lucchese Calcio 1905 Duccio Casini. Ha inviato i suoi saluti i presidente della Croce Rossa Italiana di Lucca Fabio Bocca.

"Abbiamo organizzato un momento condiviso, per riflettere sui rischi del razzismo, di cui neppure il gioco del calcio è del tutto immune – spiegano gli organizzatori - Una minaccia che ha origine nei drammi che hanno attraversato la società europea nel secolo scorso e che ancora pulsa nel ricordo di quelle ferite. C'è infatti un filo che collega i maestri danubiani della Serie A epurati dal regime fascista in quanto ebrei agli ignobili attacchi contro campioni di oggi come Koulibaly e Lukaku. È quello che cerca di spiegare il libro "Un calcio al razzismo", in un percorso con diversi inediti, che spazia da Giorgio Bassani alle colte citazioni di Lilian Thuram, dal ruolo salvifico di questo sport per i reduci dai lager all'abominio di chi ancora oggi propaga odio. Fu una schedina, quella mitica del Totocalcio, il sogno di riscatto del giornalista Massimo Della Pergola quando si trovava ancora in un campo di internamento in Svizzera. E fu un pallone che rotolava nel segno di una "Stella Azzurra" a ridare ad Alberto Mieli, sopravvissuto ad Auschwitz, la forza di restare in vita. Memorie un po' sbiadite, che hanno invece molto da insegnarci: perché la cura potrà essere solo una buona dose di consapevolezza".

 

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