"Figlia di una tigre" è il titolo del libro di Geia Laconi edito da Giunti e in libreria dal 22 febbraio. La scrittrice italo-indonesiana debutta con la sua prima pubblicazione scritta in Indonesia nel 2019 e durante il periodo del Covid.
Si tratta di un memoir raccontato attraverso gli occhi una bambina che è la protagonista stessa del volume. Il manuale affronta - tramite lo sguardo attento della fanciulla - diverse tematiche, prime fra tutte l'amore per il padre e per la propria terra, ovvero l'Indonesia. Man mano che il lettore prosegue nella lettura troverà figure femminili descritte con un linguaggio semplice tipico di una bambina. Ma dietro alle emozioni e alla semplicità si nascondono altre sensazioni che percorrono l'opera. Il disagio di chi cresce in un ambiente "diverso" - come lo definisce Geia Laconi - perchè le sue origini sono metà italiane ( madre fiorentina) e metà indonesiane ( da parte del padre), la vergogna, il riconoscimento e la scoperta sono le altre tematiche del libro così come la ricerca dell'identità e delle radici perdute.
Una figura a cui Laconi è è particolarmente attaccata è quella della nonna materna con la quale trascorre il tempo insieme nelle vie del centro storico di Firenze. Poi passa ad analizzare la mamma della quale mette in evidenza il carattere e la sua personalità. Già all'età di 16 anni si dimostra essere una donna ribelle, va contro il sistema "borghese e bigotto" dei genitori, partecipa al gruppo delle femministe e si dichiara apertamente di sinistra. Fugge di casa, si reca in Germania e a 20 anni fa un viaggio in Africa in sella ad un asino. Nonostante tutto la madre ha un sogno: trovare l'amore, avere una figlia e trovare un posto ideale dove poter vivere. Tra l'altro, oltre ad essere ribelle, rifiuta la famiglia patriarcale. Il padre, d'altro canto, è un uomo che non personifica gli stereotipi tipici della società indonesiana, ma è un grande viaggiatore. Non condivide assolutamente la religione musulmana della propria famiglia e non ha intenzioni di seguire le tradizioni. In altre parole è uno spirito libero. Spirito che si contrappone a un altro personaggio descritto nell'opera, ovvero il nonno. Quest'ultimo è completamente l'opposto; ama la caccia, le donne e lavora in banca.
La parte finale del libro è dedicata a Folco Terzani e famiglia - si perché Geia Laconi è moglie del regista, scrittore e sceneggiatore, nonché figlio del giornalista Tiziano Terzani scomparso nel 2004 e autore di "La fine è il mio inizio" -e ancora una volta torna il tema del recupero dell'identità indonesiana e del villaggio nella giungla sull'isola di Sumatra dove è nata la Laconi.