"Dante nostro padre. Il pensatore visionario che fondò l'Italia" è il libro del saggista e scrittore Marcello Veneziani, ospite del primo appuntamento del festival L'Augusta, giunto alla sua seconda edizione. A moderare l'incontro il giornalista Antonio Rapisarda.
Il volume è una raccolta antologica di prose dantesche che spazia da Vico a Ezra Pound, da Gentile a Del Noce. Uno dei fili conduttori che caratterizzano il saggio introduttivo è il riferimento al Dante padre dell'Italia inteso come civiltà letteraria, tradizione civile e religiosa.
L'autore è partito dall'analisi del concetto di "idantità italiana", ovvero l'identificazione nazionale nel nome del sommo poeta. "L'identità per l'Alighieri è il frutto di una duplice genitorialità del Paese e figlia dell'impero romano e della civiltà cristiana. Coglie dunque questa maternità e paternità dell'Italia - ha spiegato Marcello Veneziani ".Attraverso "Il De vulgari Eloquentia", il trattato in lingua latina, si pone il problema di mettere insieme i cosiddetti volgari e cercare il volgare illustre, ovveroriconoscere una lingua comune che poi è l'italiano.
Dante dunque non è solo il padre degli italiani ma anche degli antitaliani. Che cosa significa? In quest'ultima parola si identificano tutti coloro che in qualche modo si sono sentiti traditi dal servilismo o che hanno confidato nell'identità e nella civiltà. E a tal proposito l'autore della Divina Commedia, definito dal "carattere isdegnoso e superbo",nonostante il travaglio e la sofferenza, non ha mai accettato compromessi. Era un radicale e in conflitto con il suo tempo.
"Ha amato il passato glorioso del sacro romano impero e sognava profondamente il futuro, cioè quello di un'Italia unita così come la lingua- ha affermato Veneziani- Dante è stato in conflitto con il suo presente, una lotta quotidiana ma al tempo stesso anche una passione per l'eterno".
Tra i vari temi trattati l'amore e la politica attraverso altre opere dantesche come il De Monarchia o accenni alla Vita Nova passando all'attualità.
Il giornalista del quotidiano La Verità si è soffermato su due parallelismi, cioè il rapporto tra chiesa e impero e chiesa/ Stato oggi. Dante è molto religioso ma non clericale e ritiene che la legittimazione del potere politico e spirituale derivano entrambi da Dio. Marcello Veneziani ha poi preso in considerazione una recente affermazione di Mario Draghi che si riferisce alla difesa della laicità dello Stato. "La chiesa chiede il rispetto della libertà di opinione e del diritto del libero pensiero".
Prima di giungere alle conclusioni è stata affrontata la tematica del politicamente corretto riportando due esempi concreti. Dante definito come un profugo da un lato, e d Enea migrante dall'altro. Il primo è stato un esule che è rimasto comunque nella sua civiltà, l'altro un fondatore di civiltà.
"L'ignoranza è il destino del politicamente corretto: lo Stato dovrebbe difendere tutte le opinioni e tutelare la famiglia".