Si apprende che il Festival Puccini ha convocato una prova straordinaria, impiegando soldi e risorse dello Stato, configurando tra l’altro anche un consistente danno erariale, per far fare a coro, orchestra, banda, cantanti e comparse, una prova straordinaria il 28/07, onde poter realizzare quella che si configura come una vera e propria purga staliniana. Si prende atto che il Festival Puccini, a fronte di un regista che ha annunciato e realizzato una regia “politica”, e che si è presentato al pubblico, tra i fischi, con il pugno chiuso alzato, ha licenziato,
in sua vece, il direttore d’orchestra, che aveva osato dissociarsi in maniera silente da una “regia-comizio”, con una benda sugli occhi.
Da qui la necessità di una prova plenaria aggiuntiva per il nuovo direttore d’orchestra sostituto.
Si prende atto che si è inaugurato a Torre del Lago un modello di gestione teatrale schierato e intransigente, sul modello della politica culturale di Andrei Zdanov, storico censore della politica culturale sovietica.
Alberto Veronesi rimane fermamente convinto delle proprie azioni e condanna duramente la deriva ideologica e intransigente presa dalla Fondazione Festival Puccini, sicuro che l’arroganza della Fondazione dimostrata in questo episodio non mancherà di essere sanzionata nelle sedi opportune.