DAD, padre in inglese, è il nuovo acronimo coniato nel mondo della scuola: didattica a distanza. Dopo i primi giorni di frenesia in cui docenti e studenti sono stati chiamati dalla contingenza ad una nuova sfida, stimolante ma piena di nuovi problemi da risolvere, siamo ora di fronte a uno scenario nuovo, paventato ma mai davvero preso in considerazione. La chiusura delle scuole si protrarrà più a lungo di quanto inizialmente stimato con ripercussioni su esami di qualifica, stage, modalità dell’esame di maturità.
DAD è un acronimo perfetto: richiamando l’idea di famiglia e il contatto diretto porta a dimenticare il termine distanza che oggi invece si impone ovunque. Vicinanza umana tra docenti e discenti, ricerca dei volti e delle voci che ci permettono di uscire per un’ora dal nostro isolamento forzato. Mai come ora la letteratura piace ai ragazzi: leggere assieme un brano di un classico, impazzire assieme ad Orlando, stare in piedi di fronte alla tomba di Machiavelli assieme a Foscolo, sposare la donna sbagliata assieme a Zeno diventano dei viaggi nella fantasia che ci permettono di gettare lo sguardo oltre la siepe dei nostri isolamenti. Vi è un altro compito fondamentale che la DAD sta svolgendo, come un vero e proprio ‘padre’. Ora siamo noi il loro badge, dice un collega: la scuola sta rivestendo il ruolo fondamentale di mantenere gli alunni legati a ritmi e orari ‘normali’, cercando di allontanare noia, tedio, pigrizia e tutto l’esercito delle ‘tentazioni’ domestiche.
Infine DAD, padre, perchè la scuola di oggi, più che mai scuola ‘in trincea’, si pone un primo fondamentale obiettivo: non lasciare nessuno indietro. Cercare di fornire il necessario a ogni studente, personalizzando, aiutando, fornendo sussidi e materiali fin dove possibile. Come un vero padre il sistema scolastico sta facendo tutto il possibile per non perdere lungo il percorso a distanza nessuno dei suoi figli, nemmeno i meno connessi e i più difficili da tenere vicini.