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Scritto da Redazione
Cultura
11 Giugno 2020

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Lucca, città inconsapevolmente antica, moderna per distrazione. Bellissima senza poterlo troppo nascondere, come invece tende a fare, nascondersi, quasi spontaneamente – ho detto quasi – dentro al suo famoso “garbo” . Un velo sottile di conformismi e movenze tipiche da città che si sente di Provincia, di smorfie camuffate, che coprono non si sa bene cosa, se non altro che una luminosa bellezza da dire piano, senza troppo gridare, con uno strano pudore, quello che mette la mano davanti alla bocca.

Eppure Lucca, è per natura genetica città della musica, dalle numerose dinastie di musicisti (Gemignani, Boccherini, Pacini, e non ultimo Puccini), dai Festival Classisi e Pop Rock (Lucca Classica, Lucca Summer Festival), del teatro di Tradizione dove si lanciò il primo “do di petto” (il Teatro Del Giglio), con importanti Compagnie che hanno fatto la storia del teatro sperimentale italiano, come la Compagnia del Teatro Del Carretto di Cipriani-Gregori- Westkemper.

E allora ecco un “punto di corona” a interrompere il ritmo e a generare davvero “silenzio”.

Anche Lucca bella si è fermata nel Lockdown 2020, Lucca lavoratrice, Lucca borghese e aristocratica, la Lucca “chiusa” nel suo “arborato cerchio” come in un amuleto ipnotico, brulicante di artigianato, commercio e antiquariato sotto le sue folte torri, profumata di cultura francese a seguito delle parentele napoleoniche e marchiata dall’origine romanica con le sue preziosa fondamenta, tutta la sua storia, ancora oggi presente e tangibile ad ogni angolo di strada. Anche la Lucca florida e ridente, e la Lucca che negli ultimi anni ha scalato le classifiche del “disagio”: quasi sempre prima per malati da sindrome depressiva ed uso di psicofarmaci. Ho detto quasi.

Il “disagio” che diventa malattia stavolta si è incarnato del tutto: togliamo il quasi. Ha lasciato emergere il “mondo segreto” di Lucca, una versione di sè spogliata, nuda.

Ne è nato più un racconto fotografico,  un NOSOS ( malattia, disagio), che ha raccolto immagini “normali” della città che diventano facilmente oggetti di “meditazione” ( per citare Wallace e il suo “Il mondo come meditazione”).

Disabitata dalle sue consuete abitudini e libera dalle smorfie,  anche Lucca ha mostrato le sue interiora, lasciando parlare suoni e “interferenze” di altra vita, quella che accade mentre siamo occupati a fare altro.

Nosos è un viaggio fotografico di Giorgio Leone, con i testi di Debora Pioli, i suoni del sound designer Luca Contini, le riprese video di Alessandro Puccini, per conto del team creativo Hermann.

Un gruppo di creativi che non gridano, ma parlano con gli occhi, e continueranno ad entrare dentro i confini del “disagio”, non solo quello del crudele Aprile 2020, ma quello quotidiano, che speriamo possa trovare modi diversi di NON chiedere aiuto. Nosos, no sos.

NOSOS: www.nosos.it

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