I nuovi dazi del 15% imposti dagli Stati Uniti non minacciano tanto il volume delle vendite delle migliori aziende delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa, quanto il loro cuore strategico: la capacità di generare profitti e di conseguenza alimentare gli investimenti. È questa la conclusione principale di uno studio della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest e dell'Istituto Studi e Ricerche che ha analizzato la struttura di oltre 2.700 imprese esportatrici nelle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa. La ricerca, basata su un'analisi econometrica su microdati Istat riferiti al 2023, sfata un mito comune: le aziende che esportano negli USA non diventano più produttive perché vendono sul mercato americano. Al contrario, è vero l'opposto: solo le imprese già dotate di un modello di business più avanzato e di una solida redditività riescono ad affermarsi oltreoceano.
Il vero segreto dei "campioni" dell'export delle tre province non è semplicemente una maggiore efficienza, ma la loro capacità di ottenere margini di profitto più alti. I dazi agiscono come una tassa diretta su questa redditività, erodendo le risorse che queste aziende usano per innovare, investire e creare occupazione sul territorio. Il rischio non è vendere un po' meno, ma diventare strategicamente più deboli.
L'analisi evidenzia specifiche vulnerabilità per ciascuna provincia, colpendo il cuore delle rispettive economie.
A Lucca il rischio è duplice. Da un lato, sono esposti i settori che dipendono moltissimo dal mercato USA, come l'olio e le calzature. Dall'altro, la minaccia colpisce la redditività dei grandi "campioni" internazionali che trainano l'economia locale, in particolare la nautica da diporto (yacht) e la meccanica strumentale (soprattutto i macchinari per l'industria della carta).
Nella provincia apuana l'allarme è massimo dipendendo questa in modo strutturale dal mercato americano, che assorbe una quota elevata della produzione del distretto del marmo. Per le aziende del lapideo, che competono sulla qualità e su margini superiori, un dazio sulla redditività non è un semplice shock, ma una minaccia diretta al modello di business, con potenziali ricadute sull'intera filiera.
Anche a Pisa il colpo arriva su due fronti. Sono a rischio le eccellenze del "Made in Italy" più tradizionale, la cui marginalità è un fattore chiave di successo, come il vino, le calzature, l'abbigliamento e il cuoio. Al contempo, la minaccia alla redditività impatta i poli industriali ad alta occupazione, come il settore delle due-tre ruote e della componentistica auto. Lo studio conclude che per rispondere efficacemente a questa nuova sfida, le politiche di sostegno e le strategie aziendali dovrebbero concentrarsi meno sul compensare i volumi di vendita e più sul proteggere e rafforzare la capacità delle imprese di generare valore, investendo in innovazione, qualità e forza del brand.