Nel corso della conferenza stampa (che si è tenuta oggi sabato 23 maggio in streaming visto l’obbligo di distanziamento per Covid 19) è stato presentato un documento congiunto degli Ordini dei Medici toscani, redatto per garantire una “fase 2” in totale sicurezza, per i cittadini così come per gli operatori sanitari, pesantemente coinvolti dal COVID19.
Nel documento sono state individuate proposte mirate, dal mantenimento della rete di ospedali COVID19 alla mappatura in tempo reale di tutti i contagiati tra gli operatori sanitari: un vademecum di 14 punti con l’obiettivo comune di una “fase 2” in totale sicurezza.
Hanno partecipato alla conferenza stampa: il presidente FTOM, Dottor Lorenzo Droandi (presidente Ordine di Arezzo); il segretario FTOM, Dottor Carlo Manfredi (presidente Ordine di Massa Carrara): il vicepresidente FTOM, Dottor Umberto Quiriconi (presidente Ordine di Lucca); la tesoriera FTOM Professoressa Teresita Mazzei (presidente Ordine di Firenze); il Segretario Nazionale della FNOMCeO Dottor Roberto Monaco (Presidente Ordine di Siena).
Ad introdurre i lavori della Conferenza stampa il presidente dottor Lorenzo Droandi il quale, dopo aver ricordato con commozione i tanti colleghi deceduti a causa del Covid, ha voluto ribadire la delicatezza della fase 2 che stiamo vivendo. Il dottor Carlo Manfredi ha illustrato il documento UNA STRATEGIA PER LA FASE “ENDEMICA” DELL’INFEZIONE DA SARS-CoV-2 (COVID-19).
Nel suo intervento ha ribadito che “la tragedia provocata dalla pandemia di COVID-19 ha coinvolto anche medici e infermieri che hanno perso la vita o si sono infettati mentre erano chiamati a rispondere al dramma dei pazienti con approcci empirici e, spesso, senza le dovute protezioni individuali. E’ una perdita gravissima che non ci potremo mai più permettere. La protezione del personale sanitario è un obiettivo irrinunciabile per avere la meglio sull’epidemia. I medici si sono impegnati al massimo delle loro possibilità con passione, dedizione e generosità mettendosi in gioco di fronte ad una patologa ignota e pericolosa. Hanno dato il meglio perché hanno fatto i medici, cioè la loro professione e la loro vocazione, liberi dagli appesantimenti burocratici e dall’assillo dell’allocazione delle risorse. L’epidemia di COVID-19 obbliga a ripensare il futuro della sanità pubblica dopo aver vissuto una situazione emergenziale alla luce delle esperienze e delle difficoltà affrontate sul campo. La definizione di ciò che prima ritenevamo appropriato per la sanità oggi appare del tutto vecchio e obsoleto. Il modello di azienda sanitaria disegnato sull’equilibrio dei bilanci economici da assestare sempre ad un livello più basso di spesa, anziché su quelli di salute ha mostrato tutti i suoi limiti di fronte alla nuova realtà epidemiologica. Occorre riferirsi a un concetto nuovo di sistema che migliori le professionalità e che guardi al futuro puntando sul territorio con modalità inedite in grado di riportare la sanità al centro del progetto della società civile”.
Il dottor Umberto Quiriconi ha sottolineato come la medicina generale sia stata “profondamente mortificata da questa esperienza nonostante rappresenti una risorsa straordinaria per di più a costo irrisorio. L'epidemia COVID deve essere allora l' occasione per una rifondazione della medicina generale meno burocratizzata, meglio finanziata e consultata”.
La professoressa Teresita Mazzei ha ribadito come “altri cambiamenti importanti dovranno riguardare la riorganizzazione degli Ospedali (tema complesso che nel documento è solo accennato) con ovvie divisioni e corridoi differenti per pazienti Covid e no-Covid. Una riorganizzazione anche a lungo termine per la ripresa in carico di patologie comuni che continuano ad esistere e che dopo un periodo di blackout reclamano assistenza. Non meno importante sarà il supporto psicologico per le tante fragilità da stress che questo difficile periodo ha drammaticamente messo in evidenza: il burnout degli operatori sanitari, quello di cittadini che hanno perso i loro cari o non li hanno potuti seguire ne nella malattia ne in un estremo saluto. Tutto questo ce lo impone il nostro codice deontologico, che ci invita ad offrire ai nostri assistiti un aiuto fisico e morale”.
Il dottor Roberto Monaco, ha ricordato come “l’esperienza vissuta nelle varie regioni ci ha fatto capire che il covid-19 si debba affrontare a livello territoriale. Questo permetterebbe agli ospedali un’organizzazione più fluida non solo verso una maggiore appropriatezza dei ricoveri Covid ma anche per poter programmare una fase 2 che riporti l’attenzione anche verso tutte le altre patologie , che in tempo di Covid non sono andate in vacanza e che necessitano considerazione . Bisogna ritornare a pensare alla prevenzione e per farlo bisogna che il territorio sia attore coprotagonista. I medici di medicina generale, i medici di continuità assistenziale, i pediatri di libera scelta ,tutti i medici del territorio devono avere un ruolo di “sentinella“ per poter intercettare precocemente i bisogni di salute della popolazione e convogliare questi bisogni nei percorsi più appropriati . Sarebbe utile istituire una cabina di regia ospedale/territorio dove i medici ospedalieri e territoriali possano confrontarsi. La Professione in questi mesi ha dimostrato di saper gestire l’emergenza, anche a rischio della propria vita. La Professione è quindi pronta a dare il proprio contributo come protagonista nella ripartenza della fase 2 forte di un codice deontologico e di una passione che non ci ha fatto arretrare nemmeno di un centimetro contro la lotta al virus“.