Oh le belle livornesi fanno un figlio ogni due mesi. Oh le belle livornesi, dalle spalle rotonde, le braccia tornite, la fronte aperta come un davanzale. Proprio come un davanzale sul mare. Non è, tranquilli, opera nostra, ma di uno dei più grandi scrittori che l'Italia del Novecento e non solo abbia mai avuto: Curzio Malaparte e il suo Maledetti Toscani. Già, Livorno come altro, come altra città rispetto a tutta la Toscana dove, a differenza di ogni altra regione, ogni città è completamente diversa dalle altre, in nome e per conto di un campanilismo e di una identità storica e di costume che non conosco globalizzazioni di sorta e rifiutano e respingono ogni tentativo di omologazione e omogeneizzazione.
A Livorno, dove il mare è il mare e il sole il sole, dove, mentre altrove, all'interno, piove o fa scuro, lì, invece, il sole risplende in un cielo azzurro e dove i tramonti, impareggiabili, struggono le esistenze quotidiane di chi si degna di osservarli.
E' così che anche in questa città tutt'altro che bella da quando venne distrutta dai bombardamenti conseguenti alla stolta e disgraziata guerra fascista, il Coronavirus o Covid-19 ha mietuto vittime e seminato timori anche se, è bene dirlo, molto, ma molto meno che in altre località. Paura sì, ma anche sprezzo del pericolo, diffidenza verso i soloni della scienza, fiducia e confidenza con la natura che, a queste latitudini si identifica con la distesa azzurra che bagna le rive e le strade.
Così, non appena il sole si degna di fare la sua comparsa e, per fortuna, ciò avviene abbastanza di frequente, ecco che molti livornesi di scoglio - che la sabbia, sinceramente, la lasciano ai cugini pisani e ai versiliesi - si tuffano in mare nonostante le rigide temperature invernali. E capita, di fronte alla chiesa di S. Jacopo in Acquaviva, ma anche agli scogli dell'Ardenza e ai Tre Ponti proprio ai piedi di Antignano, di vedere signori e signore più o meno attempati e in costume lasciarsi baciare dal sole.
Ci sono, poi, i temerari che si tuffano in acqua come, ad esempio, è avvenuto domenica 27 dicembre proprio di fronte alla Baracchina Bianca e ai Bagni Pancaldi Acquaviva sul viale Italia. Italia, appunto, e mai come in questa città il nome Italia ha avuto maggiore considerazione se si pensa alla meraviglia del viale che costeggia il mare fino all'Ardenza e che è stato battezzato con questo nome. Per non parlare della magnifica, meravigliosa, commovente Terrazza Ciano - ora Mascagni - che i comunisti amaranto, da sempre al potere salvo una brevissima e abortita parentesi grullina, hanno voluto a tutti i costi modificare nel nome dimenticando che la famiglia Ciano, a e per Livorno, aveva fatto molto di più di quanto hanno, poi, prodotto loro.
Ma torniamo al mare e al bagno dei livornesi coraggiosi che, agli occhi degli altri toscani e non solo, appaiono solamente degli sbruffoni incoscienti. Sul molo ci sono uomini e donne di tutte o quasi le età, più gli over 60 che i meno. Arrivano con la borsa o lo zaino, dentro un accappatoio o un asciugamano, le immancabili infradito - i livornesi sono il popolo delle infradito - in testa, se va bene, la cuffia e, poi, via dentro il mare così azzurro e trasparente che più azzurro e trasparente non si può.
Il Covid? Deh, e c'è bell'entrato lì il Covid e così dicendo il livornese indica il mare lì sotto...
La temperatura dell'acqua, dicono, è di 13°, ma sul sito www.meteo.it la misurano con due gradi in più, ma non sappiamo se si tratta di dati attendibili. Fatto sta che è piuttosto gelida, ma appena superato l'impatto, diventa una sorta di seconda pelle che ti massaggia ritemprandoti. Ovvio che bisogna muoversi e il corpo si riscalda subito, il sangue abbandona le estremità del corpo per concentrarsi sugli organi e affluire verso il cuore. La pressione del sangue nelle vene aumenta, si assiste al fenomeno cosiddetto della vasocostrizione a differenza di quando trionfa il caldo e c'è una vasodilatazione.
Ci sono così tante persone che non viene nemmeno in mente l'idea di essere dei folli isolati. Questo è il bello di questa città, dove la follia è quotidianità e dove la quotidianità si scontra e incontra, fondendosi, con la prima. A Livorno non esistono i matti perché, in fondo, un po' matti lo sono tutti agli occhi di chi, invece di vivere a stretto contatto col mare, risiede rintanandosi nelle campagne o sulle colline.
C'è chi resiste pochi minuti e chi, invece, si diletta in lunghe nuotate fino ad arrivare davanti ai Bagni Pancaldi, i bagni che, una volta, erano considerati i più esclusivi e frequentati, soprattutto, ma non solo, dalla buona borghesia cittadina e dove si tenevano balli e feste. Accanto, inutile ricordarlo, l'Accademia navale con i suoi cadetti e, adesso, anche cadette, indossanti la più bella divisa al mondo.
Qualcuno, come noi, che con il nuoto invernale si cimenta di frequente, azzarda ogni volta i 30 minuti e, almeno fino ad ora, non ha mai avuto problemi. Questa volta, effettivamente, anche se fuori c'è il sole, dentro la temperatura si fa sentire. Sott'acqua branchi di salpe di dimensioni anche ragguardevoli, qualche sarago e la solita fauna di scoglio. A proposito di salpe. Vengono considerate un pesce non solo povero, ma anche scarsamente gustoso perché si cibano di erbette e, per questo, pescate poco. In realtà, se eviscerate subito, una volta sfilettate e messe a bagnomaria nell'aceto di vino bianco diventano impareggiabili.
Quando mancano pochi minuti al traguardo della mezz'ora in acqua, ci accorgiamo che, se non fosse uno sport e un piacere e ci pagassero, magari, come fosse un lavoro, resteremmo ancora di più non avendo alcun fastidio. E questo nonostante ci sia chi suggerisce di restare in acqua gli stessi minuti della temperatura dell'acqua.
Una volta in superficie, la sensazione è, davvero, di una scarica di adrenalina incredibile. E naturale. Si sta bene con se stessi e con il mondo. E' come se tutto il superfluo fosse stato accantonato, la testa è di nuovo libera come se avesse ricevuto un resettaggio, i piedi, forse, sono un po' intirizziti, ma il resto del corpo pulsa eccome. Asciugarsi è un rito oltreché una bisogna dopodiché, una volta rivestiti, entrare i Baracchina Bianca e chiedere un cappuccino o un tè caldo ovviamente, rappresenta il top della goduria. Livorno, parafrasando una delle più belle canzoni di Venditti, si discute, ma si ama.