Così piccola la castagna, così grande la castagna: questo è il piccolo frutto della grande tradizione lucchese. Ottobre è il mese in cui tutta la lucchesia celebra la ricchezza e la meravigliosa squisitezza di questo prodotto della natura che deriva da fiori femminili racchiusi da una cupola che si trasforma in riccio. Nell’età antica, nel medioevo, nell’età moderna, nel ‘900 fino ad oggi, la vita delle persone è stata legata a questo “achenio” che, per l’importanza che ha rivestito come fonte principale per l’alimentazione, è stato soprannominato “il cereale che cresce sull’albero”.
Domenica 15 ottobre, alla Pieve di Brancoli, si è tenuta la 55^ edizione della “Sagra del Balloccioro”: nella placida quiete della Brancoleria, che con la sua splendida visuale abbraccia tutta la città di Lucca, fin dalle prime ore del pomeriggio, si è radunata una folla entusiasta di persone, tra cui era presente, come in molte altre occasioni, l’assessore allo sport e territorio, Fabio Barsanti, che non aspettava altro che questo irrinunciabile appuntamento: ovvero il giorno della “Sagra del Balloccioro”, dove bere buon vino, con ballocciori (nemmeno a dirlo), mondine, castagnaccio e necci; il tutto accompagnato da musica per far ballare grandi, meno grandi e piccini. Per dirla in breve, una grande festa.
Enzo Lazzarini, che fa parte dell’organizzazione di questa sagra da oltre 30 anni ha raccontato a La Gazzetta di Lucca: “Questa sagra ha avuto inizio ben 57 anni fa – ha detto –. All’inizio i partecipanti erano poco più di 200 persone, ma siamo arrivati fino a quasi mille e 500 presenze: siamo andati sempre in crescendo; abbiamo sospeso nei due anni della pandemia e adesso siamo al secondo anno dopo la sosta forzata”.
La “Sagra del Balloccioro” richiede, visto l’afflusso imponente di persone a fronte anche dell’esiguità degli spazi disponibili all’accesso, di un cospicuo numero di addetti sia al servizio che alla logistica. “Il comitato che organizza la nostra sagra gestisce, a gruppi, il settore al quale è dedicato - aggiunge Lazzarini - e facciamo riunioni e incontri preparatori per stabilire qual è il sistema migliore per cercare di accontentare tutti”.
Negli anni del primo dopoguerra dalla Brancoleria partivano circa 3mila quintali di farine di castagno che venivano distribuiti su tutto il territorio nazionale, questo per capire la quantità di raccolta e di produzione di questa zona. La diffusione del castagno risale ai secoli X e XI, quando, progressivamente, ha preso il posto occupato dalla vegetazione originaria fatta di cerri e carpini. Ben presto il castagno è diventato essenziale per la vita delle popolazioni locali, tanto da essere definito “l’albero del pane”. Oltre che i frutti, consumati freschi, ma soprattutto essiccati e trasformati in farina, del castagno si utilizzavano le foglie come alimentazione per il bestiame, i polloni (giovani fusti) come paleria per i vigneti, e il legname quale materiale principale per la costruzione di mobili, infissi, travi e solai.
Ma una domanda sorge spontanea, sono tanti i giovani presenti qui alla chiesa di Pieve di Brancoli a far festa con la castagna. Questi giovani porteranno avanti quanto fatto, fino ad ora, da chi li ha preceduti, in termini di eredità storica, per quanto concerne la cultura della castagna e di tutti i suoi derivati? “Su questo sono un po’ pessimista – aggiunge Lazzarini – poiché vedo i giovani lontani, in generale, da tutto quello che è tradizione e cultura; però su questo attribuisco una certa responsabilità anche alle amministrazioni che si sono succedute in questi ultimi tempi e che non hanno saputo valorizzare le campagne e le colline del nostro territorio”.
Nel corso della giornata è stata consegnata alla famiglia del compianto Giovanni Andreini una targa ricordo in memoria di una persona validissima e attiva in tutti i settori, instancabile e sempre presente a questo appuntamento.
“Ci preme ricordare – conclude Lazzarini – che tutto il ricavato della sagra sarà devoluto alla Croce Verde di Ponte a Moriano, ai comitati parrocchiali della Brancoleria che hanno collaborato alla buona riuscita di questa edizione e a tutte le famiglie e le persone bisognose”.
Visto il grande afflusso è stato efficiente il servizio gratuito di navette da Ponte a Moriano. Questa festa, nel suo affascinante gioco di colori e sapori autunnali, di musica, folklore e rinnovo della tradizione popolare, frutto del territorio, conferma quanto sia importante il passato per rendere più lieto e spensierato il presente e, speriamo, anche il futuro.