Dovevano essere, almeno, 16, poi, però, all'ultimo momento, Roberto Perico indimenticabile e indimenticato direttore territoriale di Bpm e Umberto Tenucci, ex presidente Confcommercio e persona di stile unico e inimitabile, hanno dovuto, per cause di forza maggiore, rinunciare. Ma li ripescheremo. Gli altri, quelli che avevano accettato l'invito, c'erano tutti. Dai vecchi, si fa per dire e già partecipi di queste zingarate - oddio, si potrà usare questo termine senza incorrere negli strali del Pensiero Unico Dominante dei Codici Etici previsti dal (dis)ordine dei giornalisti? - ai nuovissimi che, per la prima volta, si avventuravano, inconsapevoli, ma curiosi e entusiasti, nei meandri predisposti da questo giornalista fattucchiere che qualcuno accusa di essere troppo divisivo per poter ospitare si suoi eventi enogastronomici.
Padrone di casa ancora una volta lui, Mirko Citti, chef e coordinatore di eventi all'interno di quella che, a tutti gli effetti, è la residenza principesca di proprietà di Vincenzo Zaffora destinata ad accogliere turisti, commensali, appassionati di quel bel vivere che qui, in Lucchesia, possiede robuste radici. Basta guardare l'ingresso della villa, con il viale affiancato dai cipressi che porta alla mente la strada che da San Guido conduce a Bolgheri, luogo tanto caro a Giosuè Carducci.
Nessuno conosce il menu. Si sa solo che, tra i 14 partecipanti, l'unico che non mangia carne è il promoter Mimmo D'Alessandro, l'anima del Lucca Summer Festival, colui che, la settimana precedente, aveva costretto a spostare l'apuntamento perché il Napoli giocava in Champions League con il Real Madrid e tutti sanno come è andata a finire. A proposito, Mimmo D'Alessandro è appena sbarcato, alle 11 di questo mercoledì 10 agosto, all'aeroporto di Firenze proveniente da Londra dove, oltre ad assistere ad un concerto di Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd, al London Palladium, ha fatto le ore piccole in compagnia del musicista e compositore e altri amici chiacchierando di fronte ad una bottiglia di Sassicaia. Aveva promesso di essere presente alla cena a Villa Cheli è, nonostante la stanchezza, ha mantenuto l'impegno: "Quando sono arrivato a Viareggio - ha raccontato stanchissimo appena giunto a Massa Pisana - avevo voglia di baciare per terra. Viareggio è stupenda, mi è mancata moltissimo rispetto, poi, a Londra dove ho mangiato, tra l'altro, piuttosto male. Il fatto è che Londra resta, comunque, la capitale europea della musica".
Primo ad arrivare all'appuntamento Eugenio Fontana, proprietario della fattoria Buonamico in quel di Montecarlo, un'azienda vinicola che ha raggiunto livelli di eccellenza e che ha conquistato una ampia fetta di mercato grazie a prodotti davvero niente male. Per non parlare, poi, del suo ristorante, sempre all'interno della fattoria, un regno enogastronomico con tanto di suites a disposizione di chi vuol godersi la campagna lucchese. Con sé, nemmeno fosse uno dei re magi, Fontana ha portato un regalo graditissimo, una bottiglia doppio magnum da tre litri de Il Fortino, annata 2013, un vino con unico vitigno Syrah, creato da uve provenienti dalla vigna di Syrah più vecchia d'Italia datata 1964. Un gigante che, una volta aperto, ha riservato sorprese indicibili con profumi e sapori che hanno deliziato olfatto e gusto dei fortunati commensali ad eccezione del veterinario dottor Alessandro Bianchi astemio da una vita.
I fanali enormi del suo Lamborghini Suv hanno annunciato l'arrivo di Italo Fontana, fondatore di U-Boat, la marca di orologi tra le più conosciute al mondo, una vera e propria eccellenza lucchese che è sempre più vicino al Lucca Summer Festival e al suo ideatore Mimmo D'Alessandro. Se son rose, lo abbiamo già scritto, fioriranno. Nel frattempo, con lui, anche l'amico e suo commercialista Andrea Taddeucci, tifoso milanista accesissimo, persona simpatica e, ormai, di casa in queste serate da... si fa per dire, scavezzacolli. Italo, Mimmo, Andrea e chi scrive hanno un obiettivo che va al di là delle riunioni conviviali e che, ogni volta di più, cementa un sodalizio che potrebbe riservare interessanti proposte.
Natale Mancini avrebbe dovuto essere in consiglio comunale per assistere alla seduta alla quale ha preso parte l'assessore e moglie Paola Granucci, ma, all'ultimo momento, ha optato per una cena tra amici e, con sé, ha portato il primario di cardiologia dell'ospedale San Luca, un'altra eccellenza lucchese ormai da vent'anni sia pure originaria di Ostuni, Francesco Maria Bovenzi. Quest'ultimo ci è apparso in grande spolvero, molto più di questa estate al Summer quando lo avevamo visto o così ci era parso, affaticato. Invece confessa che è dovuto farsi venire a prendere dall'amico Natale perché nel pomeriggio, in sala operatoria, durante un movimento, ha avuto un improvviso mal di schiena che lo ha, praticamente, immobilizzato. Si è ripreso, fortunatamente, a serata inoltrata confermandosi elemento di compagnia, simpatico, buon degustatore di vino - 'Se il vino fa male? Direi che bevuto occasionalmente no, importante, come al solito, è non eccedere. Rosso meglio che bianco' - altrettanto amante della buona cucina. Ci ha fatto dono di uno splendido cuore di marmo di Carrara che abbiamo apprezzato particolarmente. Lo ha visto e se ne è innamorato anche Italo Fontana, cosicché Bovenzi ha subito annunciato di averne uno ad hoc per lui.
In questi ritrovi persone che non si conoscono o che a malapena si era incontrate in qualche circostanza ufficiale, mettono da parte ogni riserva e si lanciano in nuovi contatti che sono forieri di altrettanti scambi di carattere umano. Siamo, in fondo, esseri umani che hanno bisogno di emozioni e contatti per sopravvivere in un mondo sempre più isolato e freddo. Diciamo che queste cene contribuiscono a far nascere momenti di cameratesca consuetudine: oddio, cameratesca? Sarà mica che ci denunciano per apologia di fascismo?
Come entrée ecco una focaccina particolarmente condita e saporita, con un bel po' di origano a guarnizione. Accompagnata da un Franciacorta Romantica Brut 2018, ancora provvisto di un finissimo e attivissimo pérlage dal colore caldo e dal sapore meraviglioso. A tavola, poi, sarà la volta, del Romantica Satén e, infine, del Romantica Rosé. Grande azienda in località Passirano in provincia di Brescia.
Alessandro Bianchi, impeccabile come sempre, siede al tavolo in mezzo a Natale Mancini e al professor Enrico Castellacci, vicino a Mimmo D'Alessandro dal quale si abbevera ai racconti sul gruppo rock preferito che, guarda caso, è proprio quello dei Pink Floyd. Dicevamo Castellacci. Questa volta il professore, ex medico della Nazionale italiana campione del mondo nonché ex medico sociale, in gioventù, della Lucchese, ha dato il meglio di sé. Non che non lo faccia in genere quando è a cena con gli amici, ma questa volta, dopo aver mangiato e bevuto sempre con moderazione come è nel suo stile, si è lanciato in una sorta di One Man Show dilettandosi nella sua materia preferita che, oltre alla medicina, è la filosofia e, successivamente, raccontando aneddoti sportivi e calcistici che hanno aperto uno squarcio nell'ignoranza di noi comuni mortali.
Sì, perché dovete sapere che Enrico Castellacci è una persona non solo squisita ed educata come poche, ma è anche un abile e piacevole conversatore che, quando parte, difficilmente si riesce a fermare proprio per lo spessore delle cose che argomenta. Appassionato lettore di Aristippo, filosofo greco antico, fondatore della scuola cirenaica, pare addirittura più gaudente dello stesso Epicuro di cui fu un antesignano, il professor Castellacci, fumando all'esterno uno dei suoi immancabili sigari toscani, ha intrattenuto gli astanti spiegando come la vita, a pensarci bene, viene vissuta solamente attraverso le emozioni: Ci sono giorni che si ricordano solamente per emozioni come questa di stasera, perché l'uomo vive se si emoziona, se prova qualcosa, altrimenti, e lo sperimentiamo spesso, ci sono giornate che nemmeno ricordiamo di aver vissuto e questo proprio perché sono le emozioni che rappresentano il sale e l'essenza stessa della vita. Quest'ultima, senza emozioni, non è niente. Gli si può dare torto?
Enrico Castellacci è, per noi e lo abbiamo ribadito, più che un fratello. Se chiamasse, anche fosse in cima al mondo, proveremmo a raggiungerlo. E proprio una cosa del genere gli capitò, ha raccontato, tanti anni fa, quando era ancora un giovane medico sociale della Lucchese di Egiziano Maestrelli e Aldo Grassi rivelazione del campionato cadetto: Era notte fonda, stavo dormendo. Squilla il telefono e rispondo. Era il presidente Maestrelli tutto agitato che mi disse che dovevo assolutamente fare qualcosa per salvare sua figlia che aveva avuto un bruttissimo incidente. Cerai di calmarlo e di farmi dire dove si trovasse, ma lui niente, come se non mi ascoltasse, continuava a dirmi che era gravissima e che solamente io potevo salvarla e che dovevo alzarmi e andare subito da lei. Ero piuttosto perplesso, non riuscivo a capire esattamente né cosa né dove fosse accaduto, ma, finalmente, alzai la voce e gli dissi che andava bene, sarei andato, ma che almeno mi dicesse dove. Al Polo Artico mi rispose. Restai basito, ma ci andai. Quando arrivai all'aeroporto di Rovaniemi, in Finlandia, mi resi davvero conto che eravamo al circolo polare artico e la figlia di Egiziano era stata investita in lettiga da un camion e aveva subìto fratture ovunque. In un certo senso polsso dire che, effettivamente, gli salvai la vita perché i medici non si erano accorti che aveva un polmone andato a causa delle fratture e se l'avessi fatta salire sull'aereo per portarla in Italia e operarla, sarebbe morta e non sarebbe mai arrivata a destinazione. Così la feci sottoporre agli esami necessari che confermarono i miei timori quando avevo visto che respirava con difficoltà, e rimase lì per un mesetto. Quando rientrò, dovette sottoporsi a sei o sette interventi chirurgici per le fratture che aveva patito.
Chef Mirko non si smentisce e propone, come avvio della tavolata, una pappa al pomodoro rivisitata con corallo di pane alla curcuma, burrata e basilico fritto. Favolosa al punto che, sfacciatamente e come ci è solito fare, ne ordiniamo un vassoio da dedicare a chi, come noi, non può non concedere il bis, ma anche il ter. Gradiscono tutti ed effettivamente la pappa al pomodoro è così delicata che il pane nemmeno si avverte. Subito dopo, ecco il baccalà su cipolla di Tropea caramellata all'anice stellato: mamma mia anzi, pancia mia fatti capanna.
Oltre a Mimmo D'Alessandro che ha scelto pesce invece che carne, anche Marco Simonetti, il nostro dentista preferito e lo stesso Enrico Castellacci hanno optato per questo privilegio. E, così, eccoti il Mirko Citti arrivare per loro tre con altrettanti piatti contenenti polpo su crema di patate rosa e, a quanto pare, è una delizia. Peraltro il professore, che conosce bene Mirko sin da quando era al ristorante Damiani sul viale Europa a S. Concordio, confesserà a fine pasto di aver riscoperto sapori che ha ricordato essergli familiari anni fa. La passione di chef Citti c'è e si vede, ma Castellacci si arrabbia e parla proprio di bravura: diciamo entrambe le cose. Fu proprio Castellacci a rimettere a posto, una notte dopo un incidente in moto davanti al ristorante Damiani, la povera clavicola del cuoco che glielo ha ricordato con affetto e gratitudine. Aggiungendo che, il mattino dopo, con la clavicola immobilizzata, era già a fare il pane al ristorante. Se non è passione questa...
Dicevamo del nostro dentista preferito Marco Simonetti, contitolare con l'amica Rosaria Sommariva dello studio Apollonia a Porcari. Al secondo gettone di presenza e sempre una bella persona che sa stare in compagnia e che, tra l'altro, questa volta si trova di fronte una sua vecchia conoscenza, Matteo Benigni presidente del Basket Club Lucca, l'ultimo ad arrivare, ma ampiamente giustificato per una riunione di lavoro durata oltremisura. Simonetti è un grande appassionato di pallacanestro e suo figlio ventenne milita nella formazione degli Sky Walkers, l'altra società di basket lucchese nella quale, tra l'altro, militano molti ex atleti Bcl. In entrambi i casi e con le dovute proporzioni, si tratta di due splendidi esempi di come lo sport riesca a fare breccia anche grazie alla passione - e siamo sempre lì! - e all'iniziativa della gente comune. Marco Simonetti è una persona che sa ragionare e non si lascia mai andare a considerazioni senza prima aver approfondito ogni questione. Non si parla di politica né di attualità, ma conosciamo la sua oggettiva calma e qualche volta, in tempi di pandemia, abbiamo avuto a che ridire, sempre nel reciproco rispetto. Del resto lui ci conosce, ormai, da tempo e ci accetta così come siamo. C'è anche il tempo per un caro ricordo di Ugo Vincenzini ex dirigente di basket, livornese e di Camillo Auricchio, imprenditore ed ex socio di ArcAnthea, entrambi per ragioni differenti emigrati in Bahrein e, per quanto ci riguarda, mai più sentiti e ce ne dispiace. Benigni e Ugo Donati, vice presidente BCL, sono gli autori, con altri personaggi della pallacanestro di casa nostra, del salvataggio del basket a Lucca. Glene dobbiamo essere grati.
Alessandro Di Gennaro è un nostro caro amico ed una new entry che, in questa circostanza, abbiamo affiancato, visto i comuni natali, a Mimmo D'Alessandro il quale, però, a chi gli dice che è di Napoli replica dicendo che lui è vesuviano nel senso che è nato e cresciuto proprio sotto il vulcano che tanti danni causò nell'antichità. Mimmo spiega anche che non è assolutamente pericoloso stare dove sta lui e dove abita la sua famiglia per il semplice motivo che, quando il vulcano si arrabbia, il prodotto della sua incazzatura lo scavalca e finisce molto oltre. Sarà... Di Gennaro è nato e cresciuto nel rione Sanità, uno dei più popolari della città partenopea, dove se sei sveglio sopravvivi altrimenti è un po' più difficile e probabile che tu debba emigrare altrove. Simpatico, modesto, generoso, è il responsabile delle vendite per la multinazionale americana Mc Culligan, azienda leader nel trattamento dell'acqua. Quando si esprime in napoletano stretto è una meraviglia ovviamente incomprensibile ai più.
Alla nostra sinistra che non sappiamo essere quella del padre o quella del figlio, sta un amico come Federico Lanza, al suo primo 'assaggio', uno che ci conosce per averci frequentato nel luogo dove si scatenano i peggiori, ma anche i migliori, a volte, istinti dell'essere umano: il campo di calcio. Era il numero 8, il centrocampista dotato di buona tecnica che aiutava la squadra dei giornalisti, lo Scoop degli anni Novanta, a vedersela con altre compagini impegnate in tornei o anche campionati Acli o Aics non ricordiamo bene. Una volta, poiché avevamo il vizio di parlare troppo anche sul terreno di gioco, ci guardò negli occhi e, durante una fase di gioco, ci urlò che se avessimo aperto un'altra volta la bocca se ne sarebbe andato dal campo. Silenzio assoluto ovviamente perché non potevamo restare in dieci. Ora è a capo di una catena di negozi di calzature che spazia da Lucca alla Versilia, i più gettonati a dirla tutta. Questa stagione estiva che sembra non finire mai lo sta un po' rallentando nelle vendite di inizio stagione, ma, come al solito, è al pezzo insieme alla moglie che inviteremo alla prossima cena only for women. Lanza, fortunatamente, non è astemio. Anzi. Ama il vino e il buon cibo e anche i viaggi. Il nostro medico veterinario Alessandro Bianchi è uno spettacolo. Appena arrivato si è salutato con Giorgio Lazzarini che conosce, immaginiamo, per motivi di carattere politico e anche perché quest'ultimo ha vissuto per una ventina d'anni in quel di Altopascio, città decisamente di frontiera e tutt'altro che, almeno per noi, ospitale, ma sicuramente in grado di aver partorito personaggi di robusto livello professionale e non soltanto. Bianchi, ormai, è di casa a queste cene per scapoli (pochi) e ammogliati (la maggioranza). Ama ascoltare e interviene con pacatezza. Conosce tutto e tutti per via di quel mestiere che gli rende amici e clienti tutti coloro che amano i nostri amici cani e gatti, ma non soltanto. A proposito, pare che l'Andrea Taddeucci, al quale abbiamo affidato parte delle nostre, magre, finanze, sia intenzionato ad accontentare il figlio che gli chiede un cane da tempo. E chi meglio del Bianchi può aiutarlo nell'impresa?
Giorgio Lazzarini è il figlio dell'ex sindaco di Lucca Giorgio, un democristiano - quando i democristiani, a Lucca e non solo, contavano qualcosa - con venature di sinistra, amato e rispettato da tutti i lucchesi. Commercialista, governò Lucca in tempi in cui noi, che a Lucca eravamo arrivati da poco, ci occupavamo solamente di cronaca nera. Buon per noi e anche per lui, anche se a La Nazione la politica era una questione che non avrebbe mai potuto essere affrontata come lo fa, oggi, la Gazzetta.
Giorgio è il presidente del teatro del Giglio, un presidente decisamente migliore rispetto a qualcuno che, lustri fa, governarono il Giglio. E' un uomo che ama fare un passo dopo l'altro, che osserva, che legge, che studia, che impara, che chiede. E che, soprattutto, è riservato quel tanto che serve e quel tanto che basta. Lettore della Gazzetta, ne ha sempre apprezzato l'indipendenza e il carattere ribelle. Quando lo abbiamo incontrato per la prima volta, ci disse se, per caso, ci fossimo spenti. Sbagliava evidentemente. Per tutta la sera ha disquisito con Mimmo D'Alessandro di musica e altro, ma noi, lontani e a capotavola, non li abbiamo seguiti. Il Bianchi è stato buon ascoltatore e ci ha, poi, aggiornato, deve essere stata una bella discussione.
Paccheri all'astice per il terzetto di privilegiati e tortello al ragù di anatra selvatica per tutti gli altri. Inutile aggiungere che non c'è stata alcuna protesta, ma, anzi, consenso unanime. La Jereboam da tre litri di Eugenio Fontana ha perso di peso e di vino in maniera progressiva e a mano a mano che i commensali se lo versavano nei calici. Favoloso e noi che siamo ignoranti in materia, lo abbiamo degustato con un godimento pazzesco. Prediligevamo i bianchi, adesso non riusciamo a fare a meno dei neri. Pardon, dei rossi. Già, perché il Simonetti racconta che in terra di Lucchesia il vino non bianco veniva sistematicamente chiamato nero perché di rosso nessuno ne voleva sapere. Ora i tempi sono purtroppo cambiati. In peggio. Almeno non per il vino.
Il secondo vede spuntare nelle mani dello staff del ristorante, tutti bravi ed efficienti, un filetto di manzo tenero come il burro al battuto di salvia e rosmarino con ristretto di Chianti mentre i soliti tre moschettieri si sono visti giungere sul piatto un enorme fritto di calamari e gamberi con verdure croccanti. Tanta roba. Mirko Citti ci tiene a specificare che, con un fritto così, anche a cena, si può andare a casa tranquilli perché non ci saranno problemi di digestione e di sonno. Ha ragione.
Infine, anzi, per penultimo, ecco il déssert, un tiramisù senza uovo e mascarpone con pavesino croccante e polvere di bronzo alimentare. Abbiamo declinato l'invito perché i dolci ci servono solo quando siamo preda di mancanza di affetto e, ormai, alla nostra non più tenera età, anche questo è un bisogno che riusciamo a gestire abbastanza bene.
La conversazione brilla, appaiono i sigari toscani e proprio la sera in cui non c'è Luca Piattelli, presidente del club degli amici del sigaro toscano e uno che, con sé, immancabilmente, porta sempre una dose ragguardevole di sigari per gli adepti. Sei persone che fumano il sigaro è un record su 14 partecipanti all'evento. L'atmosfera si addolcisce, c'è voglia di starsene in santa pace e, come non ci stancheremo mai di ripetere ai sordi del Nuovo Universo che non hanno sufficiente quoziente intellettivo per comprenderlo, in un mondo sempre più freddo c'è bisogno di amici che ci riscaldino.
Grazie a Mirko Citti, chef e intrattenitore che, per chiudere, si diletta con una bevanda da favola che, probabilmente, avrà sperimentato nelle sue notti interminabili in Versilia: Digestivo di sambuca, rum, caffè, scorza di limone e alloro infuocato. Azz... non sarò il mitico ponce alla livornese, ma gli si avvicina parecchio.
Foto per conto nostro