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Giovedì 28 Novembre 2024
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Scritto da irene decorte
Piana
04 Giugno 2024

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Tutti i posti a sedere occupati e un affollarsi di persone in piedi, persino fuori dalle porte: questa la situazione della sala parrocchiale di Capannori in occasione del confronto di ieri sera circa l’impianto di Salanetti, che ha attratto una vasta gamma sia di capannoresi che di porcaresi.

Protagonisti del dibattito i tre candidati a sindaco: Paolo Rontani del centrodestra, Nicoletta Gini di Capannori Popolare e… una sagoma bianca con un punto interrogativo al centro. Questo simpatico stratagemma, anche se leggermente acre, è stato trovato per sostituire il candidato del centrosinistra e attuale assessore all’ambiente Giordano Del Chiaro, che aveva annunciato la sua non partecipazione a quella che aveva definito “una farsa messa in piedi dai sostenitori del centrodestra di Capannori e di Porcari”. Una situazione che ricorda vagamente quella del confronto fra i tre candidati al comprensivo Don Aldo Mei di San Leonardo in Treponzio lo scorso 9 maggio, disertato da Rontani che l’aveva definito “una manovra elettorale”.

Vorrei che in questa serata non ci fosse il tifo da stadio: stiamo parlando di un argomento importante che determinerà problemi di salute e di portafoglio per tutti, da Ruota a Matraia- ha esordito il moderatore della serata, Liano Picchi, con un invito non rispettato fino in fondo dai presenti, comprensibilmente coinvolti dall’argomento- Io non emetterò commenti personali, ma come ho sempre fatto mi limiterò a leggere ciò che enti e scienziati hanno scritto in merito, riferendomi ad atti e documenti che a richiesta ognuno potrà avere”.

Picchi ha dunque cominciato esponendo la protostoria dell’impianto di Salanetti, che comincia nel 2003 per volontà della società Fater, joint venture paritetica tra Gruppo Angelini e Procter & Gamble, “mamma” di prodotti come Pampers, Lines e Tampax: “Stanno venendo fuori forti resistenze all’uso dei pannoloni, dei pannolini e degli assorbenti, in quanto contengono sostanze dannose: queste multinazionali dal 2003 cercano strumenti per evitare che non vengano più prodotti- ha spiegato Picchi- Ma cosa contengono i pannoloni e gli assorbenti in generale? PCP, grifosato e, soprattutto, i FAS, che da tempo mettono in grave difficoltà il nord Italia dove ci sono falde già irrimediabilmente inquinate da questi inquinanti eterni, come sono chiamati. Si stima che già quattromila morti siano riconducibili a questo”.

L’impianto di Salanetti in che modo intende trattare queste sostanze? “Questa grossa lavatrice, come la chiamano i suoi fautori, non fa altro che portare ad elevate temperature questi prodotti che sono intrisi di fluidi umani, potenzialmente patogeni e che quindi vanno portati a temperature oltre i 200 gradi, per cui saranno necessari un milione e 200mila metri cubi di metano annuo- ha spiegato il moderatore- Dopo di che, li sbriciolerà in migliaia di particelle. Ma il depuratore sarà in grado di intercettare questi FAS? Noi l’abbiamo chiesto con PEC ad Acquapur: ci hanno risposto che l’impianto non è specificamente progettato per il trattamento e l’abbattimento di questi FAS. Questo vuol dire che non c’è speranza di poterli trattare: finiranno in quei fossi che i contadini d’estate usano per irrorare i campi, e ce li ritroveremo attraverso il ciclo alimentare; un’altra parte finirà nella falda, per cui il problema da locale diventa generale. Ma non solo: Acquespa, la società che detiene il controllo delle reti fognarie, ha tra Salanetti e il depuratore aperti tre sfioratori, attraverso cui, quando piove di più, per evitare che il depuratore vada in sovraccarico butta le sostanze direttamente nei fossi vicini: quell’acqua la bevono da Ruota a Matraia, ma anche in tutta la Valdinievole”.

Lo stesso proponente dell’impianto, Reti Ambiente, ammette che lo stesso provocherà disagi alla popolazione locale: tra questi disagi, ruolo di spicco ha la componente odorigena, che rischia di avere effetti dannosi sulla salute, sulla qualità di vita e anche in forma di deprezzamento delle case. “Tre dirigenti del comune di Capannori del settore ambiente e urbanistica hanno scritto che l’impianto potrà creare un impatto odorigeno, che interesserà il 50 per cento della popolazione ricadente su ampie aree sia del comune di Capannori che di Porcari: capite bene che Porcari si è opposto non per fare la guerra a Capannori, ma per tutelare i cittadini”, ha ripreso Picchi.

Ma non è tutto: oltre al fatto che Reti Ambiente comunica anche che il progetto in esame non risulta conforme al regolamento urbanistico e al piano strutturale vigente, e che anche se è stato detto che non ci sarà consumo di nuovo suolo tremila metri dei settemila dell’impianto dovranno essere edificati, il fatto che Picchi ha presentato come il più grave è che, come gli stessi funzionari del comune riferiscono, la zona dell’impianto ricade in un’area ad alta pericolosità per alluvioni frequenti. “Vi immaginate, visto che quella zona si è allagata tre volte dal 2000, un metro d’acqua e diecimila tonnellate di pannoloni che galleggiano con i loro effluvi? Il rischio di alluvioni si potrebbe eliminare solo rialzando il tutto di due metri, ma questo comporterebbe un aumento di rischio per tutte le altre attività- ha affermato Picchi- I politici si sentono esenti dalle comuni normative in senso urbanistico e idrogeologico, e si meravigliano quando la gente le invoca? Si sentono sopra tutti?

Quando sarò sindaco, non firmerò mai un atto che vada nel senso della realizzazione dell’impianto- ha dichiarato a questo punto con forza il candidato sindaco Paolo Rontani- Dopo 20 anni da amministratore, mi sono stancato di vederci proporre progetti calati sistematicamente dall’alto, e un progetto del genere grida vendetta perché non c’è stato il coraggio e l’umiltà di coinvolgere la cittadinanza”.

La questione di Salanetti va oltre quella dell’impianto: è una zona che è sempre stata iper-sfruttata e viene ancora una volta utilizzata per dare sfogo alle manie di profitto di alcune aziende; sappiamo bene che il mercato dei rifiuti è quello più grosso in questo momento storico”, ha aggiunto la candidata Nicoletta Gini.

Con tutti i disagi ambientali che ci sono, ha ripreso Liano Picchi, almeno ci dovrebbe essere un vantaggio di costi. “Siamo andati a vedere il bilancio dell’azienda Fater a Spresiano e abbiamo visto che, stranamente, da due anni il bilancio è zero- ha dichiarato però Picchi- Quando il sindaco di Capannori ha chiamato in teleconferenza in consiglio comunale l’amministratore e ha chiesto se l’impianto funziona o no, lui ha preso tempo e solo dopo 17 minuti ha ammesso che sono due anni che ha smesso. Quindi, noi prendiamo un impianto sperimentale, che dal 2003 sta facendo delle prove, nel 2019 è passato a scala industriale e nel 2020 ha chiuso. Io ho fatto personalmente questa domanda a Giordano: tu compreresti mai un’auto nemmeno da 15 milioni di euro, che è il costo dell’impianto, ma da diecimila euro, che non ha mai funzionato bene e da due anni non viene più prodotta? Ma visto che sono soldi pubblici, e i danni non li paga mai nessuno, va bene. E sì, sono soldi del PNRR, ma vanno restituiti e già cinque milioni di euro devono finire in tariffa”.

Picchi ha poi rievocato l’intervento di Legambiente, che si è espressa nettamente a favore della validità dell’impianto; salvo poi scoprire che c’è un legame economico e commerciale tra Legambiente e Procter & Gamble. “Un vecchio detto medievale dice di non chiedere all’oste la qualità del vino. Qui c’è tutto un insieme di persone che si danno ragione tra di loro, e poi scopri che sono legati da un filo comune: è umano non fidarsene”.

Picchi è passato poi all’esposizione del secondo documento della serata sottoposto al giudizio dei candidati sindaci intervenuti: la dichiarazione del general director di Zero Waste Europe, società preposta alla sovrintendenza di tutti i ricicli e recuperi di materie seconde in Europa, interrogato circa l’efficacia e la funzionalità dell’impianto. “È logico riciclare invece di bruciare- ha dichiarato così Joan Marc Simon- Attualmente, però, non è economicamente fattibile avviare il riciclo dei pannoloni, come ha dimostrato l’esempio dell’impianto a Treviso: i pannolini sono costosi da raccogliere e da trattare e i ricavi non compensano nemmeno i costi di trattamento”.

Mi chiedo perché si sia voluto investire su qualcosa del genere quando da anni è urgente e necessaria la questione della chiusura del ciclo dei rifiuti e del compostaggio, e non piuttosto sulla diffusione di strumenti riutilizzabili e sulla prosecuzione dell’educazione collettiva alla raccolta differenziata- ha osservato Gini- Penso che la risposta sia legata ai fondi del PNRR, che da almeno quattro anni si ripete che vanno spesi, ma non si creano dei progetti reali che permettano veramente di portare un vantaggio sul territorio. Questo progetto non porta veramente in direzione di un futuro sostenibile”.

A questo secondo documento ha replicato anche Rontani, concentrandosi in particolare sull’aspetto economico: “Perché Capannori e Porcari devono sopportare quello che finora nessuno ha voluto?- si è domandato- E quale azienda prima di dare le gambe ad un progetto acquista un fabbricato, come se battezzassero un bimbo prima della nascita? Forse sotto c’è qualche assicurazione”.

Sulla stessa considerazione di Rontani è tornato anche Picchi, che ha notato come la nostra sia una zona di intenso riciclaggio e che di questo paga il conto, soffrendo di sostanziali problemi sanitari: “Conviene davvero aggravare la situazione?- ha domandato con enfasi- Ci dobbiamo sentire egoisti se non smaltiamo qui i rifiuti di cinque province toscane e oltre? Per me questo non ha logica”.

L’ultima questione principale affrontata nel corso della serata è stata condensata in una domanda tanto circostanziata quanto significativa: a chi giova tutto questo? “Il guru Ercolini afferma che con questo progetto noi aumentiamo di quattro punti nella classifica dei più bravi in Italia per queste tematiche; ma questa classifica chi l’ha tirata fuori per primo? L’ex presidente di Ascit, Alessio Ciacci. Che è stato rimosso dall’anticorruzione- ha dichiarato Liano Picchi- Lui da presidente di Ascit a Capannori faceva conferimenti senza gara d’appalto ad un’azienda di Massa, la Cermec, di cui era amministratore unico. Noi lezioni da gente così non le prendiamo”.

Ai candidati è stato allora chiesto cosa faranno circa il progetto in caso di elezione: dopo l’intervento abbastanza standard di Rontani, che ha ribadito la sua netta contrarietà all’impianto e stigmatizzato le contraddizioni interne all’attuale amministrazione, è stata la volta di Nicoletta Gini, che si è lanciata in una vera e propria filippica contro l’impianto stesso, ma anche contro il centrodestra.

Tutto quanto è stato detto stasera è vero per l’impianto, ma anche per gli assi viari: non capisco la contraddizione interna al centrodestra per cui su questi si vuole accelerare- ha esordito- La prima dichiarazione legata alla realizzazione dell’impianto di Salanetti risale all’agosto 2023: da allora l’opposizione cosa ha fatto rispetto al progetto? Nel dicembre 2023 è stato votato il piano intercomunale in cui si è parlato dell’ampliamento dell’area produttiva e dell’isola ecologica di Salanetti: perché nessuno ha parlato dell’impianto? Perché in consiglio comunale nessun consigliere di opposizione ha detto nulla? In 20 anni, di Salanetti non è importato niente ha nessuno. Questo progetto è fatto con i piedi, senza gli studi adeguati: bisogna accantonarlo e lavorare ad un impianto di compostaggio, o continueremo a parlare delle stesse cose senza risolvere niente”.

La serata si è chiusa, dopo il ringraziamento di Picchi ai cittadini intervenuti per il grande senso civico da loro dimostrato, con la promessa di entrambi i candidati, in caso elezione non a sindaco ma a consigliere comunale, di impegnarsi a chiedere un consiglio comunale aperto sul tema.

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