"Si stima che in tutta l'Area vasta Toscana nord ovest siano oltre 20mila le persone affette da un disturbo cognitivo o da demenza. Di questi, i casi censiti sono almeno 15 mila, di cui circa 5 mila seguiti direttamente dagli ambulatori delle aziende sanitarie. Ecco perché è necessario potenziare i servizi per dare a tutti i pazienti una risposta efficace".
E' quanto afferma Renato Galli, responsabile dell'area Patologie cerebro-cardiovascolari dell'Azienda USL Toscana nord ovest e direttore della Neurologia dell'ospedale "Lotti" di Pontedera.
Galli ha coordinato il seminario "I centri per i disturbi cognitivi e le demenze - CDCD" che si è svolto il 24 maggio, all'auditorium del centro sanitario di Capannori, di cui ha curato la segreteria scientifica, mentre la segreteria organizzativa è stata curata da Marco Vista, direttore della Neurologia di Lucca, e da Monica Bandoni, animatrice di formazione dell’ASL Toscana nord ovest.
"Nei centri cooperano varie professionalità che lavorano in equipe: dal neurologo al geriatra, dallo psichiatra al neuropsicologo, dagli psicologi agli infermieri. Il nostro obiettivo, grazie ai finanziamenti del Progetto Demenze della Regione Toscana, è uniformare il funzionamento dei Cdcd su tutto il territorio. Abbiamo, per esempio, cercato di dotare ogni zona distretto di un'offerta di ore di psicologo con competenze neuropsicologiche per poter snellire le liste di attesa per questa valutazione e abbiamo poi investito molto in strumenti informatici, con l'obiettivo di mettere in collegamento ogni centro non solo con gli altri Cdcd, ma anche con i medici di famiglia, con i medici delle cure primarie e con le Rsa".
"Il seminario è servito a fare il punto sul grado di implementazione del servizio su tutto territorio dell'Area Vasta, dove sono presenti dieci Centri, uno per ogni zona distretto. Professionisti e operatori si sono confrontati sull'evoluzione della rete, sul ruolo dei medici di famiglia, sulle criticità e sui progetti futuri".
"Oggi questo tipo di aggiornamento è fondamentale - aggiunge Galli - perché nei prossimi anni, oltre alla sfida organizzativa, saremo di fronte ad una vera e propria rivoluzione dell'approccio alla cura delle demenze. Saranno infatti disponibili nuovi farmaci in grado di modificare il decorso della malattia. Penso agli anticorpi diretti contro la proteina tau e contro la proteina amiloide, la cui deposizione nei neuroni è ritenuta essere la causa del processo degenerativo. A quel punto dovremo porci la questione di come selezionare i pazienti e di come gestire il percorso per la somministrazione di questi farmaci. Sono questi i temi su cui dovremo essere pronti”.