Buongiorno Petrini. Com'è stato il risveglio dopo aver conseguito il risultato di essere divenuto consigliere comunale a Capannori?
Buongiorno a lei. E' stato un risveglio agrodolce, ma direi, soprattutto, sereno. "Agro" per il risultato elettorale che ci ha visti, anche a sto giro, posizionati tra i banchi dell'opposizione. Mi pare superfluo e inutile festeggiare troppo per le preferenze prese o per il risultato ottenuto. Le vittorie di Pirro le lascio ad altri. "Dolce", in parte, per il risultato ottenuto a livello personale. Un risultato che non era scontato, soprattutto dopo tutto quanto successo e dopo una campagna elettorale dove mi sono trovato pressoché solo contro tutti. O meglio, tutti (o quasi) contro me. E con tutti non mi riferisco agli avversari, alla sinistra. E sa perché? Perché a marzo ho deciso di dire "basta". E per alcuni, da potenziale agnello sacrificale (diversi personaggi non aspettavano che questo: per mesi hanno guardato altrove e a metà marzo mi ritenevano magicamente il cavallo vincente) sono allora diventato capro espriatorio. Ma soprattutto "sereno", come le dicevo. Perché riflettendo sulle scelte fatte e sulle decisioni prese, sono fiero di me stesso e sono fiero delle persone che mi hanno affiancato in questo percorso. Sono sereno perché sono consapevole di poter camminare a testa alta, di potermi guardare allo specchio e dire "Bravo, Matteo. Sei andato avanti per la tua strada, con i tuoi valori, con i tuoi principi e con la tua coerenza". E mi fa piacere che questo sia comprovato anche dai tanti capannoresi che incrocio per strada o che mi scrivono.
Sia onesto: ha pensato anche solo per un attimo che al posto di Paolo Rontani, letteralmente, massacrato a suon di preferenze, ci sarebbe dovuto essere lei?
Mi consenta una premessa. In un mondo (quello della politica) dove si sprecano le sentenze e si elargiscono le colpe senza troppo rispetto per le persone, voglio ringraziare Paolo Rontani per quanto fatto. E voglio che sia chiaro che le responsabilità della sconfitta sono condivise. Facile, come ho sentito da alcuni, dare la colpa al candidato. Sappiamo che l'analisi non è così banale. E se continuiamo con questo pressapochismo, siamo destinati all'oblio politico. Riguardo alla sua domanda, la risposta è semplice. Mi permetto però di cambiarla: AVREI voluto esserci io? SI. Certo che si, assolutamente si. E' un sogno che ho perseguito per almeno cinque anni. E che sembrava anche potersi realizzare. Ci SAREI dovuto essere io? Evidentemente no. Ho sempre detto, a chi di dovere, che avrei accettato l'eventuale candidatura al verificarsi di certe condizioni e dinamiche. Condizioni e dinamiche che non si sono verificate. E i risultati sono evidenti a tutti.
Alla luce di questa disfatta è ancora convinto di aver fatto bene a non accettare la sua candidatura proposta da Fratelli d'Italia il suo partito?
Assolutamente si. Come le ho detto precedentemente, sono sempre più convinto della bontà delle scelte fatte. Guardi, un anno fa le avrei risposto diversamente, glielo dico senza problemi. Capannori era di già per suo una battaglia difficile, seppur non impossibile. Anzi, se fosse stata preparata per tempo, se fosse stata organizzata come si deve, se fosse stata affrontata come si deve affrontare una competizione di questo tipo, io sono ancor oggi convinto che le possibilità ci sarebbero state. Ma tutto questo è mancato. E quando mancano le condizioni, la decisione migliore non può che essere quella che ho preso. Il tavolo tra i partiti è partito più o meno a febbraio 2023. Le dico solo questo. E la mia "investitura" è arrivata a marzo 2024. Nel mezzo, tutto quello che è successo e che meriterebbe di essere raccontato. Quindi NO, grazie. Matteo ha una dignità. Matteo ha un modo di fare politica che non intende svendere per niente e nulla al mondo. E siccome faccio politica per pura passione, no ho la necessità di salire su qualsiasi treno anche laddove il treno in questione è palesemente destinato a deragliare. Quindi, ancora una volta, NO grazie.
Ancora una sconfitta pesantissima, la quinta consecutiva. Di chi la colpa se ha il coraggio di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.
Le colpe, o meglio le responsabilità, sono di tanti. Mentre in questi giorni stiamo assistendo a un fuoco incrociato dove ognuno scarica le colpe sugli altri. "E' colpa di quello, non mia", "No, è colpa tua, io ho fatto quello che dovevo fare". Bella roba. O, come si dice da noi, bel troiaio. Questo è il "troiaio" dal quale rifuggo, è il troiaio che allontana la gente dalla politica. Sono stato zitto fino ad oggi e lei ne è testimone: in qualche occasione mi ha chiesto di intervenire, di rilasciare qualche dichiarazione. Non l'ho fatto per rispetto delle persone che ci stavano mettendo la faccia. Ma ora, di fronte a tanti discorsi a bischero, mi sento in dovere di dire la mia. Cercherò di essere breve, anche se veramente mi risulta difficile saltare qualche passaggio. Le ho parlato di febbraio 2023. I primi tavoli comunali dove già inizialmente nessuno voleva scoprire le carte. Quando il tavolo è arrivato a stilare la lista dei possibili candidati, io ero l'unico nome presentato da Fratelli d'Italia. Gli altri partiti avevano presentato più di un nome. Già qui, risultò impossibile chiudere sul mio nome, perché gli altri partiti non intendevano convergere e rimanevano arroccati sulle loro posizioni (chissà per quali giochi politici, poi). Fuori dai tavoli "ufficiali", magari, ti dicevano invece che ero il "prescelto", il migliore. Ma sempre e solo fuori dai tavoli, ovviamente. Bella questa politica, eh? Ecco allora il famoso documento, con i nomi che passano al regionale e con l'impegno di scegliere un nome presente nel documento stesso. Le ricordo che anche in questo documento, il partito a livello comunale aveva espresso solo il mio nome come possibile candidato sindaco. Una scelta chiara. E che succede? Succede che chi oggi addossa le colpe a me, chi oggi rinfaccia il documento, cosa fa? Subito pesca fuori dal documento, proponendo nomi esterni a quelli avanzati nel testo proposto ai regionali e allungando ancor di più i tempi. Mi accusano di essermi ritirato e di essere responsabile di questa débacle (ha sentito cosa ha detto il provinciale della Lega nella diretta durante lo spoglio?), mi hanno accusato di essermi autoproposto (riesce a trovare un articolo, un'intervista, un comunicato dove mi autopropongo candidato sindaco del centrodestra?), mi hanno accusato di essermi ritirato quando invece tutti erano d'accordo sul mio nome (ricorda cosa diceva Forza Italia, circa la necessità di un candidato moderato?). Ci hanno accusato, poi, di non esserci imposti. E questo è vero, probabilmente il mio partito poteva imporsi e dire "ora basta, il candidato è Petrini". Ma si dimenticano di dire che proprio Forza Italia, rispetto al mio nome, dichiarava di non accettare ingerenze e imposizioni. Allora, mi domando: a che gioco giochiamo? Se il mio partito si imponeva, cosa succedeva? Sicuri che tutti si sarebbero impegnati per la causa? O, come è risultato, non avrebbero nemmeno costituito ognuno la propria lista? Come vede le responsabilità sono tante. E di tanti. Penso che abbia capito bene la situazione. Ma lo sa che qualche candidato (anche "autorevole") della nostra coalizione girava per le case invitando la gente a non votarmi in quanto "è colpa sua se perdiamo, si è tirato indietro". Ma è questo il modo per provare a vincere un Comune come quello di Capannori? Lo sa che, più o meno a marzo, è stato organizzato un provino stile Grande Fratello per i potenziali candidati? Una roba ridicola, dove la prima domanda era "parlaci di te". Dopo quel giorno, la mia decisione è diventata ancor più chiara e definitiva. E ha letto l'articolo di ieri, inviato da un esponente locale di Forza Italia? E' questa , la politica? Lo vede, non ho fatto bene a dire NO. Ho fatto PIU' che bene.
Lei è stato eletto con Triggiani, Moschini e Vaselli, tutti non proprio il top per i vertici del partito. Come mai?
Intanto mi auguro che possa esserci anche un ulteriore eletto nelle nostre file. Lo capiremo meglio a breve. Per il resto, credo che conti chi "cammina" sul territorio più che chi ha gli appoggi di questo o di quello. E credo che Elisabetta, Eleonora e Lido lo abbiano fatto benissimo. E credo che conti chi lavora sul territorio, chi dimostra disponibilità e voglia di fare. E qui, me lo consenta, credo i risultati si siano visti. Anche grazie al gruppo che mi ha affiancato in questi cinque anni. Nonostante la mole di fenomeni che mi hanno osteggiato, nonostante tutto. Ma, come ho già scritto altrove, lascio la pochezza a chi ha dimostrato di essere poco.
Si è dimesso Paolo Ricci, l'unico ad aver avuto la dignità di mettersi da parte dopo una batosta simile. Che ne pensa?
Paolo è una delle migliori persone che conosco, da sempre al mio fianco. Autentico, sincero. Uno che dà l'anima per gli altri. Una persona buona come ce ne sono poche. Sarò sempre al suo fianco. Perché a un certo punto chissenefrega della politica. Conta ben altro nella vita. Ho visto gente rovinare un solido rapporto personale per un mero tornaconto politico. Io non apparterrò mai a questa categoria di persone. A costo di non fare un passo avanti in termini politici. Preferisco un Paolo Ricci, a cento opportunisti che un giorno ti dicono che sei ganzo e il giorno dopo ti getterebbero giù dalla torre. Riguardo alla sua decisione, non entro nel merito perché immagino siano giorni di riflessione per tutti. Ma è ovvio che in ogni caso ha dimostrato una dignità che pochi hanno. Non posso parlar male di Paolo. Per me è un amico. E lo sarà per sempre. E non posso nemmeno analizzare con lucidità le sue scelte politiche. Perché ripeto, di fronte all'amicizia chissenefrega della politica.
Secondo lei qualcun altro dovrebbe rassegnare le dimissioni?
Secondo me ognuno dovrebbe fare i conti con la propria coscienza e con la propria dignità. Ma in pochi lo fanno. Quando si vince, siamo i più bravi ed il merito è sempre nostro. Quando si perde, la colpa è sempre degli altri. Funziona così, questo troiao. Diciamo che le propongo una scommessa: io dico che, se fossero ufficiali, le dimissioni di Paolo saranno le uniche. Lei cosa mi dice?
I prossimi cinque anni all'opposizione in vista di una sesta elezione che rischia di fare cappotto 6 a 0 per la Sinistra: ma chi glielo fa fare?
La passione. Solo ed esclusivamente la passione che ho per la politica. Quella però con la P maiuscola. Una passione che ho da quando ero bimbetto e che mi porto dietro tutt'oggi. La voglia, anche dai banchi dell'opposizione, di aiutare a risolvere anche il più piccolo dei problemi e di costruire idee e progetti per la comunità a cui appartengo. E poi, sono una persona seria. Con che coraggio si abbandona dopo una sconfitta?