Anno XI 
Martedì 17 Giugno 2025
- GIORNALE NON VACCINATO

Scritto da francesco pellati
Politica
31 Maggio 2022

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Caro direttore,

dentro al DDL Concorrenza , che ormai da tempo si trascina come un lumacone nelle aule parlamentari, c’è di tutto:

Rimozione barriere in entrata. Servizi pubblici locali e trasporti. Energia e sostenibilità ambientale. Servizi di gestione dei rifiuti. Sanità. Telefonia e internet. Rimozione degli oneri per le imprese. Assicurazioni. Antitrust.

Ma lo scoglio politico rilevante è la annosa vicenda dei balneari: meraviglia davvero che, dopo decenni, in molti abbiano ancora il coraggio di definire “un blitz” il tentativo di risolvere l’irrisolto problema.

Pur non essendo disposto a “morire per i balneari”, riconosco l’importanza dell’argomento: se è vero che la mancata approvazione del DDL compromette parte dei fondi PNRR, opto per approvare il DDL balneari o non balneari. Ma resta l’obbligo di trovare soluzioni eque, degne di un Paese che afferma di essere civile.

Secondo la Corte dei Conti nel 2020 l’Erario Italiano dalle 29.689 concessioni demaniali marittime ha ricavato un gettito di € 92 milioni e 566mila, ma oltre 20.000 pagano un canone inferiore a € 2.500/anno: vorrebbe dire che basterebbero 83 clienti a stagione per 30 € a presenza per pagare la concessione al Demanio.

Il giro di affari del settore è molto controverso: secondo Nomisma si tratta € 15 miliardi/anno, secondo Confcommercio/balneari € 2 miliardi. Un simile divario indica una opacità che inquieta: ne deriverebbe per Confcommercio un ricavo medio per ciascun balneare di € 70.000/anno, per Nomisma il ricavo medio salirebbe ad € 500.000.=

Come si vede i numeri non aiutano.  

La Toscana dispone di 892 attività distribuite lungo 397 km di costa e vanta con Camaiore (92 imprese lungo 3 soli km di costa) il record di densità massima di attività balneari: 31 imprese per km, a fronte di una media nazionale, misurata sui 770 Comuni che si affacciano sui nostri mari, che supera di poco il rapporto uno a uno tra imprese e chilometri di litorale (Il Sole 24 Ore). .

Come si vede se non la città, certamente la provincia di Lucca, è molto coinvolta nella vicenda: lungo la parte fruibile della costa da Marina di Massa a Viareggio le “spiagge libere” sono quasi introvabili e tutte messe nei peggiori recessi. 

In Versilia se vuoi andare alla spiaggia come si deve o paghi o fai fatica a farlo. Devi pagare il diritto all’accesso alla spiaggia (non al mare che è sempre libero). Se sei un turista devi aggiunge questo costo al tuo soggiorno.

Esistono situazioni urticanti: qualche concessionario paga un canone di 2.500 € e subaffitta il sito a un gestore terzo da cui si fa pagare 10 volte tanto.

Alcuni concessionari in realtà non sono lavoratori balneari, ma titolari di rendite improprie, “immobiliaristi” generazionali: titolari di un “reddito di posizione”. Questi “balneari” non possono essere difesi da nessuno e danneggiano quelli veri.

Ci sono (fuori Toscana) gli abusivi che occupano, costruiscono e non pagano neanche il modesto canone. Anche questi indifendibili e dannosi.

Tralascio lo scivoloso problema del “nero” su cui si esercitano non solo molte forze politiche, ma anche quelle sindacali e, da ultimo, anche quelle ecclesiastiche: molta polvere, pochi dati certi.

Tralascio anche un aspetto psicologico non favorevole ai balneari: lavorano, magari duramente, 4/6 mesi all’anno e si riposano o fanno altri mestieri per il tempo restante. Li invidio, ma mi rendo conto che null’altro potrebbero fare: chi va alla spiaggia da ottobre ad aprile?

I balneari sono protagonisti, ma anche vittime: non è colpa loro se lo Stato non ha aggiornato i canoni, se il Parlamento ha fatto marcire il problema, se il governo dell’epoca ha recepito dalla U.E. senza discutere la famosa direttiva Bolkenstein, se i governi successivi non ne hanno fatto oggetto di chiarimento e contenzioso con la stessa U.E , come avvenuto negli altri Stati dell’Europa.

Arriva puntuale la presa di posizione di Italia Nostra che strepita (peraltro in accordo con i balneari): nessun nuovo bando sulle residue “spiagge libere”. Ma condanna i balneari che hanno “arrecato gravi danni alle spiagge”.

Sono i misteri degli ambientalisti impegnati: anche i romani prima e di seguito i Lorena in Toscana, per non parlare di Mussolini sull’intera Italia costiera, hanno agito sui litorali sfigurandone le originali caratteristiche: niente più acquitrini, niente più malaria, niente più paludi.

È certo che se nel corso della storia tutti l’avessero pensata come gli ambientalisti, la vicenda dei balneari non ci sarebbe, ma neanche ci sarebbero le spiagge, né le città e i paesi che scesero dai monti in cui li confinavano le paludi e costruirono Viareggio, Forte dei Marmi, e i lidi degli altri Comuni.

È come il problema dei cinghiali: dopo millenni di sforzi da parte degli agricoltori per eliminarli, prevalse l’ideologia della loro reintroduzione forzata. Oggi tutti, tranne gli ambientalisti, ne paghiamo le conseguenze.

Ci sono elezioni alle porte, nessuno vuol rischiare i voti di balneari e famiglie.

La Lega da anni è schierata a favore dei balneari. Oggi si trova al governo ed è fra l’incudine del decidere e il martello dei balneari. Preso atto delle sue difficoltà, FdI è prontamente (e come da copione) subentrata a raccogliere la bandiera della protesta pura. Il Pd fa il pesce in barile, sempre più democristiano. Il M5S come sempre è polifonico: non sa che pesci prendere. Le altre sono voci indistinte.

Il compromesso raggiunto ora in Parlamento risolve alcuni aspetti, ma ne lascia altri irrisolti. La consuetudine di rimandare decisioni, anche se gravi e urgenti, vale anche in questo caso: è un rebelotto che ci trasciniamo da decenni! Sarebbe arrivata l’ora di deliberare altrimenti altri (l’U.E.) delibereranno per noi.

Siccome non è avvenuto, tutto lascia immaginare che ne sentiremo ancora parlare.

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