È recente la notizia che Luca Casarini, già leader dei picchiatori manifestanti al G8 di Genova, riciclatosi come comandante di nave ONG impegnata nel raccattare “migranti” e scaricarli in Italia, risulta indagato in quanto avrebbe lucrato su tale attività.
Non canto vittoria troppo presto, ci sta che le accuse di una Procura della Repubblica siano infondate o esagerate, o che intervenga un collegio giudicante addomesticato e asservito a una parte politica.
Sposto invece l’attenzione sull’aspetto concettuale della vicenda.
Tutte queste attività – dal rastrellamento marittimo di gente che, a tutti gli effetti, cerca di accedere clandestinamente al territorio italiano, privi di visto, alla loro sistemazione – comportano guadagno per chi vi si dedica. Sta alla mancanza di scrupoli maggiore o minore se tale lucro sia più o meno sensibile. Nel momento che lo Stato esternalizza attività benefiche o d’utilità sociale in senso lato a cooperative, enti religiosi, associazioni, ovvio che una parte della diaria pro-capite per chi si vuole proteggere e sostenere, serva per far vivere chi lavora nel settore. Ricordo che Salvatore Buzzi, Deus ex machina di “Mafia (che tale non era) Capitale”, spiegava che si faceva più soldi con la sistemazione dei nomadi che con gli stupefacenti.
Essendo attività imprenditoriali, sono soggette alle regole dell’impresa privata: ridurre i costi e massimizzare gli utili, e fino a qui nulla di male, a parte il fatto che una certa sinistra una volta era contro l’imprenditore.
Così qualcuno comprende perché centri di accoglienza, case-famiglia etc. non servano quasi a nulla in materia d’integrazione e educazione. Del resto buona parte della marmaglia giovanile che infesta le nostre città rendendosi colpevole della percentuale più significativa dei reati, specie di quelli violenti e a sfondo sessuale, provengono da tali strutture.
Riducendo il personale al minimo per risparmiare, l’attività di vigilanza viene a svanire. Se poi si spiega ai cosiddetti vigilatori-educatori che non sia il caso di far innervosire gli ospiti – che potrebbero scassare tutto – esercitando le previste funzioni di guardiania e formazione, il gioco è fatto.
Altrettanto ovvio che per massimizzare gli utili si debba lesinare su suppellettili, lavanderia e cibo, esacerbando animi già abbastanza portati alla reazione.
Bene: queste cooperative, associazioni, e compagnia più o meno bella, sono utili collettori di voti in quanto forniscono stipendiucci a una pletora di soggetti. Persone che non hanno granché voglia di spaccarsi la schiena con la zappa, di alzarsi presto la mattina o trascorrere la notte di servizio su un’autoradio, né capacità per conseguire una prestigiosa laurea che li metta al centro dell’attenzione di illuminati datori di lavoro. Insomma, sono impieghi che possono piacere alla maggioranza degli sfaccendati, che pur non costituendo la maggioranza degli italiani, hanno il loro peso.
Ovvio che questo mondo marginale, che vive di sussidi, elargizioni, convenzioni, si debba appoggiare a uno Stato assistenziale, se questo dà modo di profittarne. Meno ovvio, a questo punto, che chi tira le fila di queste “coop” vada lasciato libero di arricchirsi, alle spalle di migranti e dei quattro sfaticati che assume con la promessa di guiderdone in cambio del quale mi è complicato comprendere cosa debbano fare di utile.
In sintesi: l’attività umanitaria è utile. Guai a pensare che case-famiglia e centri di accoglienza siano da eliminare. Ma è il caso di affidarle a imprenditori privati laici, che devono guadagnare e magari puntare al Porsche Cayenne?
Abbiamo una Chiesa cattolica che dal Medio Evo ha provveduto a ospedali e scuole, e nel suo core business ha l’assistenza ai più deboli, non c’è mica da inventare nulla.
Va bene, mi direte, ma parte della Chiesa ha plaudito anche a Luca Casarini, senza arrossire di vergogna.
Rispondo che le patologie ci sono sempre, ma credo che la Chiesa un carrozzone becero e “contro lo Stato” – come le ONG che infestano quello che fu Mare Nostrum – mai l’avrebbero realizzato, se avessero avuto l’esclusiva del soccorso e dell’aiuto umanitario.
Questi “imprenditori ONG”, prendano il coraggio e vadano a investire i loro soldi in attività vantaggiose, non stiano a mungere denaro di noi contribuenti, per realizzare l’aborrito – guarda un po’, da Marx, non da loro – plusvalore.
Guadagnare col buonismo
Scritto da carmelo burgio
Politica
30 Maggio 2025
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