In seno al Movimento 5 Stelle s’è consumata la faida. Peppino Conte, onorevole parvenu sponsorizzato da Giggino Di Maio, incistatosi senza clamore nella formazione voluta dal binomio Grillo-Casaleggio senior, se l’è poi conquistata e pappata, espellendone l’ultimo fondatore, dopo che l’altro socio fondatore era stato eliminato da grave e dolorosa malattia. Questo aveva lasciato il giocattolo al figlio, che non sembra sia particolarmente motivato a manovrarlo, fatta eccezione per le utilities economiche derivanti dalla gestione della piattaforma web ove – con qualche centinaio di likes, si pensava di decidere i destini radiosi d’Italia. Cosa del resto assolutamente legittima … mi riferisco al fruire delle dette utilities.
Conte l’aveva minacciato, il nostro comico genovese dalla folta zazzera e l’incazzo facile, di rescindere il contratto da 300mila euro annui, sventolandogli il primo cartellino giallo sotto il naso, e ora ha concretizzato l’avvertimento.
Se l’ha fatto, da avvocato civilista di grido, doveva avere la possibilità di farlo: non credo si voglia prestare a rimborsi e spese processuali. Ma non è neppure questo il problema, e per me vada come vada, c’è materia per sfottere.
Grillo, chiaramente, se l’è presa, come chiunque che vede gl’incassi annui scendere di 300mila euro da un anno all’altro, al netto di ulteriori contratti che dovessero sopraggiungere, ma l’intera vicenda qualche considerazione la richiede.
Tutta l’inimicizia fra i due sarebbe sorta in seguito alla trasformazione del Movimento in un vero partito, con la sua burocrazia, i suoi funzionari, i posti da reperire per i non eletti (vedasi Taverna e Crimi) e quelli per chi deve restare a vita sulle spalle dei contribuenti con posti in consigli d’amministrazione di imprese partecipate dallo Stato. Con questa, il problema della cancellazione del limite di 2 mandati, dogma per Grillo-Casaleggio, ma come tutto in politica era suscettibile di revisione, per Conte e i suoi.
Ora Grillo dice che Conte, se voleva mettere su un partito, poteva farsene uno suo. Beh, in ogni partito le dinamiche democratiche rendono possibile che uno sconosciuto vi entri, faccia carriera nelle gerarchie interne, e prima o poi diventi segretario, magari eliminando il predecessore. Anche senza averlo “rasserenato”, come fece Renzi soffiando la Presidenza del Consiglio a Letta. Successe al citato Renzi a seguito di invocata rottamazione, alla Schleyn con primarie su cui ancora si dibatte, ma anche a Tajani e Salvini. Solo per far qualche nome. La Meloni se ne è costruito uno, come Renzi ultimamente, ma di rado un partito costruito dal nulla arriva in poco tempo ai fasti del potere. Ci riuscì proprio M5S, ma le motivazioni furono del tutto particolari: c’era la protesta della gente ch’era disposta a votare sconosciuti, conoscendo troppo bene ciò che passava in quel momento il convento.
L’altro appunto di Grillo fa ancora più ridere di tante sue battute: il terzo mandato sarebbe un’eresia, e l’esperienza politica di ciascuno doveva fermarsi al 2° mandato.
Pur non sostenendo il Movimento 5 Stelle, non posso non rilevare che coi suoi 300mila euro annui incassava più o meno quanto un deputato del Movimento, senza – che io sappia – dovesse versarne una parte per le benefiche iniziative da lui stesso previste. E nelle sue ville non viveva in stile-comune come predicava ai deputati e senatori M5S trasferitisi a Roma. Inoltre il suo contratto col M5S non mi pare fosse biennale, anzi, altro che 3° mandato!
Insomma, pare che la coerenza non sia proprio un aspetto pregnante dei comportamenti del traversatore dello stretto di Messina. A proposito, qualche barcaiolo calabrese dice averlo rilasciato in mare per gli ultimi 100 metri, in vista della riva di Scilla, ma non è neppure questo l’eventuale problema, ma di sicuro son le solite battute degl’immancabili detrattori che sempre trovano qualcosa da dire.
Coerenza che va definitivamente a ramengo quando lo si sente blaterare contro il 3° mandato voluto da Conte & C., perché renderebbe la politica una professione. Politica che – unitamente a Casaleggio senior, e magari pure allo junior, non saprei – voleva riportare alle origini, quando veniva fatta gratis, per servizio alla collettività. Beh, lui ci guadagnava 300mila euri l’anno, predicando questo modo etico di servire il popolo.
Vuoi vedere che – ce ne hanno messo di tempo, ma ce l’han fatta – abbiano imparato da lui?