Caro direttore,
ho letto il tuo fondo di oggi sul monumento “oltre le radici” del signor Pierotti, scultore in Pietrasanta.
A me Il monumento è sempre sembrato simile al famoso abete installato a Roma dal sindaco Raggi, che i romani ribattezzarono Spelacchio, diventato famoso con tale nome come il più triste albero Natalizio al mondo.
Anche la storia delle foglie che Spelacchio perse prima di Natale e che il monumento perse per mano del suo autore, avvicinano le due opere: quella della natura che creò Spelacchio e quella del Pierotti che creò il Monumento con tanto di nome e cognome: “oltre le radici”.
Il Monumento pare piacesse a pochi e del resto, non so a te, caro direttore, ma, nel nostro piccolo, neanche ai miei amici e a me piace molto: pare difficile trovare qualcuno dei comuni mortali a cui piaccia, lucchese o foresto che sia.
Ma “oltre le radici” è ancora lì, il suo autore con notevole creatività lo ha usato per esprimere le proprie angosce dipinte con la vernice bianca, ma soprattutto inventando una nuova normativa sulla proprietà: l’opera non è più di chi la compra e la paga ma resta di proprietà dell’autore il quale può farne l’uso che vuole.
Viene da ringraziare il cielo che Leonardo o Botticelli non la pensassero così, altrimenti potevamo ritrovarci la Gioconda con i baffi o la Venere nata sotto un cavolo anziché da una conchiglia.
Ieri ha fatto irruzione la variabile indipendente di Vittorio Sgarbi.
Vedi direttore, anni fa ho frequentato Sgarbi per motivi professionali: lo ritengo uomo di grande intelligenza, munito di assoluta competenza professionale che ho più volte riscontrato e apprezzato, libero fino alla anarchia nell’esprimere i propri pareri tanto artistici quanto politici, munito di un carisma tale da essere uno dei pochi italiani esplicitamente anti sinistra, a poter dire quello che vuole e infischiarsene del bigottismo del pensiero unico.
Mi pare che l’unico altro italiano che può dire impunemente quello che vuole sia il tuo collega Vittorio Feltri: non mi viene in mente nessun altro.
Sgarbi ha detto che “oltre le radici” è un’opera d’arte di cui andare fieri, per di più ha confermato il diritto dell’autore a intervenire sulla sua opera: nessuno è perfetto, neanche Sgarbi.
Riassumendo e concludendo:
l’opera fu comprata dalla Fondazione Ca. Ri. Lucca, lo scultore incassò il compenso pattuito in € 80.000, la Commissione Paesaggistica della vecchia Giunta Comunale autorizzò la sua collocazione nella rotonda di porta Sant’Anna dove tuttora i suoi tristi e ormai spogli rami accolgono e immalinconiscono lucchesi e foresti, la Fondazione ne fece dono alla Associazione Lucchesi nel mondo a celebrazione dei suoi 50 anni di lodevole attività, lo scorso agosto la Associazione rifiutò il dono e ne chiese la rimozione, la nuova Giunta avvallò la richiesta.
Il monumento è sempre lì, il suo autore è oggi autorizzato a farci sopra tutti gli interventi che il suo estro artistico gli impone, Sgarbi dice che ha ragione e che il monumento è una vera opera d’arte: chi sei tu, chi sono io, chi è l’Associazione per eccepire?
Però su una cosa hai ragione: A questo punto non si capisce bene se la nuova Giunta (non dare la colpa solo al singolo, cioè al Sindaco) sposterà il monumento come da decisione dello scorso agosto o lo lascerà dove ha perso le foglie ma messo le radici, come da indicazione di Vittorio Sgarbi.
Nel frattempo la vecchia maggioranza politica, oggi minoranza, può dire, come disse la sindaca Raggi a proposito di Spelacchio: avevamo ragione a metterlo in bella mostra nella Rotonda di Sant’Anna e voi torto ad avvallare la richiesta di rimozione, tanto è vero che lo avete lasciato dove l’avevamo messo noi.