Era inevitabile, dovevo finire sulle liste di proscrizione dell’Ass. Naz. Partigiani. Inutile dire che – magari – non “tirerò diritto”, onde evitare d’essere frainteso nelle mie intime convinzioni, ma comunque non svolto da nessuna parte.
Il 16 gennaio sono stato invitato a partecipare alla presentazione del “Calendesercito 2025” a Sondrio, in qualità di esperto – absit inuria verbis – di storia. Il calendario chiude una trilogia dedicata al sacrificio delle Forze Armate nella Guerra di Liberazione, e già era stato violentemente attaccato dall’ANPI all’atto della prima uscita nel 2023. Qual era la colpa: aver osato dire che l’elemento militare ha fornito il suo contributo per la Guerra di Liberazione. Pertanto sapevo come andava a finire.
Ho esordito dicendo che dopo l’8 settembre ’43 NON è evaporato il Regio Esercito, NON si son visti gli Alleati oziare e divertirsi ballando il boogie-woogie a Napoli, NON è sbarcata una flotta di marziani tramutatisi in partigiani, che hanno liberato l’Italia. Bensì le Forze Armate hanno pagato un alto prezzo di vite umane, comprendendo chi aveva le stellette sulla giubba, Internati Militari che non hanno ceduto alle lusinghe nazi-fasciste, e chi si è dato alla macchia e ha operato nelle formazioni partigiane, non potendo raggiungere l’esercito “del Sud”.
Lo dimostrano le fonti storiche primarie, prima fra tutte la raccolta di Bollettini Ufficiali del Ministero della Difesa, in cui tanti partigiani decorati figurano col grado rivestito nelle FF.AA.. Il tutto chiaramente nel rispetto di chi militare non era e ha fatto il partigiano.
L’ANPI di Sondrio, nella persona del presidente, ha eliminato in un comunicato piccato i miei “NON”, per cui avrei detto che “dopo l’8 settembre ’43 è evaporato il Regio Esercito, si son visti gli Alleati oziare e divertirsi ballando il boogie-woogie a Napoli, è sbarcata una flotta di marziani tramutatisi in partigiani, che hanno liberato l’Italia.
Tutto questo al fine di imbastire la crociata dei deficienti contro la mia persona, accusata – chissà perché – d’avere insultato e disprezzato partigiani e popolo della Valtellina, assimilati a “omini verdi”. La demonizzazione, se s’ha da fare, va fatta bene, e cosa c’è di meglio che poter dire che un “terrone” disprezza i Valtellinesi?
Continuo a non svoltare, e considero l’attacco gratuito un riconoscimento, da aggiungere a quelli che indegnamente mi son stati già dati.
Continuerò pertanto a ripetere che:
l’Italia è stata liberata dagli Alleati, piaccia o meno. Basta farsi una passeggiata dei cimiteri britannici, statunitensi, polacchi e francesi sparsi sul territorio nazionale, se non si ha la capacità di leggere la storia sui libri. I paesaggi son graziosi a Cassino, Nettuno, Anzio etc..
i Partigiani hanno fatto la loro, e come tutte le parti in causa hanno inglobato esigue, minime, minoranze di cialtroni;
Partigiani e Militari italiani del nuovo Regio Esercito, da soli, non avrebbero mai scacciato i tedeschi;
l’elemento militare italiano ha versato più sangue dei partigiani, dall’8 settembre ’43 in poi (Porta San Paolo a Roma, Corsica, Cefalonia, Montelungo, Filottrano, fronte del Senio, Balcani etc.);
se aggiungiamo i 40.000 Internati Militari deceduti nei lager e i numerosissimi militari Caduti fra le file partigiane – comprese quelle titine, albanesi e greche – lo squilibrio di sacrificio, per decenni sottaciuto o su cui si è glissato, è ancor più evidente;
i Partigiani non erano marziani, ma avevano un passato. Vi erano operai e contadini, ma vi erano tanti militari – molti di carriera – che hanno messo al servizio del movimento ciò che avevano appreso in caserma e sui campi di battaglia.
Lungi da me estrinsecare vittimismo: ma volevo comunicare che, a breve, chiaramente sarò anche “fassista”, “sionista”, “revisionista”. Perché la storia non si deve riscrivere, e non è Dio che lo vuole, ma una certa politica. Neppure se vi son prove e documenti che lo consiglierebbero, quanto meno per mettere un po’ di pace in Italia.
Una volta era il Papa o sancire i dogmi. Oggi c’è l’Ass. Naz. Partigiani d’Italia.
Che invitata a Sondrio, poteva pure venire a sentire cosa stessi dicendo, invece di decidere autonomamente cosa avessi detto e prepararsi l’attacco che, ripeto, scavalco con un saltello e non mi obbliga a svoltare.