Che la politica ci faccia schifo è assodato. Che lo sport e il calcio in particolare un po' meno anche, ma la differenza si va sempre più assottigliando. I soloni dell'Unione Europea, con stipendi che si aggirano intorno ai 20 mila euro al mese più bonus infiniti, i burocrati degli organismi sovranazionali vorrebbero darci ad intendere che la morale e il bene comune sono i valori cui si ispira l'azione degli stati o dei conglomerati di stati. Niente di più fasullo. I principi e i valori contano solamente come specchietto per le allodole, per i giornalisti leccaculo che riempiono le vostre Tv e i vostri giornali di boiate alle quali la stragrande maggioranza delle persone crede ciecamente. Dichiarano ai quattro venti, i capi di Stato, che difendono i diritti dei più deboli mentre, in realtà, rispettano soltanto quelli dei più forti. Si sciacquano la bocca con le campagne a favore delle minoranze, soprattutto sessuali ed etniche, ma, poi, se ne fregano se un giornalista viene ucciso e fatto a pezzi e il colpevole, il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohamed Bin Salman, continua a ricevere inviti e attestati di stima, pare ben retribuiti come, ad esempio, dall'ex presidente del Consiglio, l'ex boy-scout Matteo Renzi che, non dimentichiamoci, aveva giurato e spergiurato che si sarebbe dimesso dalla politica. L'Arabia Saudita, il paradiso dei petrodollari, l'alleato fedelissimo, si fa per dire, degli Stati Uniti, il Paese dove la monarchia regna da oltre cento anni e reprime ogni dissenso, sta per ottenere la prossima edizione dei Mondiali e, nel frattempo, la nostra federazione di pusillanimi, ha deciso di far disputare la Supercoppa proprio laggiù. Un'offesa alla libertà di stampa e alla giustizia proprio dal Paese che si vanta di essere in prima linea per difenderla.
Jamal Kashoggi, il giornalista del Washington Post fuggito dal suo Paese, l'Arabia Saudita, per timore di essere arrestato e imprigionato, è stato ucciso, fatto a pezzi e bruciato a Istanmbul tra il Consolato dell'Arabia Saudita e la residenza personale del console. Il tutto ad opera di una squadraccia - saranno mica fascisti anche questi? - di agenti segreti e macellai inviati ad hoc proprio dal principe Mohamed Bin Salman. Ebbene, di fronte alla richiesta, legittima, della fidanzata turca di procedere nei suoi confronti negli Stati Uniti, il dipartimento di Stato ha chiesto che gli venisse concessa la immunità diplomatica così da non dover sottostare ad alcun processo. E nel suo ultimo libro, il famoso giornalista Bob Woodward, proprio quello del Watergate, intervistando Donald Trump, ha ricevuto la confessione che quando era presidente ha, letteralmente, 'salvato il culo' al principe dalle accuse e da tutto il resto.
E Biden non gli è stato da meno. E noi dovremmo andare in guerra per difendere i principi sostenuti da questi buffoni complici di assassini e al cui confronto Nicolò Machiavelli era un dilettante allo sbaraglio? Noi dovremmo rischiare la guerra nucleare per l'Ucraina libera quando non sono nemmeno in grado di difendere la memoria di gente come Giulio Regeni - altra vittima della ragion di stato - e Jamal Kashoggi?
Gente aprite gli occhi e le menti perché prima o poi, se continuate a tenere la testa sotto la sabbia, vedrete che belle sorprese. Nell'attesa, invece di guardare le puttanate che vi propongono i nuovi geniacci del potere, Netflix ad esempio o Amazon o altro ancora, ordinate e guardate il film del premio Oscar Bryan Fogel, The dissident, un docu-film che nessuno ha voluto acquistare tra i colossi del cinema per il timore di inimicarsi la monarchia saudita e che racconta per filo e per segno che cosa hanno fatto al povero Jamal.
E agite di conseguenza. Cominciando a vedere meno calcio che, così com'è, fa veramente schifo circondato e immerso, com'è, nel solo profumo dei soldi e, dall'anno venturo, anche del sangue.