Ne tratto poco, anche perché le sue idee son sempre state, a mio avviso, così farlocche da non meritare soverchia attenzione. Parlo di Lauretta, eroina piangente dall’inginocchiata in tackle scivolato, gesto atletico che le viene spontaneo. A senso unico, si capisce, che quando non conviene rientra fra le notizie “non pervenute”. Una signora che ha fatto la portavoce del capo dell’UNHCR (United Nations High Commitee for Refugees), una delle agenzie dell’ONU nota per sperperare quattrini, ma non credo abbia mai soccorso o riempito di zuppa la gavetta di un profugo in uno dei loro campi. E neppure ha raccolto firme e soldini come i tanti volontari con fratino e logo UNHCR, inconsapevoli di dover gratuitamente far la questua perché i fondi ONU servono di massima per pagare pensioni e stipendi profumati ai funzionari del Palazzo di Vetro. Stipendi fuori scala, e pensioni maturate con molti meno anni di lavoro di quelli richiesti ai comuni mortali.
Innanzitutto, a fronte delle tante minacce ricevute, giustamente da lei denunciate, nel periodo in cui andava per la maggiore, come Presidente(a) – non so come si scrive – della Camera dei Deputati, son contento che mai le sia stato torto un capello. Lo posso dire con cognizione di causa in quanto le sue esternazioni sull’incontro che ha visto l’italiana Carini perdere alle Olimpiadi per abbandono, contro una pugile algerina celebre per l’inusitata produzione di testosterone, danno a intendere che non abbia mai ricevuto un paio di violenti cartoni sul naso.
Orbene, poteva dire che forse, potenza del pugno a parte, l’italiana due diretti-locomotiva li abbia presi non riuscendo a pararli o schivarli, dimostrando inferiorità nei confronti della rivale nella scherma. Poteva dire che, se una persona è nata all’anagrafe donna, e tale sembra dall’esame delle “vergogne”, come si diceva una volta, da qualche parte dovrà pure essere inserita nel mondo dello sport, e finché non verrà istituita la 3^ categoria, quella dell’intersex, l’algerina nelle condizioni fisiche in cui è fra gli uomini neanche può andare. Altrimenti avremmo avuto altre lamentele, di segno uguale e contrario.
No, doveva rimanere anche lei fedele al copione di questa politica che s’ispira sempre più al pirandelliano “Gioco delle Parti”. Per cui non occorre verificare se chi appartiene a questo mondo quantomeno ambiguo abbia o meno ragione e sia nel giusto: lo è, perché LGBTQ+ è bello e giusto e il resto no.
E il bello è che non fa neppure bene alla causa di questo mondo, che vuole giustamente la sua parte di diritti, l’apodittica sentenza di giustezza. Alla fine si acuiscono gli odi di chi è più vicino a posizioni radicali.
Ha pertanto preferito sentenziare che la Carini dovesse rimanere in piedi e combattere. Come? Se il dolore è tanto, e non ti reggi, c’è poco da far l’eroe. Quanti pugili hanno detto che avrebbero voluto rialzarsi, ma non ce la facevano perché il corpo non reagiva all’ordine del cervello, o il cuore era andato in tilt.
Evidentemente non ha pratica di sport, ma mai le ha prese, e di ciò ne siamo davvero felici.