L'assessore Stefano Ragghianti interviene sulla Consulta e traccia il percorso che l'amministrazione comunale intende seguire per una programmazione che tenga conto in maniera più incisiva delle tematiche che si vogliono sviluppare in un'ottica di sistema.
"L'intervento a mezzo stampa del presidente della Federazione Lucchese delle Associazioni Musicali, Mauro Mazzoni - esordisce -, relativo alle vicende della Consulta della Cultura, mi offre lo spunto per una riflessione più ampia sullo stato dell'arte e sulle prospettive future della cultura nella nostra città che, dopo l'emergenza sanitaria legata al Coronavirus, ha necessità di 'reinventarsi', partendo da ciò che di buono c'è, ma senza il timore di esercitare una sana critica su che cosa invece ancora non funziona".
"Il tessuto sociale - afferma -, e quindi anche culturale lucchese, ha sempre mostrato grande vivacità e ricchezza, sia in termini qualitativi che quantitativi, come ben noto e come dimostrano i tanti eventi annuali, con una chiara prevalenza del settore musicale. Questa ricchezza, che di per sé è assolutamente positiva, evidenzia tuttavia almeno due criticità: la micro-dimensione delle realtà associative e la forte tendenza a proporre attività e servizi che spesso risultano decontestualizzati. In questo senso, organismi quali le consulte, possono rappresentare un importante momento di confronto tra ente pubblico e soggetto privato. Una chiara testimonianza di questo è rappresentata dalla giornata di lavoro che si è svolta a gennaio dello scorso anno e alla quale, suddivise per tavoli tematici, hanno partecipato 67 persone in rappresentanza di altrettante associazioni e un numero simile di singoli cittadini. Per rispondere quindi a Mazzoni e a quanti attendono la ripresa delle attività, dopo l'avvenuto scioglimento del direttivo ritengo possibile riconvocare l’assemblea e procedere alla nomina di un nuovo organo di direzione. Da parte mia e da parte degli uffici non c'è nessun timore, se non quello che questi organismi si trasformino in un locale Speach corner di Hyde park, una sorta di sgabello sul quale uno sale per dire quello che vuole per poi andarsene: un esercizio anche utile nella vita, da non fare però in Consulta. A tali organismi non giovano infatti certo i personalismi e le smanie di protagonismo, ma un lavoro di squadra, dove ognuno porta il suo contributo concreto per il miglioramento dell'intero sistema culturale della città e del territorio, senza restare chiuso nel proprio 'orticello'.
"In questo senso - spiega -, il lavoro che sta facendo l’amministrazione, iniziato prima della pandemia e che deve essere ora ancor più intensificato, è quello di una sempre maggiore e più forte programmazione degli eventi, intesa non tanto come calendario e agenda, ma come indirizzo dell’amministrazione verso ciò che, a livello di tematiche, si intende privilegiare come sistema. In questo senso intendiamo cambiare i criteri di ‘valutazione’ del Vivilucca e la sua periodicità. Inoltre, più forte dovrà essere l’impegno, anche in termini di risorse, verso gli istituti della cultura, a cominciare dalla Biblioteca e dall'Orto Botanico, e si dovrà proseguire il lavoro di coordinamento tra i musei presenti in ambito comunale, che già ha dato importanti risultati. Più forte e intenso deve essere anche il lavoro con gli altri soggetti istituzionalmente impegnati nel settore, quali le due Fondazioni bancarie e i loro organismi strumentali. Con queste realtà da tempo stiamo lavorando alla definizione di importanti e auspicati confronti che sfocino in vere e proprie intese che prevedano momenti comuni di programmazione, selezione dei principali filoni da sostenere e verifica delle attività sostenute".
"Meno quantità e più qualità - conclude -, che richiede a tutti -compreso il mondo del terzo settore- una crescita di professionalità non solo artistica e culturale, ma anche organizzativa e di lettura complessiva del sistema lucchese, lettura che non sempre è presente. In questo contesto, che ho descritto in modo sommario per brevità, ritengo di fondamentale importanza una forma di partecipazione di tutti gli interessati, senza escludere momenti ampi di riflessione per la città nel suo complesso. Ma, ribadisco, senza personalismi e smanie di protagonismo, che non hanno giovato, e che di certo non potrebbero giovare nemmeno in futuro, alla Consulta".