Anno XI 
Martedì 26 Agosto 2025

Scritto da carmelo burgio
Politica
12 Luglio 2025

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Per la Roma dei 7 (dice la leggenda) Re e della Repubblica, il cives romanus combatteva e moriva per la Patria. Negli Stati Uniti se vuoi diventare cittadino devi – fra l’altro – studiare l’ordinamento giuridico dei cow-boys, e dimostrare col tuo comportamento di accettare l’American Way of Life. E lo stesso vale, ad esempio, in Svizzera e in Gran Bretagna. Mi sorprende quindi l’ondivago ragionare (?) del partito che – fra l’altro – non ha chiari i concetti di coraggio e codardia, che possono compenetrarsi, ma nei parametri di base sono agevolmente definibili. Mi spiego:
1° tempo, a rubacchiare voti alla sinistra: cittadinanza con lo jus scholae di 8 anni.
2° tempo, virata secca di 180°: cittadinanza con la dimostrazione a mezzo esame di conoscere l’ordinamento e la cultura dell’Italia.
3° tempo, invece di farsi una bella spaghettata con birra robusta dopo la partita di rugby: jus scholae di 10 anni. Insomma, tenuto conto tra l’altro dei diffusi cartelli “SALDI” che costellano le vetrine dei negozi, sembra che FI, dopo aver svenduto il seggio a Gerry Scotti prima e a Marta Fascina dopo – veri primatisti per le assenze in aula – voglia cimentarsi in altra svendita di fine stagione.  
Qualche considerazione vorrei farla.
La cittadinanza non si può dare coi bollini, uno per anno di scuola, senza neanche tenere conto di “come” quell’anno scolastico sia stato trascorso. Va bene, oggi si promuove tutti, ma se il cittadino è colui che combatterà per la mia Patria, e la difenderà, nella sua interezza, comprese le donne non islamiche – ad esempio – e i gay, è accettabile dare il bollino annuale a chi vive in un ambiente familiare che queste due categorie, a dispetto della Costituzione più bella del mondo, le considera inferiori, prede di cui approfittare, o da sopprimere?
Comprensibile che Forza Italia sappia che sia difficilissimo puntare a attrarre l’elettorato di Fratelli d’Italia o della Lega, e che cerchi di rastrellare verso centro e sinistra. Peraltro, a parte le micro-legioni di Calenda e di Renzi, crede davvero di poter aspirare ad reclutare chi vota per partiti che da sempre hanno visto in Berlusconi il male assoluto?
Non rischia Tajani di giocarsi una bella fetta d’elettorato che proprio questa svendita della cittadinanza non la desidera?
Non rischia d’incrinare il rapporto con il resto della maggioranza di destra – inutile parlare a vanvera di centro-destra – che rappresenta unica opzione di FI di restare al governo, a parte avventure tecniche con ammucchiata, dalle quali in genere Forza Italia è uscita malamente? 
Probabilmente quest’ultimo rischio non si avvererà, tutti e quattro i leaders della coalizione al governo – Lupi, Meloni, Salvini e Tajani – sanno che solo uniti potranno vincere, e che non devono alimentare motivi di dissidio. Puntando sul perpetuarsi inevitabile di frizioni su temi strategici fra PD, M5S e AVS. A questo punto la svendita della cittadinanza sembra più un tentativo per differenziarsi – almeno a parole – dai partners di governo, magari accogliendo la spinta dei giovani di partito.
Personalmente resto per un secco no. Se Francia, Germania, Spagna, Gran Bretagna, Austria etc., vogliono rimanere quel che sono, non vedo perché l’Italia debba accettare d’essere la prima a modificare sostanzialmente il proprio modo di vivere, i propri valori, gli stessi tanto decantati principi costituzionali di libertà, cancellandosi per mettersi in burka.
Mi sta bene la tessera dei bollini per avere il 10° caffè gratis al bar dove faccio colazione ogni mattina, ma è assai lontana dal mio credo analoga tessera che dia i diritti e i doveri degli italiani, a chi proprio se ne infischia dell’Italia. Chi la considera solo area di conquista dove importare ciò che fa comodo del proprio luogo d’origine, rifiutandone solo miseria e polizia in grado di farli rigar diritto. 
Quindi il nostro ospite studi, faccia vedere ad apposita commissione che vuol diventare italiano, che vuol difendere ciò che l’Italia, bene o male, ha costruito come stato unitario dal 1861, e come cultura da qualche millennio.
E se non lo fa, o dimostra di avversare quello che resta il nostro mondo, ove lui è solo ospite – gradito o sgradito dipenderà da lui – venga spedito da dove si è presentato. Anche – se minore – con la famiglia che evidentemente italiano non vuole o non sa farlo diventare.
Se invece rispetterà le nostre leggi e la nostra cultura, chi ha buon senso sarà ben felice che resti fra noi, promuovendo col suo lavoro la crescita dell’Italia.    

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