Ricordo che un tempo le Stazioni dell’Arma erano aperte tutto il giorno, a meno che un sisma non le avesse spianate. Si diceva che, alla peggio, il comandante utilizzasse la moglie in casi d’emergenza, e si recasse fuori per servizio. Quando son entrato nell’Arma, nel 1978, era così, come quando ero comandante di compagnia a Cagliari fra 1987 e 1991. Era stato introdotto da pochi anni il compenso per il lavoro straordinario, ma il Comando Generale – con coraggio o faccia di bronzo – aveva risolto il problema. Il servizio alla caserma, il noto “piantone” non prevedeva corresponsione di straordinario, e per ogni 10 ore di lavoro “in più” in veste di “piantone” si percepiva un’indennità pari a 1 ora di straordinario. La chiamai “INDEGNITA’” interloquendo con superiore che mi tacciò di “sindacalista”. Resto di quell’idea, perché ci voleva coraggio (o bronze face) a far lavorare 10 ore in caserma, e retribuirne 1 sola. L’INDEGNITA’ durò un po’, fino a quando non ne fu chiara l’insostenibilità.
Poi ho visto di tutto. Grosse Stazioni CC aperte 24 ore, altre più piccole da 12 a 2 ore, in base alla disponibilità di personale e di ore di straordinario, vincolate a monte-ore insuperabile, peggio dell’Everest senza ossigeno. Qualche Stazione CC fu definitivamente chiusa, per rinforzarne altre. La popolazione non la prese bene. La scelta, elastica come la pelle di nota parte del corpo umano maschile, era basata sull’impegno operativo e su valutazioni dei comandanti: vi era chi preferiva poche ore di apertura e più pattuglie, e altri desiderosi dell’opposto. Due di loro – sulla mia scala gerarchica – ispezionarono una mia Stazione CC nella stessa giornata. Quello che giunse al mattino ritenne inutile l’apertura pomeridiana, ci strigliò e obbedimmo, trasformando quel servizio di “piantone” pomeridiano in pattuglia esterna. Quello che si presentò nel pomeriggio era d’opposto avviso, s’imbestialì per la chiusura pomeridiana disposta da colui che era anche suo superiore, CI strigliò e obbedimmo. Capii che l’unico caposaldo da difendere fino all’ultimo uomo e all’ultima cartuccia, era che si potesse far uso della spazzola per manto equino sulla cute del dipendente e si dovesse garibaldinianamente obbedire.
Naturalmente chi decideva aveva sempre dei validi motivi, ma il pubblico, comunque, s’indispettiva a trovare chiuso. C’era chi avrebbe avuto tutta la giornata per presentare una denuncia idiota, ma preferiva andare con calma la sera, durante la passeggiata, per non togliere tempo al lavoro o al bagno al mare, e chi viveva una reale emergenza, e nutriva un’aspettativa di aiuto pubblico insopprimibile.
S’è tentato d’ovviare anche con la denuncia web, da firmare su appuntamento. Trovata geniale, che cozzerà sempre coi desiderata di chi ritiene di andare quando gli è più comodo. Dovendo già soggiacere all’appuntamento vincolante con uffici postali, medici di famiglia, banche, parrucchiere, estetista etc.. Comprensibile (?) che – almeno quando va dall’Arma – si debba sentire padrone del proprio tempo.
Oggi un video virale, girato a scopo denigratorio, prende spunto dal dialogo fra provocatorio utente degno de “Le Iene” e inesperta carabiniera che sa rispondere come l’impiegata di qualsiasi ufficio pubblico: “siamo chiusi!”. Che devo dire?
Ho vissuto il disagio del cittadino che si lamentava, ma anche quello del carabiniere che, con soli 3 colleghi, teneva aperta una stazione tutto il giorno, percependo l’INDEGNITA’. Dovevo chiedergli abnegazione, e la garantiva. Ma in un mondo che vede l’abnegazione sparire dal radar dei valori, meglio d’un aereo STEALTH, ci sta che un ragazzo dica “se vuoi un’ora in più, pagala!” Anche perché il sistema dell’orario per gli appuntamenti rigidi è consolidato e sovente tocca vedersela con risponditori automatici coi quali l’unica soluzione è lasciar perdere e tenersi il problema.
Guardandosi intorno, e apprendendo di retribuzioni e gettoni e rimborsi-spese di categorie delle quali a volte si fatica a capire cosa facciano d’utile, ci sta che si finisca per elaborare il concetto: “NO EURO – NO SERVIZIO”. Ripeto: sgradevole, ma l’Arma non è fatta d’eroi. Di professionisti sì. L’eroe esce fuori in una situazione disperata di emergenza: tenere sistematicamente una stazione aperta più delle ore retribuibili non è emergenza. Possiamo – dobbiamo – dire “Grazie!” a colui che si sacrifica, in quanto non può essere dato scontato.
Del resto Commissariati di P.S., caserme della GdF e uffici della Polizia Locale, adottano l’apertura ridotta. Mentre nelle FF.AA., da almeno 50 anni vi è la settimana corta, con un presidio minimo delle caserme. E la stessa Pearl Harbour fu attaccata di domenica perché l’ammiraglio era a giocare a golf.
Vado però contro-corrente. In sintesi, inutile girarci troppo su. L’Arma si caratterizza per la Stazione CC, sovente l’unico segno dello Stato in un determinato territorio, ora che Poste Italiane è diventata un’azienda privata. Potrebbe essere il momento, finalmente, alla luce delle continue proteste, di apprendere i rudimenti della tauromachia, cara ai cretesi, e chiedere – Comando e sindacati – alla politica che il sacrificio trovi un contrappeso nell’integrale pagamento dello straordinario, o di una indennità vera, in cui non s’annidi alcuna lettera “G”.
E la si finisca di prendersela con lo/a sprovveduto/a milite.
Stazioni CC… semi-aperte?
Scritto da carmelo burgio
Politica
31 Agosto 2025
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