Nella favola della volpe e l’uva si sintetizzano gli atteggiamenti di qualche leader (?) per l’ultima recente svolta della politica estera statunitense, che dopo aver armato e finanziato l’Ucraina, pare oggi intenzionata a mollarla.
Bellissima l’etichetta della Elly per il biondazzone televisivo, la quint’essenza del berlusconismo senza sorriso affabulatore e grinta da lottatore di greco-roomana: ha stabilito che non sarà mai un alleato!
E certo, lei sta all’opposizione! Abbiamo visto che tutti, a destra e a sinistra, se erano al governo o volevano andarci – vedi anni fa “baffino” D’Alema – s’imbarcavano sommessamente e filavano negli States, per avere la benedizione del padrone del mondo. Da quel che dice ci trasmette un rassicurante messaggio: non ha intenzione d’andare al governo. E del resto, fra armocromista e coretti sui carri carnevaleschi del Gay-Pride, chi sta meglio di lei?
Ma la Elly non si accontenta di assicurarci che non si alleerà mai a Trump, al quale – mi punge vaghezza – non è che interessi molto dei cartoni animati di Heidy. Non le basta e stabilisce che la rivale – la PdC – non dovesse andarci. Eh già, se la Meloni non fosse stata invitata l’avrebbe bollata di contare quanto il due di coppe con la briscola a bastoni; viene invitata e festeggiata, e allora non deve andarci lo stesso. Beh, ci dica una volta per tutte cosa deve fare il governo, allora, visto che non ha spiegato cosa debba fare l’opposizione.
Ma l’accusa paradossale che lancia, mi provoca ancor più ilarità. Anche perché era allora Segretario di Stato U.S.A. – ovvero Ministro degli Esteri – la Hillary, che con la Kamala fa la coppia dei Dioscuri al femminile, strapazzate entrambe da Trump, invece d’indicare la vittoria alle legioni DEM.
Trump avrebbe la colpa di mollare l’Ucraina, come fece con l’Afghanistan. Beh, nella tendenza alla demonizzazione, per cui il cattivo è responsabile di tutto, si dimentica che l’esecuzione del “tutti a casa” fu di Biden, che poteva anche dire di no, essendo l’uomo più potente del globo terracqueo. Invece, dalla fuga da Kabul ai dazi, guarda un po’, Sleeping Joe è andato dietro al tycoon, beninteso deviando quando non era d’accordo su altri temi.
Ma proprio l’argomento Afghanistan richiede una puntualizzazione.
Sarebbe bene che l’occidente, e in primis Sua Nanezza l’Europa, rammenti che non è che ci abbia fatto una gran figura.
Ricordo l’iniziale esultare del nostro ministro degli esteri Di Maio Giggino dalle bibite gassate, che provò a dire che Trump lo stesse seguendo in quel disimpegno che lui tanto aveva vaticinato. Ma ricordo pure come i grandi nani d’Europa abbian fatto tutto quanto in loro potere per rendere meno pericoloso per sé lo star in Afghanistan, rifiutando costantemente di partecipare alle grandi operazioni offensive – con l’eccezione di Gran Bretagna e Polonia – rifugiandosi in aree decisamente più permissive come quelle aventi per capoluoghi Herat e Mazar-i-Shareef.
E ricordo anche quando, decisa l’evacuazione, gli statunitensi protessero l’aeroporto di Kabul, da cui evacuare ciò che fu possibile, mentre i citati nani si affrettarono a chiudere gli aeroporti di Herat, Mazar-i-Shareef e Kandahar e svicolare. Salvo poi lamentarsi che non si potevano evacuare i loro amici afghani su Kabul.
Gli Stati Uniti in quella campagna persero una media di oltre 200 uomini l’anno, e nell’ultimo attacco suicida all’aeroporto ebbero da portarsi a casa un’altra trentina di bare.
Insomma, fare la grande potenza ha dei costi, legittimo da parte dei nani non volerli sostenere, ma almeno facciano un bell’esame di coscienza e accettino che grande potenza non sono, né da soli, né insieme. Perché non è unendo l’Europa che i governanti locali potranno diventare dei giganti della politica estera, del calibro di Wilson, Roosevelt, Kennedy o Reagan. Sempre von del Lyen e Macron si chiamano.
E allora, si viene al dunque. Il mondo sta per stabilizzarsi su tre poli: USA, Russia e Cina. Da soli non si può stare, ce lo insegna Zelensky che si dice disposto a dimettersi pur di finire nella NATO. Magari spera – è giovane – che in successive elezioni gli venga riconosciuto il merito. L’Italia da qualche parte si deve collocare.
Elly, quindi, farebbe un passo avanti verso l’assunzione di un vero ruolo di leader, se sapesse indicarci dove vuole collocare l’Italia. Di Lei dove si sistemerà lo sappiamo: a breve sui carri in maschera di Viareggio a cantare canzonette.