Caro direttore,
l’Italia ai tempi del (post?) Covid:
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Varante Delta: contagi in salita, ma per fortuna morti e ricoveri in discesa. Futuro incerto.
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Mascherine sempre a portata di mano, ma da selezionare: quelle comprate da Arcuri e compagni sono costose ma proteggono poco e niente.
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Risse in casa M5S: Conte come il cuculo, vuole impadronirsi del nido fatto da Grillo. Futuro incerto.
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Decreto Zan: Non sembra aggiungere giusti diritti, già garantiti a chi deve goderne. Letta massimalizza l’ideologia e, insieme ai grillini, lascia quel tanto di grigio da affidare ai procuratori (magari schierati) che potranno continuare a perseguire non reati ma opinioni. Futuro incerto.
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Preziosi e sofisticati interventi in argomento di Fedez e della moglie Ferragni, soci di una impresa ad alto reddito che ora sembra aver deciso di estendere il proprio ”oggetto sociale” anche al settore della politica. Ne sentivamo il bisogno!
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Riforme di sistema da portare a casa, altrimenti non ci arrivano i soldi dalla U.E. Fra di esse quella della giustizia. Mai stato socialista, ma mi ha colpito la sentenza della Cassazione 11/07/21 che condanna gli eredi di Craxi a risarcire oltre 10 miliardi di lire per una ipotesi di reato contestata al padre Bettino 30 anni fa. Il valente ministro Bonafede ha recentemente eliminato la prescrizione. In Italia, quando uno rende l’anima a Dio, pur in tarda età, passa agli eredi il fardello. Non se ne può veramente più. Passerà la riforma? Futuro incerto.
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Licenziamenti di lavoratori dipendenti. La (giusta) costernazione generale non si ode a difesa dei milioni di lavoratori non protetti, che sono stati “licenziati”, nell’indifferenza generale, dal combinato disposto del Covid e del sistema italiano di tutela di alcuni lavoratori dipendenti (ma non del lavoro).
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Burocrazia intatta. Riforma in fieri, futuro incerto.
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Gli sbarchi dei clandestini. Da 1 gennaio a 15 luglio: 2019 n° 3.186 (era del famigerato ministro Salvini). 2020 n° 9.764. 2021 n° 24.622 (era Lamorgese). Provenienza: il 70% arriva da Paesi non afflitti da guerre, da pandemie (salvo il Covid, presente anche da noi), da carestie, da persecuzioni. In termini di diritto internazionale e di regole ONU non hanno titolo per essere accolti. Ma il diritto va e viene: si applica agli eredi Craxi ma non ai clandestini. Nuovi accordi europei? Futuro incerto.
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Vittoria agli Europei di calcio di natura salvifica: tutti in piazza, con o senza mascherine. Siamo i campioni d’Europa: che importa se abbiamo le pezze al culo! I circenses degli anni 2000.
In tutte queste incertezze nazionali si inserisce la vicenda locale della ex Manifattura: che fine farà questa area che tutti indicano come strategica per il futuro della città? C’è la speranza di un suo rapido e virtuoso utilizzo, c’è il timore che rimanga come 10 anni di gestione comunale la lasciano in eredità alla nuova amministrazione. Anche in questo caso competenze e coraggio potranno fare la differenza. Ma dipenderà da due elementi: - chi vincerà le elezioni – chi sarà il sindaco (e la sua squadra).
Partiti e movimenti devono stare molto attenti: il sindaco è diventato un manager che gestisce, con grandi rischi personali, gli interessi comuni e non solo quelli della parte che lo ha votato. La sue competenze e la sua determinazione prevalgono sulle ideologie. I fatti dimostrano che un sindaco ideologico o anche solo prigioniero di un progetto partitico vincolante non è la giusta risposta all’interesse dei cittadini.
Avranno l’umiltà (e l’intelligenza) di cercare anche fuori dai loro iscritti l’uomo, la squadra e il progetto migliore? Nelle grandi città il cdx lo sta facendo. A Lucca? Futuro incerto.
Caro direttore,
nel pieno rispetto delle tue argomentazioni anti Europa, fammi rilevare qualche perplessità.
Nel 1815 il Metternich vedeva l’Italia politica per come era: Regno di Sardegna (i Savoia), Lombardo/Veneto (una provincia dell’impero austro ungarico), il ducato di Parma e Piacenza (Borboni/Austria), il ducato di Modena (Estensi/Asburgo), il principato di Lucca e Piombino (Elisa Bonaparte), il Granducato di Toscana (Asburgo/Lorena), lo Stato della Chiesa, il regno di Napoli e il regno di Sicilia (Borboni).
In effetti l’Italia politica non esisteva, esistevano 7 Stati più o meno indipendenti e autonomi.
L’Italia neanche era unita per lingua: le stime dei glottologi indicano fra il 2,5 e il 10% il numero degli abitanti della penisola che parlavano in lingua italiana, gli altri parlavano in dialetti del tutto diversi fra loro. L’italiano era la sola lingua letteraria non condivisa né usata dalla quasi totalità degli abitanti della penisola.
La differenza dei dialetti italici, pur in via di estinzione, è tuttora clamorosa: bergamasco e calabro, sardo e friulano, e così via, sono lingue diverse non reciprocamente comprensibili.
Infine l’Italia aveva mantenuto un substrato culturale comune e unitario attraverso il cristianesimo, ma le vicende politiche secolari lo avevano molto stemperato. La dominazione dei “barbari” nordici (longobardi, franchi) nell’Italia settentrionale a differenza della dominazione bizantina perdurante in Italia meridionale, la dominazione araba della Sicilia, le successive come quella dell’Austria nel Lombardo Veneto, a fronte di quelle francesi e poi spagnole nel meridione d’Italia, avevano diversificato – e purtroppo tutt’ora influenzano – le culture correnti e quotidiane.
Dimmi tu se tuttora trovi grandi punti di convergenza fra le culture dell’Italia settentrionale e quelle dell’Italia meridionale e soprattutto insulare.
La differenza è palese a livello di gestione pubblica.
Dunque Metternich si limitava ad osservare un dato di fatto, per quanto doloroso, che tuttora sopravvive a oltre 2150 anni dalla unità d’Italia. L’unico modo per dargli soluzione è una riforma costituzionale che renda l’Italia uno stato federale dove ci sia unità nelle esigenze generali e condivise a dove ogni membro della federazione sia custode delle proprie culture. Altrimenti le fosche previsioni che fai troveranno terreno fertile.