Il 25 aprile non è soltanto la Festa della Liberazione, ma anche quella di San Marco Evangelista. Nell’intera Lucchesia, San Marco era il giorno dedicato alla benedizione delle uova dei bachi da seta. Le donne partecipavano alla processione tenendo in seno una piccola tasca di tela contenente le uova ed attendevano, attraverso la benedizione del prete, l’intercessione del santo, che avrebbe dovuto assicurare un prospero raccolto.
Le uova così incubate si dischiudevano dopo alcuni giorni, dando alla luce il baco che veniva posto su appositi cannicci nel piano più alto delle case contadine. Dopo circa trenta giorni i bachi iniziavano a tessere il bozzolo che avrebbe dato il prezioso filo.
L'attività di allevamento del baco da seta, diffusissima nelle nostre campagne, che dette vita alla produzione di questo prezioso tessuto, facendo la fortuna di Lucca, per diversi secoli dopo il Mille, è durata fin quasi alla metà del secolo scorso. Impegnava, per poco più d’un mese, quasi tutti i membri della famiglia, specialmente i ragazzi che dovevano alimentare i bachi con una notevole quantità di foglie di gelso.
Questa coltura era estremamente delicata, sensibile alle variazioni climatiche, ma quando tutto andava per il verso giusto, il corrispettivo conseguito dalla vendita dei bozzoli, assicurava alla famiglia quel po’ di denaro contante che sarebbe servito per togliersi quelle soddisfazioni difficilmente appagabili con il lavoro ordinario dei campi.
I modi di dire originati dall’allevamento dei bachi da seta.
La pratica dell’allevamento del baco da seta ha lasciato un segno indelebile anche nelle nostre espressioni dialettali, come, “essere una faloppa” o “pagare a bozzoli”.
“Faloppa” era il baco che non riusciva a completare il guscio di seta, e così veniva chiamata la persona che mostrava scarso interesse per il proprio lavoro.
“Pagare a bozzoli”, era un modo di pagamento molto aleatorio perché dipendente dalla raccolta dei bozzoli, che raramente andava a buon fine.
A Villa Basilica si va per trovare il damo e non per perderlo.
La festa di San Marco che, come oggi, si celebrava a Villa Basilica richiamava in particolare le ragazze giovani e meno giovani, alla ricerca del compagno ideale con cui legarsi per la vita, mentre era decisamente sconsigliata a chi il fidanzato lo aveva già. C’era infatti la credenza che “quelle che vanno alla festa di S. Marco, se non hanno il damo, lo trovano, e quelle che lo hanno, lo perdono”.