Dalle infiorescenze essiccate di canapa si ottiene la marijuana, ossia quel complesso di molecole e principi attivi che agiscono a livello del sistema nervoso centrale e periferico, provocando effetti analgesici e rilassanti. I più comuni sono il THC e il CBD. Quest’ultimo è presente in grandi percentuali nella cannabis light e oggi si sente tanto parlare dell’utilizzo della cannabis light a scopo terapeutico. Ecco alcune delucidazioni in merito.
Cannabis terapeutica: cos’è e come viene somministrata
Quando si parla di cannabis terapeutica si fa riferimento a un tipo di terapia che prevede l’utilizzo della cannabis FM-2, una varietà che contiene THC tra il 5 e l’8% e CBD tra il 7,5 e il 12%. In Italia viene prodotta in maniera controllata da un’officina farmaceutica autorizzata dall’AIFA (Agenzia italiana del farmaco), ovvero l’Istituto Militare di Firenze, e seguendo le direttive europee in materia di medicinali.
La comunità scientifica mantiene sempre alto l’interesse nei confronti del potenziale terapeutico del CBD, costantemente oggetto di moltissimi studi. Per questo motivo è considerato uno degli elementi principali della cannabis terapeutica. Tuttavia, la sua efficacia non è stata ancora totalmente certificata e c’è ancora molta strada da percorrere per ottenere risultati scientifici definitivi.
Il cannabidiolo CBD, infatti, è la seconda sostanza presente nella cannabis in quantità più abbondanti. I suoi effetti non prevedono una stimolazione psicoattiva, né creano assuefazione. Piuttosto, il CDB è ricco di proprietà analgesiche, antinfiammatorie, antiossidanti, antiepilettiche, antispasmodiche, ansiolitiche, antipsicotiche. Per via di tutti questi motivi, sono molte le applicazioni terapeutiche della cannabis light.
Il trattamento a base di farmaci cannabinoidi generalmente avviene per via orale, sottoforma di decotto o assunzione di olio, ma anche per via inalatoria, utilizzando dei vaporizzatori. Per quanto riguarda il dosaggio, di solito le direttive mediche consigliano di iniziare con dosi minime e aumentarle in maniera graduale, solo dietro consiglio medico, e in base alla tolleranza e alla risposta clinica del paziente.
Cannabis terapeutica per la gestione del dolore
Tra i benefici del CBD spicca la sua azione riequilibrante del sistema endocannabinoide, il responsabile della regolazione di dolore, appetito, umore e memoria. Grazie a questa azione il CBD, pur non essendo estratto principalmente come farmaco, aiuta a gestire il dolore in modo naturale con gli estratti di canapa.
L’utilizzo di cannabinoidi per uso terapeutico, infatti, troverebbe vasto impiego in tutte quelle patologie a cui è associata la gestione del dolore. Le grandi potenzialità del CBD permetterebbero di gestire dolore acuto e cronico, dolori articolari e muscolari e di alleviare i dolori mestruali e il dolore causato dalla vulvodinia e dall’endometriosi.
Anche nella terapia del dolore oncologico viene impiegata la cannabis light, così come per i disturbi cronici associati alla sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale. Ma non solo: la cannabis terapeutica potrebbe essere indicata per alleviare gli effetti avversi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l’HIV.
Altri utilizzi della cannabis a uso terapeutico riguardano la gestione del dolore in malattie reumatiche come le artriti, le osteoartrosi e la fibromialgia, ma anche per malattie neuropatiche. Inoltre, pare che la cannabis light risulterebbe efficace nella stimolazione dell’appetito in pazienti anoressici, oncologici e malati di HIV. E ancora: l’efficacia del CBD è dimostrata nel trattamento di diversi disturbi come convulsioni, spasmi muscolari, ansia, nausea e vomito, infiammazioni, insonnia e depressione.
I prodotti a base di cannabidiolo terapeutico, pertanto, risulterebbero ricchi di benefici e privi di effetti collaterali. Per questo motivo, vengono impiegati nel trattamento di stati dolorosi e malattie neurologiche come l’epilessia (sindrome di Lennox-Gastaut e sindrome di Dravet), la sclerosi multipla e i problemi di movimento.
L’efficacia dei cannabinoidi a scopo terapeutico per ridurre gli stati dolorosi come la riduzione del dolore cronico e degli spasmi muscolari, infatti, si può osservare nel trattamento di malattie tipicamente femminili come l’endometriosi e la vulvodinia.
Si tratta di due patologie croniche e invalidanti che, pur non essendo visibili dall’esterno, per moltissime donne sono causa di dolori di forte intensità, fastidi e dolori durante i rapporti sessuali, cicli abbondanti e perdite di sangue. Sfruttando le proprietà terapeutiche del CBD, le pazienti affette da queste patologie potrebbero migliorare notevolmente le loro condizioni cliniche.