«Se sembro sempre preparato è perché prima di intraprendere qualsiasi cosa ho meditato e previsto quello che potrebbe accadere. Non è un’illuminazione che mi svela all’improvviso e in segreto quello che devo fare in circostanze che gli altri non si aspettano, sono il ragionamento e la riflessione».
Napoleone
In questo articolo vorrei affrontare un argomento che mi è stato posto da più persone: se Napoleone prima di scegliere i suoi ufficiali avesse rivolto loro la fatidica domanda “Molto bene, ma è fortunato?”.
Napoleone non intendeva certo chiedere se loro erano semplicemente baciati dalla fortuna, ma capire se di fronte a una situazione d’incertezza e di difficoltà sapevano trovare una veloce soluzione intuitiva dovuta a un lavoro a monte di riflessione e ragionamento, che permettesse loro di risolvere l’imprevisto con successo.
Bonaparte chiedeva agli ufficiali prima di promuoverli ciò che lui conosceva bene e che si era conquistato con l’esperienza, ovvero la capacità di cogliere al volo qualsiasi imprevisto non con un’intuizione fortunata, ma strategica, che lui stesso definirà coup d’oeil. Questa prerogativa è meglio conosciuta in ambito militare come “Occhio di Napoleone”. Si fa appello alla memoria di un’esperienza già vissuta in precedenza, che consentiva di prendere decisioni immediate per la buona riuscita della battaglia. A questo proposito ripeteva spesso che “Sul campo di battaglia l’ispirazione più felice consiste spesso unicamente nel mettere insieme cose vissute”.
Nel Memoriale di Sant’Elena Napoleone nelle riflessioni su alcuni dei suoi generali diceva: «Le qualità di un generale in capo sono prima di tutto il genio dello stratega, poi le cognizioni, poi il coraggio. Ma devono essere in perfetta armonia nella figura di un grande generale. Murat aveva più coraggio che genio e perciò come generale in capo non è riuscito ne in Spagna, ne in Russia ne a Napoli. Le cognizioni non gli mancavano […]. Le aveva apprese dall’esperienza […]. Murat aveva un coraggio sorprendente: egli era ardito, impetuoso e perciò nessuno poteva resistere alle cariche della sua cavalleria.
Massena era pure di straordinario coraggio, ma di un ingegno mediocre […] Massena non sembrava destarsi che sul campo, e diveniva grande generale solo quando il rimbombo del cannone aveva dissipato la nebbia della sua intelligenza: le sue idee e le sue cognizioni erano quelle che provenivano dall’esperienza. Il principe Eugène aveva un perfetto equilibrio nelle sue doti militari […] era più colto degli altri due […]».
Napoleone dava importanza all’esperienza, all’intuizione, alla capacità innata per far fronte all’imprevisto che sarebbe potuto capitare in battaglia, ma si preparava anticipatamente con uno studio scrupoloso del territorio di scontro. La via intrapresa da Napoleone per raggiungere i suoi obiettivi era stata merito delle sue straordinarie capacità, da sempre, riconosciute, anche dai suoi acerrimi avversari, anche dall’intellettuali.
Il 14 ottobre del 1806 Napoleone e il generale Davout sconfissero l’esercito prussiano a Jena e Auerstädt.
Dopo la battaglia, Napoleone sfila per le strade di Jena, momento che sarà motivo di attenzione da parte del filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda 1770 - Berlino 1831) che, il 13 ottobre 1806, colpito alla vista di Napoleone, scrive la celebre lettera all’amico Niethammeril:
«Ho visto l’Imperatore – quest’anima del mondo – cavalcare attraverso la città per andare in ricognizione: è davvero un sentimento meraviglioso la vista di un tale individuo che, concentrato in un punto, seduto su di un cavallo, abbraccia il mondo e lo domina».
Colpisce il fatto che la lettera di Hegel coincide con il giorno del compimento dell’importante lavoro filosofico da lui scritto “La fenomenologia dello spirito” dove mostra lo stretto rapporto tra storia e filosofia. Napoleone ricorda l’eroe storico del suo trattato, in quanto è colui che rappresenta grandezza. La figura di Napoleone diventa il punto di riferimento, l’uomo d‘azione del pensiero filosofico di Hegel, un’azione straordinaria, espressione dello Spirito che ha suscitato nel grande filosofo tedesco sensazione ed emozione di una bellezza quasi divina. Nell’osservare Napoleone nell’atto della cavalcata, Hegel scrive: «è davvero un sentimento meraviglioso la vista di un tale individuo […]».
Chiamerà Napoleone il “Principe delle Battaglie”.
Hegel, estimatore di Napoleone, aveva abbracciato i principi della Rivoluzione e vedeva in lui l’uomo che esportava i principi rivoluzionari di eguaglianza e libertà, a livello europeo, così da consentire un nuovo modello di società moderna, che Hegel descrive, bene nella rappresentazione di Napoleone «con la definizione “dell’’anima del Mondo».
Sarà indimenticabile nella storia dell’epopea napoleonica il 27 ottobre 1806. Giorno in cui avvenne il trionfale ingresso di Napoleone a Berlino affiancato dalle sue truppe. Il suo cavalcare sotto la luce solare ha creato momenti di grandi emozioni.