In tutto il mondo, la maggiore età è il primo requisito per accedere ai casinò online. La soglia può variare leggermente da Paese a Paese — nella maggior parte dei casi è fissata a 18 anni, in alcuni Paesi a 21 — ma il principio è condiviso ovunque: il gioco d’azzardo non è per i minorenni. L’Italia, come molti altri Stati dell’Unione Europea, ha stabilito in modo netto che l’accesso ai giochi con vincita in denaro è vietato ai minori di 18 anni, sia online che fisicamente.
Italia: normativa stringente e controlli centralizzati
Nel nostro Paese, il gioco online è regolamentato dall’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). Ogni operatore autorizzato deve verificare in modo certo l’identità e l’età di chi si registra. Per farlo, il sistema prevede l’invio obbligatorio del documento d’identità, che viene controllato e validato prima dell’attivazione del conto. Nessuna operazione di gioco è consentita fino a quando il profilo non è verificato.
Inoltre, per legge, tutti i siti legali come quelli raggiungibili da https://www.bcgame.eu.com/ sono tenuti a mostrare in modo chiaro l’avvertenza "18+", a bloccare l’accesso automatico ai contenuti di gioco da parte dei minori e a collaborare con la Polizia Postale in caso di abusi o false identità.
La situazione a livello internazionale
Secondo il rapporto UNODC e Gambling Compliance del 2023, il 95% dei Paesi con gioco online regolamentato impone il limite minimo dei 18 anni. Tuttavia, l’efficacia dei controlli varia: circa il 17% dei minori tra i 15 e i 17 anni ha dichiarato di aver giocato almeno una volta online (fonte: Global Youth Gambling Survey, 2022).
Negli Stati Uniti, ad esempio, dove l’età legale è spesso 21 anni, il controllo è affidato a sistemi automatici e verifiche biometriche, ma resta il rischio delle VPN e dei conti intestati a terzi. In Europa, la Commissione UE ha raccomandato criteri minimi di tutela, lasciando però agli Stati membri l’applicazione concreta.
Tecnologie sempre più evolute contro l’accesso dei minori
Negli ultimi cinque anni, l’industria del gioco ha investito in tecnologie più sofisticate per contrastare il gioco minorile. Tra le innovazioni principali ci sono:
Sistemi di riconoscimento facciale durante la registrazione e i login, per verificare che l’utente sia la stessa persona del documento.
Controlli KYC (Know Your Customer) potenziati: incrocio automatizzato dei dati anagrafici con banche dati pubbliche per confermare età, identità e provenienza.
AI predittiva: algoritmi che analizzano il comportamento dell’utente (tipo di gioco, orari, durata, modalità di navigazione) e segnalano pattern sospetti riconducibili a profili under 18.
Verifiche biometriche tramite app, soprattutto per smartphone, dove oggi si concentra la maggior parte del traffico di gioco.
In Italia, dal 2021, l’ADM ha spinto per l’adozione del riconoscimento via SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), rendendo la verifica ancora più sicura e difficilmente aggirabile.
Sanzioni e conseguenze
Le sanzioni per chi consente il gioco ai minori sono severe. In Italia, l’operatore può perdere la concessione ADM e subire multe da 20.000 fino a 150.000 euro per ogni singola violazione accertata. Se il gestore è responsabile anche di pubblicità o comunicazione mirata a un pubblico minorenne, le pene si inaspriscono ulteriormente.
Per i minori sorpresi a giocare, non ci sono sanzioni penali, ma il conto di gioco viene bloccato e i fondi congelati, senza possibilità di reclamo. In alcuni casi, i genitori vengono informati e si procede a segnalazioni presso i servizi sociali, soprattutto se vi sono segnali di dipendenza precoce.
Nonostante le tecnologie avanzate, la sfida del gioco minorile non è ancora vinta. I canali illegali, le piattaforme non autorizzate (spesso straniere e non in regola con la normativa ADM) rappresentano un rischio, perché non applicano alcun filtro d’età.
Per questo motivo è essenziale non solo regolare il settore, ma anche educare, informare e diffondere la cultura della legalità. Oggi, chi vuole giocare responsabilmente ha gli strumenti per farlo in sicurezza, ma il primo vero filtro resta — come sempre — l’attenzione collettiva: delle famiglie, delle istituzioni, dei gestori.