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Scritto da Renata Frediani
passioni napoleoniche
09 Marzo 2022

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Ho riflettuto prima di “introdurmi” negli affetti privati di Bonaparte, tuttavia nell’analizzare la sua vita e le sue straordinarie gesta non si può prescindere dalla figura di una donna che l’ha accompagnato durante la sua ascesa al potere, Marie Josèphe Rose Tascher de La Pagerie, per Napoleone semplicemente Joséphine. 

La storia della vita di Napoleone è stata argomento di migliaia di libri e proprio per questo diventa, in riferimento a particolari episodi, quasi leggenda, sono tante le versioni che ci raccontano il primo incontro di Bonaparte con Joséphine ed anche la straordinaria personalità della stessa è stata interpretata non sempre in modo benevolo da un’analisi storica piuttosto critica.

Durante il governo della Convenzione nazionale era urgente ripristinare l’ordine in Francia per mettere fine al terrore scaturito dalla rivoluzione e soprattutto per arginare il rischio di eventuali insurrezioni realiste. Paul Barras, presidente della Convenzione e successivamente capo del Direttorio, assegnò il comando in seconda dell’esercito al giovanissimo Bonaparte per soffocare i movimenti insurrezionali che si erano organizzati nella grande sommossa del 5 ottobre 1795.

Da subito Napoleone si distinse per le sue capacità tattiche tanto che la Convenzione gli confermò l’incarico assegnatoli al fine di portare a compimento l’opera di ripristino dell’ordine pubblico. Fu proprio a seguito di queste insurrezioni che la Convenzione decretò il disarmo generale della  popolazione che, nonostante privasse i cittadini di loro diritti, fu portato a compimento in modo rigoroso e brillante dal generale Bonaparte requisendo da ogni casa tutte le armi.

Il destino pareva proprio venire in aiuto al ventiseienne generale, quando, il giorno seguente all’operazione di disarmo generale si presentò nel suo ufficio un giovinetto, appena tredicenne, che chiedeva la restituzione della spada di suo padre, il generale repubblicano Alexandre de Beauharnais, morto sul patibolo, requisita alla madre Josephine. Il giovanissimo generale  rimase profondamente  colpito dal sentimento  di quel giovinetto e riconoscendo la dignità della richiesta acconsentì alla restituzione.  

Il giorno seguente fu proprio Joséphine de Beauharnais a chiedere di poter incontrare il generale Bonaparte  per ringraziarlo di un gesto così nobile nei confronti del figlio Eugenio.

Esistono più versioni di quel primo incontro tra Napoleone e Joséphine ma certo è che sin dal primo sguardo Bonaparte ne rimase affascinato con tutta la forza e l’entusiasmo del suo carattere e della giovane età.

Certamente Joséphine, per la maggiore età rispetto a Napoleone ed un percorso di vita con responsabilità familiari, due figli, un matrimonio non certo felice alle spalle con il visconte de Beaurhaus, morto sul patibolo, l’arresto e la detenzione in carcere per tre mesi ed una fortuita liberazione dopo la caduta di Robespierre, faceva supporre minor interesse di sentimento nei confronti del generale corso a vantaggio di un certo opportunismo per la tranquillità che le si prospettava, ma non andò cosi.

Il 9 marzo 1796 Napoleone e Joséphine si sposarono con rito civile, le fonti riportano che  Napoleone aggiunse alla sua vera età due anni e Joséphine se ne tolse più del doppio mentre il notaio attestò l’impossibilita di far pervenire un certificato dalla Martinica, luogo dove nacque colei che fu Rose, così che non fosse possibile documentare la differenza di età. Il notaio Raguideau sconsigliò vivamente Joséphine, sua cliente, di contrarre matrimonio con quel soldato che «non ha che la cappa e la spada».

Si attesta che Napoleone arrivò in municipio con due ore di ritardo. I presenti, che aspettavano ormai convinti che avesse cambiato idea, dovettero ricredersi quando udirono il suono della spada che tintinnava mentre il generale correva sulla scalinata per raggiungere Joséphine. Al suo arrivo, Bonaparte, dopo un tale ritardo e con meraviglia dei presenti, chiese addirittura di fare in fretta.

Dopo sole trentasei ore dalla cerimonia, accompagnato dall’amico Junot, Napoleone sarebbe partito per raggiungere il posto di comando dell’Armata d’Italia. 

Il 2 dicembre del 1804 durante il sontuoso percorso che portava alla cattedrale di Notre Dame a Parigi dove sarebbe stata celebrata la cerimonia di incoronazione ad imperatore dei francesi, Napoleone vide fra la folla il notaio Raguideau, che era stato assunto alla sua corte, ricordandogli quelle frasi che egli aveva proferito in occasione delle sue nozze e che lo avevano ferito non poco, lo chiamò da parte e mostrandogli la superba e sontuosa cappa di ermellino con le splendide api ricamate in oro e la spada dei re dei Franchi e poi imperatore Carlo Magno, riscattò quell’offesa fatta otto anni prima, replicando «Ebbene signor notaio aveva proprio ragione lei! Ecco la cappa ed ecco la spada!».

Il rapporto tra Napoleone e Joséphine fu intenso e di perfetta intesa, c’era fra loro una condivisione di obiettivi. Josephine, donna matura, intelligente, affascinante, elegante e generosa, risultò una risorsa importante per l’ascesa politica e di potere di Napoleone, sia durante il periodo del Direttorio che dell’Impero. Di un eleganza ed una grazia innata, esercitata già nelle frequentazioni dei salotti parigini durante il matrimonio con il Visconte De Beauharnais, fu molto apprezzata in società tanto che Napoleone amava ripetere «Io vinco le battaglie, Josephine vince i cuori»

Certamente per tenere testa ad un generale della tenacia di Napoleone era indispensabile da parte di Joséphine un grande carattere con larga dose di comprensione e allo stesso tempo fermezza, oltre ad una grande generosità, e la condivisione del potere, tutte doti che Joséphine possedeva.

Il grande potere che Napoleone era riuscito a creare per essere conservato necessitava di essere alla sua morte trasferito e pertanto il suo più grande desiderio era quello di avere un erede. Questa continua preoccupazione di Bonaparte fu la causa non solo della fine della loro relazione ma, anche di Napoleone stesso. Da Joséphine Bonaparte non era riuscito ad avere un successore e proprio per questo il 30 novembre 1809 le comunicò la sua decisione di divorziare per assicurarsi, accompagnandosi in un altro matrimonio, quel tanto bramato erede come suo successore.

Joséphine si trasferi a Malmaison dove cercò di recuperare un po’di pace dal trauma dell’abbandono dedicandosi ancora più alle sue passioni di collezionista d’arte ed ai giardini della residenza che vantava una straordinaria collezione di rose e altre rarità di fiori esotici fiori come le camelie, le magnolie viola, rododendri, gerani comprati addirittura sul mercato di Londra sebbene il blocco continentale vietasse qualsiasi commercio con l’Inghilterra. Questa curiosità di Joséphine verso l’esotico si manifestò anche nei confronti della fauna, fece allocare nei suoi giardini anche gazzelle, canguri e cigni neri. L’enorme varietà e soprattutto la rarità di flora e fauna della dimora di Joséphine richiamò l’interesse degli scienziati che vi svolsero opere di ricerca e catalogazione.

Malgrado la separazione Napoleone non abbandonò mai Joséphine, anche dopo il matrimonio contratto nel 1810 con la nuova moglie Maria Luisa d’Austria le scriveva ed andava spesso a farle visita, le fece visita anche prima di partire per la sfortunata campagna di Russia nel 1812. In quell’occasione passeggiarono nei giardini non consapevoli che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui si sarebbero visti.

La gelosia della seconda moglie di Napoleone Maria Luisa per queste visite costrinse Joséphine a trasferirsi lontana da Malmaison, la casa che avevano scelto per vivere la loro intimità previlegiandola ai grandi palazzi del potere.

Lontana da Parigi Joséphine apprese della nascita del figlio di Napoleone che desiderava incontrare senza pregiudizio poiché Napoleone era stato un buon padre per suoi figli, Hortense ed Eugène de Beauharnais, a quest’ultimo Napoleone volle bene come ad un figlio arrivando ad adottarlo.

Eugéne fu persona riservata, seria e fedele tanto che Napoleone , dopo l’incoronazione avvenuta al duomo di Milano il 26 maggio1805 a Re d’Italia con la corona ferrea, lo nominò vice re d’Italia. Il 14 gennaio 1806 Eugène sposò la principessa Augusta di Baviera, fu un matrimonio nacquero sette figli i cui discendenti ancora oggi si ritrovano in tutte le monarchie europee.

Joséphine morì a Parigi al Castello Malmaison il 29 maggio del 1814 mentre Napoleone era esiliato all’isola d’Elba. Appresa la notizia Bonaparte rimase per alcuni giorni nel più assoluto e riservato silenzio. A Sant’Elena le ultime parole di Napoleone prima di esalare il suo ultimo respiro furono: "La Francia, l’esercito, il capo dell’esercito, Joséphine

Il destino volle che Joséphine, abbandonata da Napoleone per non avergli potuto dare il tanto desiderato erede, fosse colei che le avrebbe dato l’unico vero successore a Bonaparte vista la prematura dipartita di Napoleone II nel 1832. Grazie alla figlia di Joséphine Ortensia, sposata con il re d’Olanda Luigi Bonaparte, fratello di Napoleone, la Francia ebbe il suo secondo imperatore Napoleone III che regnò dal 1852 al 1870.

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