Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera inviataci a proposito della pubblicazione di una immagine di una persona dedita all'accattonaggio completamente travisata dai vestiti, in pieno centro storico:
Doverosa premessa: non sappiamo chi sia questa persona vestita di scuro e personalmente non ho nessun interesse personale a saperlo, né con il presente scritto voglio contribuire alla sua causa o a redimerla; le mie sono solo considerazioni di carattere esclusivamente generale e non riguardano il caso particolare. Aldilà di chi sia, scriviamo due parole sui mendicanti. Non siamo nati ieri e non siamo ingenui, ci sono elemosinanti e elemosinanti e ci sono sempre stati anche prima del presunto "mondo al contrario"; in tutti i casi si parla di persone che faticano a vivere: per scelta? per salute? per necessità familiari? per costrizione? per depressione? per cultura? Dipende da caso a caso e magari non c'è solo un motivo.
Personalmente a differenza di molti che preferiscono "pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa" (cit. di Claudio Lolli) preferisco chiedermi sempre chi/cosa c'è dietro e il perché di certe situazioni, piuttosto che chi c'è sotto (il vestito) e fermarmi all'apparenza. Nessun "giustificazionismo" come è stato scritto, se certi comportamenti non sono leciti è giusto che intervengano le figure preposte per il rispetto della legge. Le dinamiche di tali comportamenti sono più o meno quasi sempre quelle che affondano le radici nel disagio sociale, inteso non come "professionismo dell'accattonaggio"ma piuttosto come "schiavitù dell'accattonaggio" e la cosa è ben diversa. In merito alla gradevolezza estetica dell'accattone, essendo spesso schiavo, non lo decide lui stesso come vestirsi, come non decide nemmeno il posto dove farlo.
Il decoro è innanzitutto una questione di carattere morale, prima che estetica: penso a certe mansioni pubbliche occupate da politici senza necessario senso del dovere e dignità; soprattutto quella è occupazione di suolo pubblico indecorosa, anche se lo è in giacca e cravatta e non disturba la vista. Un consiglio di lettura, ai lettori della Gazzetta: "La figlia del capitano" di A.S. Puškin.