“All'opera si conosce il maestro”. Recita così un detto che se è vero per ogni mestiere lo è ancora di più per il giornalismo. Una professione che non si può imparare sui libri, ma solo apprendere e affinare mettendosi all’opera sul campo. Lo sa bene Lorenzo Poliselli, uno dei più giovani “avventurieri” arrivato alle Gazzette poco più che adolescente guidato da due passioni, il giornalismo e lo sport, che, con dedizione e sacrificio, ha saputo far diventare il suo pane quotidiano ottenendo, proprio qualche settimana fa, un contratto con un’emittente televisiva sportiva di Milano.
Ci vogliono coraggio, determinazione e – perché no? – una buona dose di sfrontatezza per affermarsi come giornalista. Questo vale ancora di più quando a volersi far strada in questo settore è un ragazzo poco più che adolescente invischiato in tutta quella complessità di dinamiche che si confanno a quell’età: “ricordo ancora – racconta con affetto Poliselli – il momento in cui decisi che il giornalismo sarebbe stato la mia professione. Era una sera di agosto tra la seconda e la terza superiore. Una di quelle notti in cui, durante le vacanze estive, si stava svegli fino a tardi a guardare la tv. Incappai in un documentario in cui Federico Buffa approfondiva la storia di alcuni personaggi come Michael Jordan e pensai ‘voglio diventare così’. In pochi minuti avevo passato in rassegna e contattato tutti i quotidiani locali per propormi per una collaborazione. La mattina successiva, alle 11, mi squillò il telefono. Mezzo addormentato, risposi alla chiamata e dall’altra parte una voce allibita: ‘ma sono le 11, ancora stai dormendo?!’. È stata questa la prima volta in cui ho parlato con Aldo Grandi. Era stata da poco avviata l’edizione viareggina delle Gazzette e il direttore era impegnato nel costruire una squadra. Dopo i convenevoli, senza avere nemmeno il tempo di accorgermene, mi aveva affidato la cura dello sport: ‘Hockey, calcio, basket. Se vuoi da domani li segui tutti tu!’”. Così, di sicuro, Lorenzo non ha più “dormito”. Da quel momento, infatti, Poliselli è stato parte attiva della redazione interfacciandosi molto presto con un mondo del lavoro complesso e che richiede molto controllo. Indipendentemente dall’età, infatti, quando si arriva in redazione il direttore offre a tutti la possibilità di esprimersi in contesti in cui altre testate richiederebbero mesi o anni di collaborazione: “a 16 anni – spiega – mi sono ritrovato a dovermi esprimere e muovere in ambiti che richiedevano una maturità e una preparazione molto al di sopra di quella che potevo avere a quell’età. In certi momenti non è stato semplice, ma è stata la scuola migliore che potessi avere. Le Gazzette, infatti, sono state la palestra migliore al mondo perché il mestiere si fa e si impara davvero solo sul campo, con e tra le persone”.
Dopo due anni di collaborazione con il giornale e la vittoria di prendere il tesserino da giornalista ancora prima di avere la patente, Poliselli ha seguito la famiglia a Modena dove, con il bagaglio di esperienza acquisito a Viareggio, ha trovato la strada per affermarsi come comunicatore approdando alla televisione, da sempre la sua più grande ambizione. “Tutto quello che ho costruito e sto costruendo – sottolinea – lo devo sicuramente alla mia tenacia, ma anche ad Aldo che, per certi versi, nel bene e nel male, in questo percorso è stato come una figura paterna”. Arrivato a Modena, infatti, per qualche mese ha collaborato con Il Resto del Carlino ed è divenuto l’addetto stampa di una squadra di calcio a cinque, terza in serie A2, con la quale collabora ancora. È proprio da questa collaborazione che è derivata l’opportunità di lavorare in tv: per un anno e mezzo, fino al primo lockdown, ha condotto Futsal Time un programma in prima serata sul calcio a cinque per un’emittente regionale. “L’esperienza fatta a Modena – racconta – in cui ero la testa e le mani del programma, perché mi occupavo sia dei servizi che della conduzione, è stata fondamentale per farmi conoscere, imparare a tenere in mano un microfono, diventare abile nel saper porre la domanda giusta al momento giusto e affinare la capacità di raccontare in diretta quello che succede. Da qualche settimana, poi, l’approdo a Milano per lavorare per Eleven Sports, una pay tv che si occupa di sport di alto livello sia per la pallacanestro che per il calcio: “Fare giornalismo sportivo e farlo in tv per me è un sogno che si avvera: qualche anno fa, se mi avessero detto che sarei stato pagato per raccontare di basket e calcio non ci avrei mai creduto”.
È una grande soddisfazione per tutta la redazione vedere un giovane, alle prese con il suo sogno, iniziare a concretizzare quel futuro in cui ha sempre creduto e motivo di orgoglio il fatto che le radici di quel sogno siano state proprio le Gazzette. La predisposizione al mestiere è sicuramente fondamentale, ma la voglia di mettersi alla prova, sbagliare, imparare, crescere, migliorare, essere sfrontati, aver paura ma buttarsi lo stesso è quello che fa davvero la differenza e Lorenzo ha saputo e – lo crediamo fermamente – saprà fare la differenza.