Maria Teresa Ruta è una conduttrice, una giornalista sportiva e un personaggio televisivo che ha colpito sia per la sua professionalità sia per la sua simpatia, la prima donna a intervistare Diego Armando Maradona.
Maria Teresa Ruta si racconta in questa intervista a La Gazzetta: un rimpianto, tante soddisfazioni, il ricordo di Maradona.
Lei è stata la prima giornalista italiana a intervistare Diego Armando Maradona nel lontano 1986. Che ricordo ne ha?
Intervistare Diego Armando Maradona è stata una scommessa, sono partita per Napoli quando lui doveva inaugurare il campo di calcio del suo compagno Bruscolotti. Mi sono vestita da raccattapalle con una bella tuta del Napoli e mi sono intrufolata nello stadio e ad un certo punto mi sono avvicinata e ho tirato fuori un'arancia per farlo palleggiare con arance e limoni. A quel punto tutti i fotografi si sono fiondati e l'hanno fotografato con me. Il giorno dopo ero sulla Gazzetta dello Sport con la mia bella intervista a Diego. Da lì è nata una bellissima amicizia. Abbiamo, addirittura, lavorato insieme, condotto un programma a Napoli a Canale 34. Ci siamo sempre tanto divertiti, finché lui è stato in Italia poi ci siamo ovviamente persi di vista. Una persona molto generosa, forse troppo!
Parliamo di politica: se dovesse rivolgersi alla presidente Meloni, quali sarebbero le sue priorità?
Le priorità di un governo in Italia restano pressappoco le stesse da anni. Secondo me le principali sono: la sicurezza, la salute e la formazione scolastica! Meloni ha parlato di meritocrazia nel suo programma e, quindi, credo che questa sia la strada vincente. Premiare gli studenti e gli insegnanti e le scuole meritevoli, premiare la ricerca scientifica evitando che importanti cervelli vadano all'estero. Premiare il grande sforzo delle forze dell'ordine aumentando il loro numero e se possibile anche lo stipendio, perché, in fondo, fanno un lavoro veramente molto importante.
Lei ha viaggiato in tutto il mondo, per volontariato e per conoscere nuove etnie. L'esperienza che maggiormente ha colpito il suo cuore?
Ogni volta che viaggio e mi trovo in una comunità per bambini orfani, per donne vittime di violenza o per persone che vengono perseguite per la loro etnia, mi commuovo. Trovo che si possano fare con poco, cose veramente magnifiche. Il ricordo più vivo, però, è di quando sono andata in Brasile a conoscere le due bambine che avevamo adottato a distanza consentendogli, così, di andare a scuola. Arrivati sul posto una terza bambina mi è corsa incontro e ha cominciato a picchiarmi. Ho chiesto a Don Bruno e a suor Maria Concetta come mai questa bambina si comportava così. Abbiamo scoperto che era gelosa del fatto che era stata scelta la sorella maggiore, in quanto la famiglia aveva stabilito così. Lei, però, si sentiva molto più brava, più pronta e intelligente e avrebbe voluto che quel privilegio fosse suo. Ovviamente, da quel momento anche lei ha potuto frequentare la scuola grazie a noi.
Parliamo di lotta contro la mafia: l'arresto di Matteo Messina Denaro e della sorella?
Come dicevo prima, nel nostro paese c'è un forte bisogno di giustizia e, soprattutto, di sveltirne la burocrazia e imporre la certezza della pena. Ovviamente la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata sono sempre una priorità italiana, ma la crescente microcriminalità e il fatto di non poter controllare tutto il territorio rappresentano una emergenza assoluta. La difficoltà nel rimpatriare le persone che hanno commesso gravi reati, non ultimo il grosso problema del sovraffollamento delle carceri, fa sì che il sentimento che pervade la gente comune sia quello della paura che molti crimini restino impuniti. Così, sono sempre di più le persone che, per un motivo o per l'altro, pensano che avere un'arma in casa sia d'aiuto, ma purtroppo questo non fa che complicare la situazione.
Il suo più grande rimpianto?
Il mio più grande rimpianto è sicuramente non aver fatto più figli, mi sembra però che mi siano venuti benissimo. Gianamedeo e Guenda sono due stelle stupende. Il mio fidanzato Roberto è padre di Manuel, un bravissimo ragazzo. in due abbiamo tre figli straordinari. Rimane il rimpianto di non aver figli assieme.
Una cosa mai detta che vorrebbe raccontarci in esclusiva?
Vorrei aggiungere una cosa molto importante. Durante la mia partecipazione a Pechino Express abbiamo regalato cinque macchine da cucire in Tanzania per dare la possibilità ad una piccola comunità di donne di lavorare e realizzare dei vestiti per bambini così da poter mantenere un asilo. Sono tornata dopo due anni per far vedere a Roberto i luoghi che avevamo percorso in Tanzania e l'anno scorso sono tornata in Marocco proprio per ringraziare le tantissime persone che mi hanno sostenuto. Ecco, ho trovato gente veramente straordinaria. E in quell'occasione abbiamo portato in Tanzania, Roberto ed io, altre dodici macchine da cucire. Il tutto in un'altra realtà sempre di donne che così avranno la possibilità di lavorare. Ho, poi, voluto vedere che cosa avevano realizzato le signore di Pechino Espress a cui abbiamo regalato le macchine da cucire. Avevano fatto dei vestiti bellissimi, l'asilo si era ingrandito, i bambini da 21 erano diventati più di cinquanta. Mi rendo conto che abbiamo fatto delle cose stupende e commoventi.