Non ci sarà pace in Europa negli anni futuri se non sotto un solo capo. Un imperatore che avrà i re per funzionari e ufficiali, che distribuirà, regni ai suoi luogotenenti
Napoleone
Parigi, 2 dicembre 1804. Nella cattedrale di Notre-Dame, davanti a 12000 invitati, Napoleone Bonaparte, assieme alla moglie Marie Josèphe Rose Tascher de La Pagerie, conosciuta comunemente come Joséphine di Beauharnais, fu consacrato, alla presenza del papa Pio VII Chiaramonti, imperatore dei francesi.
La cerimonia, per volere dello stesso sovrano, riprese la tradizione dell’antico rito del Sacre con cui i sovrani francesi venivano da secoli solennemente consacrati, nella cornice della cattedrale di Notre-Dame di Reims, trasfigurando nella dimensione divina il potere temporale assunto per via dinastica.
Napoleone volle inserirsi nella lunga tradizione regale europea richiamandosi al re dei Franchi, poi imperatore, Carlo Magno, verso il quale sin dalla giovinezza ebbe grande ammirazione. Al rito tradizionale Bonaparte volutamente apportò alcune variazioni, per distanziarsi dalla scomoda memoria dei sovrani della famiglia Borbone. Innanzitutto, fu scelta la cattedrale di Notre-Dame a Parigi, capace di contenere un numero più̀ ampio di invitati rispetto a quella di Reims, e fu richiesta la presenza del pontefice, il cui ruolo di consacrante tradizionalmente era rivestito dall’arcivescovo di Reims.
I preparativi per la cerimonia iniziarono immediatamente all’indomani del senatoconsulto di nomina imperiale del 18 maggio 1804. Per circa sei mesi muratori, artigiani, ebanisti, sarti, ricamatrici, gioiellieri lavorarono alacremente perché́ tutto fosse all’altezza della magnificenza richiesta da Napoleone. Nell’occasione furono realizzati alcuni lavori di demolizione, attorno alla cattedrale parigina, affinché́ vi fossero idonei spazi per accogliere il corteo imperiale e pontificio; fu progettata la carrozza da cerimonia, coperta di lamina d’oro, rivestita con tappezzerie bianche e verdi ricamate con il monogramma napoleonico, portante all’esterno quattro aquile intagliate, simbolo del potere imperiale, a sostegno di una corona; furono cesellate le corone imperiali, due per Napoleone – una ghirlanda di alloro in oro ed una copia della corona di Carlo Magno, andata distrutta durante la rivoluzione francese – e una per l’imperatrice Joséphine; furono ricamati ex novo tutti gli abiti da cerimonia dei sovrani, della famiglia imperiale e di tutti gli alti dignitari nel rispetto di precise indicazioni dello stesso Napoleone, poi ufficialmente codificate nel 1805 con il Cérémonial de L’Empire français. Louis-Philippe de Ségur, il Gran Maestro di Cerimonie, e A. L. de Rémusat, il Primo Ciambellano, avevano organizzato le grandiose feste. Gli architetti Charles Percier e Pierre-François-Léonard Fontaine avevano progettato le decorazioni e il pittore Jean Baptiste Isabey i costumi.
La mattina del 2 dicembre il corteo imperiale, partito dal palazzo delle Tuileries, scortato da Gioacchino Murat, governatore di Parigi, quattro squadroni di carabinieri, i corazzieri, i cacciatori a cavallo della guardia, uno squadrone di mamelucchi, gli araldi a cavallo, attraversò Parigi, acclamato dalla folla, sino a raggiungere il palazzo arcivescovile. Tra il suono maestoso delle campane della cattedrale, Napoleone, ancora come primo console, entrò a capo scoperto, in forma solenne nella stupenda sala sacra del monumento gotico dei francesi, dove fu accolto dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale Jean Baptiste de Belloy. Il culmine della cerimonia, durata quattro ore, ebbe come suo momento grandioso l’autoincoronazione di Napoleone con la “corona” di Carlo Magno ed il successivo giuramento del sovrano nei confronti del popolo francese di cui si faceva difensore. «Giuro di governare solo per l’interesse, il benessere e la gloria del popolo francese»
Dalle memorie di Louis Constant Wairy, premier valet de chambre de l’empereur, sappiamo che « Sua Maestà non volle che il Papa gli porgesse la corona, […] se la pose da se sul capo. Prese poi la corona destinata all’Imperatrice e dopo averla sollevata su di se per qualche istante , la posò sulla fronte della sua augusta sposa in ginocchio davanti a lui. Ella piangeva per l’emozione e alzandosi posò sull’Imperatore uno sguardo pieno di tenerezza e riconoscenza, l’Imperatore glielo restituì ma senza rinunciare alla gravità che era richiesta da una cosi grandiosa cerimonia […] i loro cuori si intesero»
Il momento della nascita dell’Impero di Napoleone è ben rappresentato nel dipinto ad olio su tela commissionato da Bonaparte al pittore Jacques-Louis David (Parigi, 1748 – 1825), nominato primo pittore di corte il 18 dicembre 1805. Considerate le imponenti dimensioni David si avvalse anche della collaborazione dell’allievo Georges Rouget e furono necessari tre anni per terminare il dipinto nel 1807. Il momento principale della rappresentazione del Sacre risulta l’attimo in cui Napoleone I, al centro del dipinto, incorona Josephine. Oggi possiamo ammirare questa importante ed originale opera di pittura celebrativa, ricca di teatralità, che introduce la corrente artistica del neoclassicismo in pittura, al museo del Louvre. Una copia è conservata alla Reggia di Versailles, nella salle du Sacre .
L’imperatore smesso l’abito regale dell’incoronazione calzò il suo bicorno e la sua redingote che diventarono leggendari insieme a lui.
Nonostante la sontuosità e la magnificenza della cerimonia, Napoleone fu sempre presente sul teatro di guerra in prima linea insieme al suo esercito senza mai dimenticare che la sua fortuna e la sua gloria si erano sempre giocate sui campi di battaglia.