Non è un Paese per giovani
E’ sotto gli occhi di tutti, e da molti osservatori è stata sottolineata, la patetica rappresentazione andata in
scena tra i Partiti ed in Parlamento in occasione della rielezione del Presidente Mattarella. Voglio però
riflettere in questa sede sull’età delle due cariche principali del nostro Paese e di riflesso sulla loro
rappresentatività di fronte alle giovani generazioni.
Alcuni dati:
1. l’età media dei Primi Ministri nei Paesi UE (più Norvegia e Gran Bretagna) è 54 anni
2. solo il Primo Ministro di Cipro, con i suoi 75 anni, è più anziano del nostro Draghi che di anni ne ha
74 quindi 20 più della media
3. l’età media dei Presidenti della Repubblica nei Paesi UE è 65 anni
4. solo il Presidente dell’Irlanda, con i suoi 81 anni (ma eletto nel 2011), è più anziano di Mattarella
che di anni ne ha 80 (ed è stato appena rieletto) quindi 15 in più della media
5. l’età media delle nostre due cariche principali, pari a 77 anni, supera di 18 anni la media UE
I Paesi europei, ma questo accade anche in una qualsiasi azienda privata italiana, riconoscono come propri
leader persone che sono nel pieno delle proprie energie e della propria vitalità e che sono pertanto in grado
di interpretare le nuove tendenze e di capire e rappresentare anche le aspirazioni, i progetti ed in generale
il mondo dei giovani per costruirne il futuro.
Per essere leader dell’azienda Italia invece è necessario avere oltre 70 anni o anche 80 con magari 87 a fine
mandato. Ed a quell’età, al di là dei buoni propositi e delle frasi di circostanza, i giovani costituiscono un
mondo lontano e ormai sconosciuto. Non dobbiamo pertanto stupirci dei seguenti risultati raggiunti dal
nostro Paese:
1. un livello di disoccupazione giovanile al 29,8% a settembre 2021 (solo la Spagna è peggio con il
30,6% mentre la media UE è il 15,9%)
2. un debito pubblico ormai fuori controllo che non potrà che ricadere sulle prossime generazioni
3. un sistema contributivo non in grado di garantire ai giovani un minimo livello di pensione,
considerando oltretutto l’instabilità occupazionale e il ritardato ingresso nel mondo del lavoro
4. un percorso formativo di basso livello, come ogni genitore verifica quotidianamente, frutto anche
dell’assenza di una qualsiasi verifica sulla preparazione dei docenti. La pandemia, con la DAD che ne
è seguita per oltre 2 anni, non ha fatto altro che certificarne il tracollo
5. un accanimento unico, negli anni della pandemia, contro gli istinti e le necessità primarie di un
giovane ovvero socializzare, praticare attività sportiva, divertirsi, vivere a pieno l’attività scolastica,
apprendere con le proprie esperienze. L’effetto: 1 giovane su 4 in depressione, ragazzi trattati come
untori, sospensione dell’attività fisica, “distanziamento sociale”, mascherina sempre
E dopo questo trattamento, ogni tanto qualcuno si chiede come mai i giovani non si sentono rappresentati
dalle Istituzioni, come mai non si sposano e fanno figli oppure come mai vanno all’Estero.
Sarà mica che con gli 80 anni del nostro “nuovo” Presidente abbiamo dimostrato ancora una volta, a
differenza di tutti gli altri Paesi del nostro Occidente, che questo è un Paese anziano, per anziani e che i
giovani non li vogliamo tra i piedi!?
Non è un Paese per giovani
Scritto da aldo grandi
lettere alla gazzetta
08 Febbraio 2022
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