Vito Francesco Paglia è figlio di Ciro Paglia, firma storica de Il Mattino e di Stefania Nardini, scrittrice e giornalista. Giornalista, con pluriennale esperienza, in vari programmi televisivi. Attualmente è noto al grande pubblico come inviato di Mediaset per "Pomeriggio Cinque", condotto da Barbara D'Urso.
Lei è figlio di Ciro Paglia, storica firma del quotidiano napoletano Il Mattino, che osò sfidare il boss Raffaele Cutolo, ex padrino della Nuova Camorra Organizzata. Il suo ricordo?
Mio padre è sempre stato un uomo di grande spessore, sia dal punto di vista culturale che umano. Ha avuto un ruolo chiave nella mia crescita ed assieme a mia madre è stato molto spesso mia fonte di ispirazione. Meno invece i ricordi del padre giornalista, soprattutto per gli anni di Cutolo e della Nco (Nuova camorra organizzata) per un fattore puramente anagrafico. Ho vissuto, però, gli strascichi delle inchieste fatte dai miei genitori. Mia madre, Stefania Nardini, anche lei collega, oggi scrittrice, fu minacciata come anche altri suoi colleghi dal boss dei Casalesi "Sandokan".
Quali sono le migliori qualità che deve avere un giornalista?
Sicuramente sensibilità e curiosità. Il fiuto per la notizia a volte non basta. In molti casi bisogna calarsi nella psiche delle persone, delle vittime e, addirittura, anche dei criminali.
Lei sta seguendo la storia di Trevignano per Mediaset, alcuni titoli di giornale ipotizzano: "Gisella Cardia, è scappata con 123 mila euro", una sua opinione?
Non ho avuto modo di conoscere Gisella Cardia alias di Maria Giuseppa Scarpulla, ma in compenso ho conosciuto molte persone a lei vicine del gruppo di preghiera. Non posso giudicare se il "fenomeno Gisella" sia vero o frutto di una sorta di "raggiro". Quel che è certo è che tutti coloro che credono in lei sono mossi da una grande fede e sarebbero pronti a testimoniare in qualsiasi sede la bontà della presunta mistica. Non mi risulta, però, che sia fuggita all'estero con un presunto bottino, ma la questione non si risolverà finché le indagini civili e religiose non verranno completate.
Bufera sull'eredità di Diego Armando Maradona, specialmente contro l'amministratore. Cosa sta succedendo?
Era tutto prevedibile. È triste, a quasi tre anni dalla morte del Pibe de Oro, che invece di pensare a ricordare il campione si debba solo parlare di questioni ereditarie. Il patrimonio di Diego ammonta a circa 500 milioni di euro ed una lotta tra gli eredi era l'ultima cosa che chi ha amato il giocatore vorrebbe vedere. L'avvocato di uno dei figli, Diego Fernando, ha fatto un esposto per la revoca dell'amministratore Baglietto accusato di aver fatto gli interessi solo delle figlie Dalma e Gianina. Trovo che, come sempre, dove entrano i soldi, purtroppo, tutto si rovini.
Alcuni esperti di politica estera affermano che "il terrorismo islamico è un fenomeno criminale particolare". Lei è laureato in lingua, cultura e civilizzazione araba. Cosa ne pensa?
L'Islam non è terrorismo. Anzi, una buona parte della comunità musulmana condanna da sempre i criminali che vestono una casacca di comodo facendola passare come espressione univoca di una religione che ha enormi similitudini con la nostra. Generalizzare sarebbe come accusare un cattolico per l'Inquisizione o le crociate, entrambe non erano la manifestazione della fede bensì una distorta interpretazione radicale di stragi strumentalizzate.
La tragedia della Costa Concordia costituisce uno dei più gravi incidenti marittimi della storia italiana. Per lavoro si è occupato anche di questo dramma?
Quella della Costa Concordia è stata una delle esperienze più complesse da affrontare. La giustizia ha fatto il suo corso condannando i colpevoli eppure non tutti sono ad oggi convinti che le responsabilità del comandante non andassero ripartite su più livelli. L'assurdità degli "inchini", ordini e contrordini non rispettati in fase emergenziale a pochi minuti dall'impatto. L'atteggiamento di alcuni membri dell'equipaggio andrebbe analizzato tanto quanto quella fuga dalla nave di Schettino o quel "Salga a bordo c..." pronunciato in una conversazione registrata dall'allora ammiraglio De Falco.
Lei ha affermato che la sua svolta professionale è avvenuta nel 2017 con l'approdo a Mediaset". Perché?
Ho iniziato a lavorare in televisione nel 2008 per il programma di Rai3 "Chi l'ha visto?", ero giovanissimo ed è stata un'ottima scuola. Da allora ho avuto la possibilità di collaborare con programmi come "La vita in diretta", "Storie italiane", "Unomattina". Probabilmente il mio arrivo a Mediaset ha coinciso anche con il raggiungimento di una maturità professionale che avevo consolidato nel tempo. Lavorare per l'azienda di Cologno Monzese mi ha offerto la possibilità di avere una visione dell'informazione diversa. Il che non significa rinnegare la storia e la professionalità della Rai, ma cogliere la differenza di strategie. Il che fa sempre parte di un arricchimento a livello di esperienza.
Il suo rapporto e giudizio con e sulla conduttrice Barbara D'Urso?
Una grande professionista che dedica buona parte delle sue energie al lavoro. Una stacanovista che però riesce, con ironia e sensibilità, a non essere mai eccessiva. Sa di non essere sola nelle dirette quotidiane poiché ad affiancarla c'è un'ottima redazione di giornalisti ed il lavoro di noi inviati. C'è grande stima anche dal punto di vista personale dopo aver condiviso molte stagioni assieme.